Capitolo 39

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I fratelli Carrow diedero inizio alla loro carriera di insegnanti in modo goffo, quasi silenzioso, come se volessero prendere dimestichezza con studenti e materia. Evaline si occupò dei pochi ragazzini del primo anno, cercando di fare del suo meglio con i pochi strumenti che aveva a disposizione. Magia e meraviglia, illusioni e colori era tutto ciò di cui aveva bisogno, ma quella manciata di ragazzini aveva il terrore negli occhi a causa di quello che avevano sentito prima di tornare ad Hogwarts. Dato che erano pochi, gli studenti del primo anno vennero ammassati insieme, non ci fu bisogno di creare due classi separate, così Evaline si ritrovò le quattro casate insieme. I ragazzini di Serpeverde superavano di numero tutti gli altri, facevano gruppo e parevano già affiatati e consolidati. Tutti, fatta eccezione di Noah, che restava in disparte e lanciava occhiate furtive ad Astrid, la quale stava facendo del suo meglio per stargli vicino, ma era spesso distratta dai nuovi compagni.

«Bacchette alla mano, forza.»

Non fu una lezione complicata, era facile per rasserenarli, aveva imparato che eliminare le barriere insegnante-studente rendevano tutto scorrevole, in discesa. Si sedette a terra con loro, mostrò come applicare l'inchiostro sulle pareti e richiamare le immagini nell'aria, creando figure in movimento. Astrid non era brava nel disegno, ma si divertiva un mondo nell'animarli e spingerli verso Noah che, finalmente, era riuscito ad affiancarla per lavorare insieme.

«Oh, che delizia.» Evaline si inginocchiò insieme a loro, che avevano realizzato una viverna che fluttuava in aria sostenuta da quello che pareva un uccello malriuscito. Volava, però.

«Lavorate benissimo, insieme. Vi conoscete da tanto?»

Noah era di rossore facile, lasciava sempre ad Astrid il compito di rispondere per lui. «I nostri genitori lavorano come magizoologi. Una volta abbiamo visto un lethifold.»

«Non è vero, era una manta.» Bisbigliò lui, cercando di non sbugiardarla. Evaline sentì ugualmente, ma si trattenne dal ridere.

«Si è tuffata fuori dall'acqua, ti ricordi?»

«Sì, ma...» Sospirò. «Forse era un lethifold, sì.»

Fu una lezione leggera, gli studenti risero, giocarono tra loro e già mostrarono le prime simpatie e antipatie. Astrid e Noah rimasero insieme per tutto il tempo ed Evaline, per qualche ragione tutta sua, fu contenta di quel piccolo momento di dolcezza.

I giorni successivi furono altrettanto calmi, ma Evaline non aveva abbassato la guardia, occupandosi anche di Draco, che aveva un aspetto malsano e sciupato, un viso da teschio tanto simile a quello di suo padre, di cui cominciava ad essere la fotocopia, capelli e alcuni dettagli a parte.

«Voi del settimo anno come ve la cavate?»

Stavano camminando insieme per i corridoi, rallentando dove furono certi di non essere osservati o, peggio, sentiti.

«Abbastanza bene, per ora.» Rispose lui, il freddo distacco vacillò quando sbirciò nella sua direzione. «I Carrow sono due incapaci, si limitano a mostrarci degli incantesimi e parlano a vanvera. Alecto racconta alcune storielle per spaventarci.» Ma, a giudicare dalla sua apatia, non aveva ottenuto alcun risultato.

«Dimmene una.»

«Oh, ascolto a stento.» Sbuffò. «Ieri ha raccontato qualcosa a proposito di un episodio recente in cui dei babbani hanno riconosciuto una strega e l'hanno torturata fino alla pazzia.»

«Sta accadendo l'esatto opposto, lo sai anche tu.»

Lo vide irrigidirsi, ma non disse altro. Fu lei a rompere nuovamente il silenzio. «Ascolta...» Gli sorrise, mesta. «Io voglio che voi studenti arriviate alla fine dell'anno.»

«Siamo tutti purosangue, Evaline.» La chiamò per nome senza rendersene neppure conto. «Alecto e Amycus non ci faranno del male, non preoccuparti. Staremo bene.»

Evaline ci sperò. Trascorsero alcune settimane, Halloween era alle porte, e Severus si faceva vedere assai di rado, in Sala Grande o per la scuola. Soltanto Evaline era a conoscenza del suo allontanamento, dei viaggi che lo portavano chissà dove. Quando tornava era taciturno, assente, una volta riportò con sé delle ferite di cui non diede alcuna spiegazione. Era notte, lei lo aspettava sveglia nella torre più alta di Hogwarts, dove gli alloggi privati del preside parevano distanti dal resto del mondo. Sicuri.

Marigold era nella sua culla nella stanza adiacente quando Severus fece la sua comparsa dal caminetto acceso, trascinandosi in una scia di cenere e sangue.

«Cielo.» Evaline accorse, recuperando al volo l'essenza di dittamo per cauterizzare gli squarci aperti. Dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non crollare davanti al corpo devastato dai tagli e le bruciature. Alle domande di lei, lui rispondeva con occhiate eloquenti: non chiedere. Ripulito e fasciato, l'uomo non si concesse riposo, anzi le chiese il resoconto della giornata appena trascorsa.

«Devi essere le mie orecchie, Evaline.» Mormorò stancamente. «Non è un ruolo facile, ma ti chiedo di tenere d'occhio i Carrow.»

«Stanno facendo quello che ci aspettavamo, ma nessuno studente pare risentirne. Sembrano...contenuti, per il momento.»

Lui serrò la mandibola, lo sguardo su di lei poco dopo. «Cerca di contenerti, se dovessero esagerare. Voglio evitare di intervenire.»

«Sì, lo capisco.» Lo rassicurò con un cenno del capo, per poi cercare di riportarlo a questioni meno spinose: parlò di Marigold, degli aspetti positivi di quelle settimane di scuola, anche di come gli altri insegnanti non avevano preso a trattarla diversamente, ma sembravano aver ritrovato la loro Evaline, come se non fosse mai accaduto nulla di male.

Evaline sperò che tutto andasse così per il resto dell'anno.

Ma, il giorno dopo, camminando per i corridoi venne richiamato da Noah, gli occhi sgranati dal terrore e preso da una balbuzie tale da costringerlo a ripetere più volte quello che aveva appena ripetuto.

«A-Astrid...la p-prego, mi a-aiut-»

Corse insieme a lui, fino ad un gruppetto di studenti del primo anno, tutti serrati intorno alla figura raggomitolata e tremante della ragazzina.

«Cos'è successo?» Sussurrò Evaline, inginocchiandosi al suo fianco. Astrid cacciò via la sua mano e raccolse la propria bacchetta, tenendola stretta con entrambe le mani. Solo Noah riuscì ad avvicinarsi a lei, quando un paio di titubanti tassofrasso ruppero il silenzio.

«Il professor Carrow ha chiesto ad uno del settimo di farle una cosa.» Tutti evitarono lo sguardo di Evaline, fissarono i propri piedi, a metà tra il disagio e lo spaventato. «Hanno urlato crucio, professoressa. Che cos'è?»

Evaline si sentì inghiottire dal pavimento. Occhi fissi su Astrid, mantenne la calma. «Ti porto in infermeria.»

Non disse altro, concentrò tutta sé stessa nell'atto di rassicurare la ragazzina, che strinse al petto come se fosse stata la sua stessa figlia. Nonostante avesse detto ai ragazzini di tornare ai propri dormitori, sentì il passo di Noah dietro di sé. Non gli impedì di seguirla. Aveva un solo pensiero in testa.

Voleva ammazzare Amycus Carrow.

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