Nessuno l'aveva preparata ai tacchi alti. Le era stato detto di trovare un abito adatto alla sua fisicità, Priya le aveva procurato una rivista da cui prendere spunto per i capelli, mentre Athena le aveva suggerito di concentrarsi e mutare le sue illusioni in qualcosa che si abbinasse alla stoffa dell'abito. Scoprì di provare una certa gioia nell'accostare i colori per comprendere quale abbinamento le piacesse di più, rifiutando le regole imposte in una rubrica del Settimanale delle Streghe. Il vestito era semplice, adatto più alla sua indole che alla fisicità, perché probabilmente un taglio a sirena le avrebbe donato di più, almeno secondo Marigold. Due spalline sottili reggevano la stoffa che scivolava leggera in un doppio strato: quello di base, raso di seta, seguiva il modello impero con un nastro nero sotto il seno; quello esterno, invece, era di una tonalità di giallo così chiaro da sembrare bianco, trasparente, si muoveva su di lei in quella trasparenza che giocava con il giallo più scuro sottostante. Evaline si era osservata parecchio allo specchio, coprendosi con le braccia in un moto di vergogna che le fece desiderare di non mettere piede fuori dal dormitorio. Non aveva uno scollo profondo, non si vedeva neppure un cenno dell'incavo dei seni, ma provò imbarazzo per la stoffa che tirava su di essi e perfino delle braccia nude, dettaglio di cui non si era mai preoccupata in estate. Athena le aveva messo un po' di ombretto dorato e quello bastava a darle un sentore di appiccicaticcio sulla faccia, tanto che si rifiutò di provare del rossetto o chissà che altro. Anche i capelli furono un dramma, perché inizialmente era tentata di sollevarli sulla testa, ma scoprire ulteriormente il collo e le spalle la fece inorridire. Così li lasciò sciolti, curve rosse acconciate con la bacchetta in modo che l'umidità della sera non li rendesse crespi, lasciando due ciocche legate sulla nuca, dove spiccava il jobberknoll di sua madre. Le illusioni per un po' lottarono tra il diventare dei goffi cerbiatti e pecore timorose, del tutto fuori luogo in quel contesto. Concentrandosi riuscì a mutare in dorato le farfalle trasparenti, che ad ogni battito d'ali rilasciavano luce flebile e timida come quella delle lucciole.
«Le scarpe, Evaline.» Fece Athena, perentoria.
«Non pensavo fossero tanto scomode. Le cinghie stringono e mi fanno male le punte dei piedi dopo pochi minuti.»
«Coraggio, non essere sciocca. Sono certa che dopo la prima ora ti sarai abituata.»
Un'ora, addirittura. Uscita insieme ai compagni Tassofrasso trovò Augustus ad attenderla con un completo nero che sarebbe stato privo di colori se lei non avesse notato la coppia di gemelli in argento, su cui erano scolpiti dei minuscoli serpenti dagli occhi di un verde brillante.
«Oh, sei splendida.» Le sorrise raggiante. «Mi farai fare un figurone. Tieni.» Le allacciò al polso un nastro giallo a cui erano appuntati un narciso e delle margherite. Le puntò la bacchetta ai piedi e con uno schiocco una sensazione di sollievo li cinse, facendole dimenticare il dolore. Evaline pareva esterrefatta.
«Come hai...»
«Colette lo fa sempre quando deve mettersi i tacchi alti.»
La sua ragazza francese, sì. Lui le porse il braccio ed Evaline lo prese senza esitare, grata di avere un appiglio a cui aggrapparsi nel caso avesse perso l'equilibrio dai tacchi. Le scarpe erano dorate, fasce sottili che abbracciavano i piedi fino ad allacciarsi intorno alle caviglie, alzandola dal pavimento di parecchi centimetri in tacchi sottili e pericolanti.
«Augustus, io...»
«Sì, ti piace un altro, lo so.»
«Cosa?» Pigolò lei, le farfalle impazzite. «Non volevo dirti questo.»
«Cosa volevi dirmi, allora?» Le sorrise, deliziato. «Arrossisci un sacco, sei molto bella.»
Ignorò il complimento e le parole di prima, troppo stordita e forse codarda per affrontarle adesso. «Volevo dirti che non ballo. Non so come si fa e non mi sono esercitata, sono rimasta indietro con i compiti e...»
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Evaline
FanfictionNon importa quanto stretti fossero gli spazi vuoti del cuore di Severus, lei avrebbe trovato la sua piccola crepa dove scaldarsi, all'ombra del fantasma di una donna che lui non avrebbe mai dimenticato. Evaline Rosier ha il peso di un nome che non h...