Capitolo 20

108 3 0
                                    


Rivide Evaline il primo giorno di scuola. La vide avanzare tra i tavoli diretta al suo posto tra gli insegnanti con l'incedere sicuro, la testa alta, lo sguardo fisso su un punto a caso, lontano da lui. L'uomo sentì le mani sudate e la gola arsa mentre la osservava prendere posto, sbirciando furtivo i suoi movimenti decisi, fatti di gesti ordinati e privi di insicurezza. Fu un cambiamento appena percettibile, perché sul volto c'era la solita dolcezza, il sorriso gentile che metteva in risalto la fossetta sulla guancia sinistra. Vestiva di giallo, una tunica da strega dalle maniche lunghe e strette, la gonna a ruota e una serie di catenine appese al punto vita, da cui pendevano jobberknoll d'oro che, incantati, sbattevano le ali e cambiavano posizione, alternandosi tra i ciondoli tintinnanti. Sulla nuca era fissato il solito fermaglio, alcune ciocche si intrecciavano sotto le sue ali e la gemma stretta nel becco, per poi aprirsi in onde che le percorrevano ordinatamente la schiena. Aveva perso peso, ma era sempre florida, vitale, le guance accese e i bei fianchi pieni, la stoffa tirata. Evaline salutò i colleghi che le si rivolgevano con sorrisi e qualche parola e alla fine, solo alla fine, in modo del tutto casuale trovò lo sguardo di Piton. Fu un attimo di esitazione a lasciar trasparire il suo disagio, ma subito venne cacciato da un sorriso e un cenno del capo.

Fu più di quanto si meritasse e se lo fece andar bene. Tornò alla cena, tornò all'annuncio di Silente e allo sguardo attonito e poi eccitato degli studenti. Quasi dimenticò l'assenza di Malocchio, preso com'era dal fulminare Potter, adesso sicuramente interessato a prendere parte al Torneo.

No, nessuna occasione di gloria per te, non questa volta.

Pensieri fugaci interrotti da Karkaroff e dalle sue moine. Non gli impedì di prendere posto al suo fianco, né di lanciarsi in convenevoli su Hogwarts, sulla scuola, su quei tempi strani. Aveva una gran voglia di dirgli altro, lo sapeva. La fitta al marchio l'aveva sentita, così come l'avevano sentita tutti i mangiamorte ancora in vita. Si aspettava le sue domande, ma glissò ogni suo tentativo di attaccar bottone.

«Igor, non è il momento.» Gli sibilò accoltellando il proprio pasticcio di rognone.

«Severus, sono preoccupato, sono-»

Non seppe cosa diamine fosse, perché le porte si spalancarono e Moody fece il suo ingresso in grande stile, calamitando l'attenzione di tutti su di sé. L'unica persona ad accoglierlo con un sorriso allegro e vivace fu Evaline, che tirò indietro la propria sedia e fece più posto al proprio fianco, accogliendolo con tutti gli onori.

«Ci mancava lui.» Sbottò Karkaroff. «Zoppo, senza naso, senza occhio e con il cervello scoppiato.»

Piton aveva smesso di ascoltarlo, limitandosi a consumare la propria cena e darsi ai successivi convenevoli tra gli insegnanti. Si ritrovarono tutti nell'aula dei professori, i due presidi erano oggetto di domande e curiosità, ma ben presto tutto divenne chiassoso, inutile, un chiacchiericcio pilotato da Ludo Bagman e la sua irritante vicinanza ad Evaline, che rideva incerta, visibilmente a disagio. Certo che non avrebbe corso il pericolo di trovarsi in compagnia della donna, Piton afferrò un calice di vino bianco e fece per allontanarsi a metà serata, ma venne intralciato proprio da lei che si ritrovò a puntare la stessa via. Si fissarono, interdetti.

«C'è troppo chiasso, qui.» Fece lui, rigido. Indicò la porta. Lei annuì, lo sguardo chino gli impedì di leggere il suo imbarazzo.

«Usciamo?» La proposta di lei lo mise in difficoltà. Prima che potesse rispondere, Karkaroff si frappose tra loro e aprì la porta, fermandosi sulla soglia in attesa che i due la varcassero. Aveva degnato ad Evaline di un'occhiata rapida e disinteressata, ma non fu lo stesso per la donna, che nel trovarsi ad un passo da Karkaroff sbiancò. Liberatosi del vino, Piton varcò la soglia insieme a lei, scontrandosi di poco con il suo gomito, gesto che trovò ustionante.

EvalineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora