La prima pozione riuscì a versarla fuori dalla finestra della camera da letto, approfittando di un momento di distrazione da parte di Severus. Per la seconda dovette ingegnarsi, perché l'uomo tendeva a guardarla di sfuggita, quasi a volerla sorprendere nell'atto di gettarla via. Era solo un'impressione, perché era costantemente sovrappensiero, spesso perso al punto da non rendersi conto dello sguardo apprensivo di Evaline, la quale aveva ormai compreso che c'era qualcosa che l'uomo non le aveva detto.
Cosa?
L'inizio della scuola era alle porte, ancora non si era trovato un sostituto per il posto lasciato vacante da Severus, e lei stava rimandando la questione che più le stava a cuore.
Venne sorpresa da un messaggio di Narcissa, che la contattò per chiederle di vedersi. Non a Villa Malfoy, però, bensì a casa sua. Le avrebbe spiegato di persona.
«Cosa mai potrà essere?» Aveva chiesto a Severus mentre attendeva che l'uomo uscisse di casa, quel pomeriggio, per tornare a Spinner's End dove aveva confinato Pettegrew.
«Credo di saperlo.» Fece lui, lo sguardo distante, come spesso accadeva in quel periodo. «Te lo spiegherà lei. Non ti piacerà.» Sentenziò poi, gli occhi che tornarono a cercarla. «Avrei dovuto parlartene.» Si concesse di sfiorarle la guancia, per poi ritrarre la mano e farsi più risoluto. «Se non sarà lei a farlo, te lo dirò io stasera.»
Non ce ne fu bisogno. Dopo che lui fu andato, trascorsero pochi minuti e il volto di Narcissa comparve tra le fiamme. Era pallida, sembrava aver perso ulteriore peso, ma fu lei a far riferimento a quello di Evaline, che salutò con un rapido abbraccio e poche parole: «Sei ingrassata.»
Non parlarono per un bel po'. Evaline l'invitò a camminare in giardino, tra i fiori che Narcissa tanto amava, sperando che trovasse la forza di parlare. Quando lo fece, però, non rispose a nessuno dei suoi dubbi.
«Sei diversa.» Fu l'ennesimo commento. Le lanciava occhiate furtive, colpevoli.
«Sono ingrassata, sì.» Sospirò Evaline, esattamente come faceva tutte le volte che la donna analizzava il suo corpo come se potesse eliminare le curve più abbondanti con un semplice sguardo. «Sono anche incinta, però.»
Narcissa smise di camminare, occhi emozionati scalfirono la compostezza della sua figura. «Ne sei felice?» Una domanda schietta, forse un pelino drammatica, ma era palese che Narcissa provasse apprensione nei suoi riguardi. Lo dimostrava a modo suo.
«Vorrei.» Si fermarono in prossimità del labirinto, dove Evaline decise di sedersi, usando una delle panchine di pietra poste ai lati delle siepi. «Non l'ho ancora detto a Severus.» Confidarsi con lei era incredibilmente facile, forse perché si sentiva in debito, come se volesse bilanciare il loro rapporto concedendole delle confessioni. «Non vuole figli, per il momento.» Sottolineò quel "per il momento" in modo lapidario, lasciando intendere di non voler approfondire. Narcissa, a quel punto, reagì in modo del tutto inaspettato.
«Oh, è colpa mia.» Sussurrò, il volto subito nascosto dalle mani. Non piangeva, ma la voce era un lamento strozzato dalla voce che tentava di uscire. «Evaline, è colpa mia.»
«Come potrebbe essere colpa tua, Cissy?» Provò a consolarla, ma la donna si scostò da lei, provando a spiegarsi. Le ci vollero dirsi istanti, ma alla fine mise insieme tutto il coraggio rimasto e le rivelò del Voto Infrangibile, del volere del Signore Oscuro, della sicurezza di Draco. Evaline era senza parole, agghiacciata dalle prospettive che si aprivano davanti al marito. Presagi di morte, l'ennesimo tormentoso fardello che era costretto a portare sulle proprie spalle.
«Non sapevo che altro fare.» Le rivelò, angosciata. «Draco è tutto ciò che mi rimane, l'unico lascito di Sirius, l'unico...oh, ti prego, conosco il peso di ciò che gli ho chiesto. Ma capira, Eva, capirai quando sarai anche tu madre.»
«Io...» Aveva il cuore spezzato, l'idea che Narcissa avesse dato quell'ennesimo peso a Severus l'inorridiva, ma allo stesso tempo era consapevole di quanto l'altra tenesse al figlio. «Capisco già ora. Davvero, lo capisco.» Eppure, non fu in grado di dire altro.
«Non...» Narcissa si torturò le dita tra loro, lo sguardo carico d'affetto e tormento. «...non rinunciare al bambino. Non rinunciare a nulla. Qualsiasi cosa accada, non farlo. Io senza Draco sarei persa, senza il mio adorato, perfetto, meraviglioso ragazzo...»
«Troverò il coraggio di parlarne con Severus.»
«Lo farai? Ti prego, se dovessi aver bisogno di aiuto, di consiglio, io-»
«Lo so.» Le sorrise. «Lo so, Cissy. Adesso calmati, andrà tutto bene.»
Ma con Severus non toccò l'argomento ancora per molto, troppo tempo.
Quella sera stessa, accolto dopo le ore trascorse separate, lesse nello sguardo che le dedicò una miriade di non detti che lo avevano stremato. Aveva il volto pallido, l'espressione tirata, si reggeva in piedi a stento.
Gli andò incontro e, ancora una volta, fu lei a sorreggere lui, a consolarlo, a dargli forza. «So del voto infrangibile.» Gli sussurrò all'orecchio, tenendosi stretta a lui. Aveva usato un tono basso, la voce dolce e rassicurante, una tenerezza che apparve solida in quel momento. Solida come poche altre cose al mondo. Lui le cinse le spalle e affondò il profilo contro il suo collo, respirando l'odore della sua pelle.
«Ci sono...tante cose che non sai, Eva. Questa è una.» La strinse ancora, quasi temesse di perderla in quell'istante. «Non posso rivelarti il resto. Non posso angosciarti per qualcosa che accadrà, ma almeno posso allontanarla finché posso. Voglio...»
Non continuò, la voce si spense e quel suo desiderio rimase inespresso.
La pozione venne gettata anche la settimana che seguì e quella dopo ancora, finché non giunse l'inizio della scuola e la loro routine tornò a farsi in apparenza rassicurante, lieta. Come se ad Hogwarts ogni cosa potesse andare per il verso giusto, alla fine.
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Evaline
Hayran KurguNon importa quanto stretti fossero gli spazi vuoti del cuore di Severus, lei avrebbe trovato la sua piccola crepa dove scaldarsi, all'ombra del fantasma di una donna che lui non avrebbe mai dimenticato. Evaline Rosier ha il peso di un nome che non h...