Capitolo 29

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Tonks era tra gli auror che il Ministero aveva mandato in difesa di Hogwarts e, soprattutto, Harry. Riusciva ad incontrarla quando si concedeva di passeggiare all'esterno della scuola, in modo da godersi gli sporadici raggi di sole della fine di quell'inverno particolarmente rigido. Severus non voleva saperne di dirle nulla su Draco o i progetti del Signore Oscuro e, di conseguenza, l'apprensione al pensiero di Ewan l'assaliva con maggiore frequenza. Una parte di sé temeva ci fosse anche lui dietro l'omicidio di Augustus, altro dettaglio di cui Severus non la mise al corrente, trincerandosi nei suoi silenzi cocciuti ogni volta che prendeva l'argomento anche solo alla lontana. Della famiglia di Augustus seppe solo che si erano trasferiti in Francia, genitori compresi, in modo da tenere le due bambine al sicuro. Si trovò a leggere una missiva di Aline proprio lì, a ridosso del campo di Quidditch, dove gli studenti si stavano allenando senza pensare ad altro se non alla vittoria della squadra. Invidiò la loro leggerezza, osservando con una punta di rammarico le scope sfrecciare per il campo.

«Giocavo, sai?» Tonks si sedette al suo fianco, gli anfibi puntati sull'erba in una posa sgraziata. «Non ero brava, mi mancava la spinta agonistica che avevano gli altri.» Le rivolse un sorriso sghembo, i capelli grigio topo tirati indietro da un paio di occhiali da sole a forma di cuore dalle lenti rosa. «Non sembri una a cui importa il quidditch.»

«No, infatti.» Sospirò un sorriso alla volta della pluffa che veniva passata. «Non andavo neppure alle partite. Storia lunga, per fartela breve non ero interessata ad altro se non allo studio.»

«Oh, sembrano requisiti da Corvonero.»

«Non è vero.» Obiettò lei, una punta di rimprovero negli occhi. «Tassofrasso accoglie studenti volenterosi, grandi lavoratori. Non è solo Corvonero ad avere il monopolio dei secchioni.»

Tonks ridacchiò, per la prima volta tanto sollevata che i capelli le si tinsero di un vaghissimo rosa pallido. «Io ne sono un esempio. Non mi sono mai ammazzata di studio, sono...un talento nato.» Raddrizzò le spalle e assunse una postura più dignitosa, in modo da enfatizzare il tutto. «Mio padre è stato smistato in Tassofrasso, mia madre in Serpeverde. Che strana accoppiata, non trovi?»

Evaline le sorrise, ma anziché risponderle, la guardò con aria eloquente finché l'altra non si diede uno schiaffetto sulla fronte. «Piton è Serpeverde, sì! Mi ero dimenticata.» Un'occhiata al pancione di Evaline la fece ammorbidire, tanto che per un po' rimase in silenzio, rilassata e tranquilla al suo fianco. «Ti immagini come sarà?»

«A volte.» Ammise. «Io vorrei che somigliasse a lui, in tutto. Severus preferirebbe il contrario.» Non badò alla faccia di Tonks, un libro aperto su cui lesse la stessa opinione di Severus. «In ogni caso, andrà comunque bene. Sarà molto amato.»

«Oppure amata.»

«Sì, certo.» Sorrise, lo sguardo lontano. «Un giorno verrà ad Hogwarts, prenderà posto sullo sgabello e finirà in una delle casate.»

Rimasero a contemplare per un po' quel futuro ipotetico in cui tutto sarà bello e tranquillo, sereno, come i loro volti in quel momento. Tonks, però, man mano che l'altra parlava divenne più grigia, spenta. Evaline se ne accorse e, con tatto, tornò a cercarla con sguardo pieno di attesa. Non osò parlare prima che lo facesse l'altra.

«Vedrò Remus, domani.»

«Sii schietta.» Le suggerì. «Non aspettare passivamente che lui si renda conto dell'errore che sta commettendo, non permettergli di sprecare il tempo che avete a disposizione. Io e Severus abbiamo gettato anni in cui potevamo essere felici, anche solo sereni, anni che non torneranno.»

Tonks si lasciò rinvigorire dalle sue parole, tanto che tornò a sorriderle, grata. «Sarò insistente, non preoccuparti. Non ho un briciolo della tua carineria, non mi farò problemi a mollargli uno schiantesimo.»

EvalineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora