Capitolo 25

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Horace Lumacorno accolse la notizia del matrimonio di Severus ed Evaline come se alla base della loro unione ci fosse stata una volontà tutta sua.

«Entrambi parte del mio circolo speciale.» Disse dopo cena, una volta raggiunta l'ala del castello dedicata agli insegnanti. «Talentuosi, tra i migliori studenti che io abbia mai avuto.» Riservò uno sguardo prolungato ad un freddo e distaccato Severus, che si limitò a sorbirsi passivamente le sue chiacchiere senza mai battere ciglio. Neppure quando il professore sferrò ad entrambi una pugnalata, niente affatto consapevole del dolore inflitto ad entrambi, chi per una ragione, chi per un'altra.

«Mi ricordi un po' Lily, sai? La stessa gentilezza. Ah, benedetta ragazza.» Lumacorno sorseggiò il bicchiere di vino che gli insegnanti avevano portato nell'aula, per un brindisi di inizio anno. «Mi faceva tanto ridere. Sarebbe stata contenta di vederti accasato, lei era tua amica, no?» Un'occhiata rapida a Severus, che non ebbe il tempo di rispondere, perché la professoressa Sprout richiamò l'attenzione del nuovo professore di pozioni, costringendolo ad allontanarsi per raccontare chissà quale aneddoto. Evaline era rimasta immobile, pietrificata al fianco di Severus, il quale non fece nulla per alleviare il suo disagio. La donna passò in rassegna tutte le volte in cui Lily si era trovata nella sua stessa stanza e non riuscì a ricordare niente che non fosse uno sguardo distratto, una battuta a cui tutti avevano riso, eccetto lei che, vittima del maleficio, riusciva a lasciarsi trasportare assai difficilmente. Non aveva idea di quale fosse la voce di Lily, ma immaginò fosse bella come lo era lei, speciale come la donna che lei non sarebbe mai stata. Guardò gli insegnanti parlare tra loro, immobile al fianco del marito che al momento aveva mente e cuore rivolti ad una donna che non era lei. Sentì le viscere contorcersi e un'ondata di nausea la costrinse a portare la mano alla bocca. Che fosse un malessere dovuto alla gravidanza o meno, Evaline non cercò alcuna risposta, limitandosi ad andarsene e lasciarsi l'aula alle spalle, avvertendo il peso dello sguardo di Severus su di sé. Non le importò che capisse o meno, corse fino al primo bagno disponibile ed entrò, trincerandosi lì finché non ebbe finito di vomitare tutta la cena e tutto il dispiacere.

Trascorse molto, troppo tempo, quando si decise ad inoltrarsi per i corridoi deserti alla volta delle sue stanze. Si trovava solo ad un piano di distanza, quando un movimento a ridosso delle pareti la costrinse a voltarsi e puntare la bacchetta alla sua destra, illuminando la pallida figura di Draco Malfoy.

«Draco, caro.» Vide il volto smagrito del ragazzo, immobile con lo sguardo ostile e l'aria di chi sa di essere stato colto sul fatto. Lei abbassò la bacchetta e si tese verso di lui, la mano protesa a sfiorargli una guancia. «Che succede? Cosa ci fai fuori dal tuo dormitorio, è tardi.» Non gli avrebbe tolto un solo punto e, consapevole della propria parzialità, si sentì in colpa. Se non avesse parlato con Narcissa, forse non sarebbe stata così morbida.

«Mi punisca in fretta, devo tornare nel sotterraneo di Serpeverde.»

Da lui non aveva mai ricevuto un trattamento tanto ruvido, ma comprese ogni traccia del risentimento che il ragazzo aveva addosso. Quante giustizie aveva subito senza esserne consapevole, povero Draco.

«Nessuna punizione, Draco. Non oggi.» Ammorbidì l'espressione in un sorriso materno, gentile, che produsse nell'altro un po' dell'effetto che gli aveva sempre fatto in passato. «Vuoi dirmi cosa ci fai sveglio a quest'ora?»

«No.»

«Posso aiutarti.»

«Dite tutti così. Cos'è, è stato suo marito a dirglielo?»

«No.» Sospirò. «Mi basta guardarti in volto per capire che non stai bene. Sei preoccupato, Draco, lo capisco.»

«Mio padre è ad Azkaban, come diamine può capire come mi sento?»

EvalineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora