Severus fu presente nel periodo successivo, ma divenne anche un maestro implacabile, costringendola a sedute di occlumanzia a cui si sottopose senza mai protestare. Solo in quel momento capì quanto per lui era sempre stata un libro aperto, al punto da portarla al rossore in più di un'occasione.
«Svuota la mente.» Era diventato il mantra che ormai ripeteva senza darle tregua. «Però grazie.» Disse una volta, un sogghigno sulle labbra.
«Per cosa?» Piagnucolò lei, accasciata sulla poltrona.
«Per avermi mostrato come hai schiantato Black.»
«Te l'ho già descritto così tante volte, Severus.» Sbuffò lei, a metà tra l'esasperato e il divertito. Lui le toccò la linea della mandibola, percorrendola fino all'attaccatura dei capelli, che le sistemò dietro un orecchio.
«Non importa, è uno spettacolo che rivedo volentieri.»
Si sentiva in colpa, in verità. Ma ormai era fatta e sperò che Sirius non gli mancasse più di rispetto, almeno non in sua presenza.
«Narcissa mi ha scritto.» Cambiò argomento, seguendolo con lo sguardo mentre si dirigeva ad una finestra, che spalancò per far entrare un po' d'aria fresca. Lei era accaldata, gli fu grata per quel gesto. «Vuole vedermi prima di cena, domani.»
«Ceniamo già con loro, cosa vuole di più?»
«Non saprei.» Ammise, sincera. «Consigli?»
Lui parve pensarci, spalle al parco che si scorgeva da quella stanza. Ewan stava passeggiando con Tulip al seguito, godendo delle giornate di sole finché era possibile. Severus aveva sostituito la maledizione Imperio con una dose giornaliera di pozione che lo aiutava a non emergere dal torpore in cui l'aveva calato. Orribile, come costrizioni, ma non avevano altra scelta. I momenti in cui era lucido erano orrendi, carichi di una violenza che non sapeva come gestire.
«Chiedile di Dolores Umbridge.»
«La donna che ha avuto la cattedra di Difesa?»
L'uomo storse le labbra. «Già.» Una breve pausa, lei vide l'amarezza affiorare nei suoi occhi neri, che puntarono distrattamente su Ewan in giardino. Stava giocando con una farfalla, manco fosse un ragazzino.
«Prova a capire che tipo è, Narcissa saprà qualcosa grazie a Lucius.» Si concesse un altro silenzio, quindi tornò da lei, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi. «Devi raccogliere più informazioni che puoi. Il sapere ti rende spanne sopra gli altri e conoscere il più possibile su Narcissa e i Malfoy è un'arma in più.»
Evaline annuì, senza lasciar trasparire lo sconforto che aveva al pensiero di ficcanasare. «Tu ci raggiungerai per cena.» Mormorò, cercando la sua guancia. «Sii puntuale, ti prego. A volte Cissy mi metto a disagio.»
«Si sta affezionando a te, quindi.» Posò una mano contro il suo fianco, tastandone la morbidezza con dita avide, mai sazie. «Ha un modo tossico di dimostrare il proprio affetto. Una ragazzina viziata nel corpo di una donna.»
Smisero di parlare di Narcissa l'istante in cui lei scelse di sporgersi e reclamare per sé un po' di attenzioni, richiesta che portò avanti più che poté.
Il giorno dopo, come promesso si recò da sola a Villa Malfoy, dove Narcissa l'accolse con una ritrovata leggerezza che l'altra aveva imparato a conoscere dopo parecchio. Seppur capricciosa, la donna si mostrava bendisposta nei confronti di Evaline, parlandole con una sincerità che, per quanto potesse apparire crudele, lei l'accoglieva quasi con benevolenza.
«Oh, ma che bello, sei dimagrita.» Le disse gioiosa, facendola arrossire. Aveva perso peso in quell'attesa logorante, ma per grazia di Merlino era riuscita a recuperarne un po' negli ultimi giorni. Narcissa, longilinea e aggraziata come un fuscello, non faceva mistero del proprio attaccamento ad una forma fisica diversa, priva delle forme che riempivano i vestiti di Evaline.
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Evaline
FanfictionNon importa quanto stretti fossero gli spazi vuoti del cuore di Severus, lei avrebbe trovato la sua piccola crepa dove scaldarsi, all'ombra del fantasma di una donna che lui non avrebbe mai dimenticato. Evaline Rosier ha il peso di un nome che non h...