Capitolo 23

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La notizia che si sarebbe tenuto il ballo d'inverno si diffuse nel giro di pochi giorni, finché non divenne ufficiale all'annuncio del preside. Il fatto che sarebbe stato un evento a cui avrebbero partecipato gli studenti del settimo anno non demoralizzò gli altri studenti, soprattutto le ragazze, che si appostarono presso i ragazzi più grandi nella speranza di essere invitati. Evaline non se ne curò granché, sollevata dopo aver appreso che Theodore avrebbe invitato una Grifondoro del quinto anno. Una certa Alice, secondo Priya.

«Non uscivate insieme, voi due?» Aveva chiesto Marigold frenando a stento la curiosità che animava i suoi occhi. Erano sedute in biblioteca, le voci poco più di un sussurro.

«Io e Alice?»

«Cos...no, tu e Theodore.»

Evaline dovette compiere uno sforzo non indifferente per rievocare quell'unico disastroso tentativo di uscita che non avevano neppure portato a termine. C'era stato pure un bacio, forse, ma alcuni avvenimenti di quel periodo erano offuscati e distanti.

«No. Cioè, siamo andati ad Hogsmeade insieme, ma non lo definirei uscire insieme.» Le parole erano uscite con un'innaturale durezza che poco si sposava con la sua indole e la timida dolcezza che solitamente l'accompagnava. Le erano tornate alla mente le parole di Piton a proposito di Theodore e il risentimento che non aveva provato allora le stava sorgendo adesso, insistente come uno spillo che ti pungola.

«Lui non è stato carino nei tuoi confronti. Ha detto tantissime assurdità, ma io l'ho messo al suo posto, credimi.» Priya sembrava molto soddisfatta di sé, con Athena e Marigold che annuivano, lasciando intendere di aver assistito all'episodio. Episodio di cui Evaline non era a conoscenza, perché le guardò con aria interrogativa, il libro ancora aperto che attendeva di essere consultato.

«Come, non sai? Te ne ha dette parecchie, quell'idiota.» fece Athena. «Era arrivato a sostenere che fossi la cocca di Piton. Tu.»

L'idea pareva tanto assurda che risero con la mano davanti la bocca, temendo di essere udite da madama Pince.

«In...in che senso? Non ha mai fatto favoritismi.»

«Piton fa una marea di favoritismi, è risaputo.» Rimbeccò Marigold, ancora scottata dalle precedenti umiliazioni cui Piton l'aveva sottoposta. «Con quelli di Serpeverde, però. A te non ne ha fatti semplicemente perché sei la più brava.»

«Sì, è vero.» Annuirono le altre.

«Non lo sarò più se continuiamo a parlare anziché studiare.» Sorrise mesta in risposta, provando a far morire la questione per dedicarsi ad antiche rune. Non aveva voglia di tradurre i brani lasciati dalla professoressa Babbling. Cercò di non pensare al ballo imminente, motivo di noia per lei, che non avrebbe voluto andarci in compagnia di nessuno, perché avrebbe significato dover ballare, interagire e conversare con qualcuno che non era l'odiato professore. Non osò certo fantasticare di andarci con lui, sarebbe stato strano e inverosimile perfino nei suoi sogni più audaci. Però si trovò ad immaginarsi vestita a festa, la mano sul suo braccio, una passeggiata per i giardini e magari il suo mantello sulle proprie spalle.

Camminava per i corridoi con questo pensiero, le guance accese e le farfalle che svolazzavano intorno a lei con ali dalle sfumature calde, dal rosa al porpora, quando Augustus le venne incontro con la sua solita aria da chi è felice senza alcuna ragione.

«Speravo di incontrarti.» Fece lui affiancandola. Senza chiederle il permesso le raccolse anche i libri dalle mani, offrendosi di portarli al posto suo. Nei suoi gesti non c'era un'appiccicosa galanteria, pareva sinceramente contento di farle un favore.

«Ascolta, perché non andiamo al ballo insieme?» Evaline doveva aver perso ogni traccia di colore, perché lui reagì alla sua espressione sbuffando un sorriso più furbo. «Come amici, non preoccuparti.»

EvalineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora