Capitolo 26

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Peevs aveva fatto meno danni del previsto, perché in pochi si erano concessi del succo di zucca, considerato troppo infantile per gli standard da ragazzi pronti a lasciare la scuola. Il giorno dopo sarebbero tutti partiti per le vacanze di Natale e per la prima volta Evaline lo avrebbe trascorso con la sua famiglia. Moody, adesso in pensione, le aveva proposto di accompagnare lei ed Ewan a Villa Rosier, nella speranza che, forse, lei prendesse familiarità con quel luogo austero e pretenzioso.

Non aveva avuto modo di salutare Piton, né ci aveva provato granché, però, limitandosi a sguardi furtivi nella sua direzione quando le passava vicino o stava seduto al tavolo degli insegnanti. Non era un professore benvoluto, Evaline aveva spesso sentito i pareri dei compagni, opinioni che trasudavano disprezzo e in alcuni casi perfino odio. L'hanno definito crudele, odioso, ripugnante, viscido avvoltoio, serpe maledetta, appellativi che la facevano arrossire e tanti altri ancora. Conscia della ripugnanza che suscitava in molti, lei era irrimediabilmente ammaliata dagli occhi neri, dalle mani bianche, dal tono della sua voce. Ricordava ogni istante in cui la sua durezza aveva vacillato: erano stati pochissimi istanti, ma preziose memorie scolpite nella sua mente.

Il Natale alla villa venne organizzato da Tulip, indaffarata ed efficiente, felice di avere nuovamente qualcuno da servire.

«Padroncina Evaline e padron Ewan possono sempre contare su Tulip.» Aveva squittito loro quando Evaline l'ebbe convocata nella sala da pranzo, dove un tavolo ricco e sontuoso era stato apparecchiato per i due fratelli e l'ex auror. «Tulip non sa cosa i signorini amano mangiare, così ha preparato tutto quello che le è venuto in mente. Spero vada bene.»

Andava più che bene. Non sarebbero stati in grado di mangiare tutto il tacchino ripieno, né l'arrosto con patate o la composta di mele da accompagnare al pasticcio di maiale glassato. Patate dolci e verdure al forno riempivano due larghi vassoi, mentre da una parte spiccavano i dolci a base di frutta e quelli a base di crema, delizie che Ewan accolse con gioia. Il gemello di Evaline non era a suo agio a tavola, arraffava i bocconi e si muoveva con curiosità sotto gli sguardi dei ritratti. Lo stile d'arredamento era barocco, con l'oro delle rifiniture che spiccava in modo prepotente, l'atmosfera preziosa era però piena di luce, complici le ampie finestre e i colori chiari scelti per la tappezzeria. L'azzurro del jobberknoll spiccava nei tappeti e nelle tende, la carta da parati era bianco panna, in alcuni punti rovinato dall'umidità di una casa che non veniva vissuta da anni. Tulip aveva fatto del suo meglio, però, rinnovando le stanze da letto in modo che Evaline le trovasse impersonali, prive dell'impronta dei precedenti proprietari. Negli armadi c'erano ancora dei vestiti della madre, lei li toccava con venerazione, incapace di accostare al volto dolce dei suoi ricordi tutto ciò che di malvagio le era stato inferto.

Trascorse con Ewan tutto il tempo che fu concesso ad entrambi. Il ragazzo restava a distanza, sbirciando con la coda dell'occhio i movimenti della sorella, senza mai sfiorarla. Restio al contatto fisico, il gemello mostrava picchi di consapevolezza in quegli sguardi furtivi, ostinato in un silenzio che non era mai andato oltre il saluto di quel giorno lontano. Sul punto di lasciarsi casa alle spalle, Ewan si lanciò su Tulip in uno slancio che allarmò sia Moody che Evaline, ma che si risolse in un bacio scoccato sulla testa dell'elfa domestica, dove una zazzera di capelli color topo parvero drizzarsi dall'emozione.

Tornata ad Hogwarts dopo quel dolce pranzo, Evaline trascorse a studiare il resto del tempo libero rimasto prima del ritorno dei compagni. Piton aveva ragione, era diventata meno diligente e più incline alle distrazioni, con questa consapevolezza decise di approfittare dell'assenza dei compagni per portarsi avanti con i compiti e le lezioni. Si rintanò spesso in biblioteca, seduta in quello stesso tavolo posto in fondo, tra le librerie, un giaciglio che non aveva mai voluto condividere con le tre compagne di studio. Era strano trovarsi seduta a quel posto che aveva occupato tante volte da ragazzina, lo sguardo rivolto alla sedia vuota su cui un tempo uno studente di serpeverde aveva condiviso una parte di sé con lei.

EvalineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora