Capitolo 22

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Non seppe dire quanto era cambiata rispetto a prima. Gli anni trascorsi sui libri non erano andati perduti, si era scoperta in grado di comprendere i compiti lasciati per le vacanze e li portò a termine senza alcun problema. Non che ci fosse molto altro da fare in orfanotrofio, dove le uniche attività degne di nota si riducevano a sporadiche gite a Londra che lei dovette saltare a causa dell'incapacità di gestire come si deve le proprie illusioni. Theodore le era ronzato intorno per tutta l'estate, indagando sui motivi della sua assenza dall'Hogwarts Express e sulla presenza delle illusioni. Lei fu evasiva, non aveva dimenticato i suoi scherzi crudeli, né quanto le aveva detto Piton sul suo conto.

Non avvertiva più il senso di adorazione costante, ma i crampi allo stomaco erano sempre presenti quando si sorprendeva a ripercorrere i momenti condivisi, scoprendosi felice, seppur per pochi istanti.

Aveva scoperto nuovi lati di Ewan a forza di frequentare il San Mungo, imparando che il pomeriggio era sempre un buon momento mentre la mattina era il peggiore, perché appena sveglio era di pessimo umore. Un giorno fu tanto violento e collerico che le scagliò addosso la scopa giocattolo che non si levava più di un metro da terra. Per il resto i loro incontri erano serviti ad imparare a conoscersi con i mezzi di cui disponevano, scoprendosi simili in alcuni aspetti: ad Ewan piaceva il porridge caldo con frutta secca, mirtilli e sciroppo d'acero, esattamente come lo prendeva lei; entrambi avevano una fossetta sulla guancia sinistra e affiorava se sorridevano; i sapori forti facevano storcere le labbra ad entrambi in smorfie identiche.

Un giorno, inoltre, si ritrovarono a canticchiare un motivetto all'unisono. Era una canzone priva di parole, lenta come l'ondeggiare del mare calmo, rassicurante come il tepore del sole che ti scalda il viso quando sei infreddolito. Ewan stava giocando con un jobberknoll di pezza, le piume in parte spettinate e in parte perdute, mentre Evaline sbucciava una mela avendo cura di tagliarla in spicchi tutti rigorosamente uguali per scongiurare eventuali crisi. Canticchiarono all'unisono, scoprendosi in perfetta sincronia, in quella melodia che lei associò alla ninnananna cantata da Aline Rosier. Il respiro le si spezzò al ricordo appena conquistato legato alla donna dai capelli simili ai suoi, ma di una bellezza che pareva peccaminosa, audace. Nel suo ricordo la donna aveva addosso un abito sfarzoso, l'azzurro e l'oro dei Rosier campeggiava sulla stoffa damascata stretta in vita e sui fianchi larghi, pieni, sui seni generosi scoperti da una scollatura a cuore, con maniche a losanga che parevano le ali ripiegate di un uccello aggraziato. Le onde voluttuose dei capelli erano raccolte in una spilla raffigurante un jobberknoll che stringeva nel becco una pietra trasparente che catturava la luce. Cantava per loro, in quel ricordo, li salutava un attimo prima di affidarli alle cure di un'elfa domestica che si affaccendava ai suoi piedi.

«Ti ricordi di lei, Ewan?» Domandò quel giorno, ma il ragazzo aveva focalizzato tutto il suo interesse sugli spicchi di mela che divorò senza aver nulla da obiettare su eventuali imperfezioni. Non prese più l'argomento, arresa.

Tornò ad Hogwarts con la consapevolezza che tutti avrebbero trovato strano vederla aggirarsi per il castello con un seguito di farfalle svolazzanti tutto intorno a lei, ma non ne fu turbata. Preso posto all'interno del vagone si trovò a dividere lo scompartimento con Athena e altre due ragazze del suo anno, Marigold e Priya, entrambe di Corvonero. Fu strano. Era come se le vedesse per la prima volta, scoprendosi a ridere alle loro battute, interessata a ciò che avevano da dire su qualsiasi argomento.

«Sai che sei diversa?» Esordì Athena dopo il passaggio della strega che spingeva il carrello. «Farfalle e trucchetti a parte, dico.»

«Ti sei fatta più bella!» Priya indicò i capelli ordinati, morbidi, chiusi da nastri gialli che richiamavano il tartan della gonna della divisa. Evaline arrossì e le sue farfalle svolazzarono più rapide, cambiando colore in tonalità scarlatte. Tutte tranne una, che divenne blu cobalto. Una parte di lei sussurrò un pensiero debolissimo nella sua testa: sei diventata caposcuola. Dicono così per far colpo su di te. Quel pensiero la pungolò tristemente per tutto il viaggio, finché non furono giunti a scuola. Sulla carrozza trainata dai Thestral rimasero unite, accogliendo una ragazzina del secondo anno di Grifondoro che se ne stava in disparte, persa nei suoi pensieri.

EvalineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora