Il cambiamento in lei avvenne in modo repentino e nella sala comune di Tassofrasso le illusioni di Evaline smisero di aleggiare tra gli studenti. Non ci furono più né farfalle né troll in tutù, mostriciattoli o fiori. Niente. In pochi si accorsero della dedizione crescente che Evaline dedicava ai libri di testo, la sua ricerca spasmodica di metodi di memorizzazione efficaci che la mettessero in pari nello studio. Era indietro, tremendamente indietro e il desiderio di primeggiare la divorava come un tarlo al punto da toglierle del tutto la fame. Si recava in Sala Grande per ultima, trangugiava quel tanto che le occorreva per restare in piedi e poi si rintanava in biblioteca o in sala comune. Non provava alcuna gioia nei tortini di zucca e cannella, la marmellata parve di colpo insapore e le giornate primaverili solo una mera distrazione per i perditempo. Da qualche parte dentro di sé Evaline si domandava perché le parole di Piton quel giorno parevano diventate tanto importanti per lei, ma quelle domande avevano il peso della punta di uno spillo che di tanto in tanto la pungolava. Nulla riusciva però a portarla via dai libri. Un mese trascorse e lei riuscì a recuperare il programma di incantesimi, trasfigurazione, pozioni e perfino storia della magia.
«Eva, ti ricordi la puffskein che hai disegnato per il mio compleanno? Ti andrebbe di...» Ma la voce di Susan si perse oltre le tende del letto a baldacchino che Evaline tirò per lasciar intendere di voler essere lasciata in pace. La compagna squittì scandalizzata, borbottando qualcosa che Evaline ignorò, ormai sorda alle distrazioni delle compagne.
«Lumos.» La luce della bacchetta di pero illuminò il suo giaciglio permettendole di studiare dagli appunti di trasfigurazione. Il giorno avrebbe sostenuto gli esami insieme a tutti gli altri e non poteva permettersi di dimenticare le formule che tanto faticosamente aveva imparato e compreso.
Prese il massimo. Tutti gli insegnanti furono piacevolmente sorpresi da quella ripresa improvvisa, la stessa McGonagall aveva notato i miglioramenti, tanto che si complimentò con lei davanti l'intera classe.
«Sono felice che tu abbia trovato un metodo di studio efficace, signorina Rosier. Adesso puoi goderti un po' di tregua.» L'aveva detto dopo aver notato il suo pallore e l'evidente dimagrimento, ma Evaline non aveva l'aria di aver colto le sue lodi. Annuì, un sorriso cortese abbastanza ampio da mettere in risalto la fossetta sulla guancia sinistra, ma privo di calore al punto che i suoi occhi rimasero freddi.
No, non avrebbe conosciuto tregua. Ottenere il massimo dei voti non era abbastanza, non era il risultato che aveva sperato di ottenere. Sapeva di dover recuperare al più presto i libri per il prossimo anno in modo da essere abbastanza preparata da concedersi approfondimenti extra. Non c'era spazio per le illusioni svolazzanti, un inutile perditempo che non le avrebbe dato alcuna gioia. A filtrare quella fitta rete di pensieri legati allo studio c'era solo una distrazione, l'unica che sentiva il bisogno di concedersi.
Era la fine dell'anno, gli esami ormai finiti, gli studenti del settimo anno pronti a dire addio ad Hogwarts, alla casa che avevano condiviso quegli anni meravigliosi. Evaline cercò il serpeverde nella biblioteca, provò a scorgerlo tra i volti che affollavano la Sala Grande e i giardini, senza trovarlo. Non fuggì via davanti Avery e i suoi compagni che, come aveva detto Piton, non le diedero fastidio. Camminò in mezzo a loro e stonava con la sua divisa di Tassofrasso in disordine, piuttosto larga e trasandata, così come erano trasandati i capelli lasciati sciolti sulle spalle.
Trovò Piton alla Torre di Astronomia, le mani serrate sulla ringhiera che dava sul cortile esterno e da cui si scorgeva il campo di quidditch e le montagne. Il profilo era rivolto in basso dove le macchie colorate degli studenti si muovevano come tanti insetti vivaci. Stava scrutando un punto in particolare quanto Evaline gli fu accanto, in piedi dietro uno dei cannocchiali puntati al cielo. Non si era accorto subito di lei e ci fu un breve attimo in cui parve angosciato, preso da un dolore che trafisse Evaline facendole provare qualcosa dopo settimane di gelo. Le dispiacque per lui, ma quell'attimo di cedimento scivolò via dal viso del Serpeverde, lasciandolo torvo e arido come sempre.
«Sì?»
«Ho preso il massimo dei voti.» Non sapeva di volergli dare quell'informazione finché le parole non furono uscite dalle sue labbra. Solo allora si rese conto di quanto fosse importante per lei metterlo al corrente dei suoi progressi. Le dita di Evaline strinsero la ringhiera mentre attendeva con disperazione una reazione di lui. Reazione che tardò ad arrivare, i suoi occhi scaltri stavano macinando pensieri che ci misero un po' a toccare le sue labbra.
«Non basta.» Le disse poi. «Scoprirai che i voti non sono nulla, Rosier. Questa scuola pone dei limiti che hai il dovere di superare e dovrai farlo con le tue sole forze, perché non troverai nessun mentore disposto ad aiutarti. Non qui.»
«Non puoi essere tu ad aiutarmi?» Lo slancio con cui lo chiese era pieno di un fervore inaspettato. Aveva gli occhi lucidi, i lineamenti spezzati in una preghiera pronta a sgusciare via dalle labbra tremanti. Lui parve interdetto, un disagio che lo costrinse a distogliere brevemente lo sguardo da lei. Quanto tornò a parlare, la voce fredda andò a cozzare con il fervore della ragazzina.
«Non posso. Non ne ho il tempo. La mia vita sta per cambiare radicalmente e non vedo come potrei riuscire a seguirti nello studio.»
«Potresti aiutarmi durante l'estate. Potresti...sì, potresti, io...»
«Non essere sciocca, ragazzina.» La voce sprezzante sferzò l'aria e il sorriso di Piton lo rese ancora più arido e privo di felicità di quanto apparisse poco prima. «Cosa dovrei fare, mh? Incontrarti in quel dannato istituto protetto dagli auror? Impossibile. C'è un motivo se li hanno messi a guardia.» Lei fece per interromperlo, ma un'occhiata del ragazzo bastò ad ingoiare le parole ancor prima che toccassero le labbra.
«Te la caverai da sola come ho fatto io. Nessuno avrà da ridire se ordinerai libri per studiare e una volta tornata a scuola troverai tutto ciò di cui hai bisogno in biblioteca. Quando verrà il momento dedicati ad antiche rune e aritmanzia, non perdere tempo in materie come babbanologia o divinazione.»
Ogni parola le si scolpì da qualche parte nel cervello, annuì meccanicamente, mossa dall'impulso di obbedirgli che pareva naturale come respirare. Le sue viscere si contorsero come tentacula velenosa quando un pensiero emerse poco a poco nella sua mente, per poi toccare le sue labbra in una dolorosa consapevolezza.
«Non ti vedrò finché non mi sarò diplomata.» Dirlo non l'aiutò a liberarsi di quel peso. «Passeranno anni, Severus.»
Anche lui parve interdetto. C'era qualcosa che stonava nella fredda compostezza del ragazzo, un senso di colpa che lei vide con chiarezza e, con altrettanta chiarezza, vide anche una punta di compiacimento. Era difficile comprenderlo, le sue emozioni affioravano di rado.
«Non hai bisogno di vedermi. Ricorda quanto ti ho detto e un giorno renderai onore al tuo sangue, al nome che porti. E al Signore Oscuro.»
Ancora una volta la voce che proveniva da quel cantuccio distante parve lottare per affiorare, era debole come il vagito di una bestia morente: è tutto sbagliato. Lei soffocò quella voce, annuendo debolmente.
«Renderò onore a te.»
Lui inarcò le sopracciglia senza aggiungere altro. Annuì, di nuovo assorto. Quindi tornò a posare le braccia sulla ringhiera e a guardare in basso, con Evaline immobile a pochi passi da lui. Era troppo piccola per potersi sporgere come si deve, ma nonostante per tutta la vita avesse avuto paura delle altezze, ora quel timore parve irrilevante.
«Mi mancherai.»
Un pigolio debolissimo, parole fragili e spezzate da un sospiro. I capelli neri di lui celavano il volto, così lei si limitò a guardare le mani bianche che si serrarono contro la ringhiera. Ipotizzò che non fosse contento della confessione della ragazzina. Rimasero a lungo senza dire nulla, aspettando semplicemente che il pomeriggio lasciasse spazio alla sera, per poi recarsi in Sala Grande senza guardarsi, senza un saluto, senza un gesto. Lui all'alba del suo futuro, lei ancorata ad un'attesa che l'avrebbe logorata.
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Evaline
FanficNon importa quanto stretti fossero gli spazi vuoti del cuore di Severus, lei avrebbe trovato la sua piccola crepa dove scaldarsi, all'ombra del fantasma di una donna che lui non avrebbe mai dimenticato. Evaline Rosier ha il peso di un nome che non h...