XX

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la nostra relazione andava benissimo e io stavo ricominciando a stare finalmente meglio dopo troppo.
l'unica cosa che mi faceva stare male era tutto l'odio gratuito che ricevevo, in quanto ragazza di tom.
infatti, dopo quel tweet, i social erano impazziti ed a molte fan non sembrava proprio andare giù il fatto che il loro chitarrista preferito potesse avere una vita ed anche una fidanzata.
anche se io, come persona, avrei voluto ammazzarle una ad una, sapevo bene che la mia unica scelta era semplicemente ignorare.
tanto, che loro lo volessero o meno, tom era mio.
era una mattina come le altre ed io mi stavo come al solito preparando per andare a scuola.
salutai mio padre, che vedevo di rado per via del suo lavoro, e mio fratello, che se ne scappò di casa prima di me.
mi affacciai velocemente dalla finestra e vidi bill, che sicuramente stava aspettando quel coglione di adrian.
non sapevo cosa stesse succedendo fra quei due, ma stavano diventando sempre più legati.
ovviamente, io sarei andata a scuola con tom, in compagnia della musica e dello skate.
sinceramente, era uno dei momenti migliori della giornata.

sinceramente, era uno dei momenti migliori della giornata

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uscii di casa e mi fiondai sulle braccia di tom. lo baciai come sempre.
«buongiorno bambi.» mormorò lui, lasciandomi un ulteriore bacio sul collo.
«ciao» non sapevo mai come essere carina con lui, se non usando il contatto fisico, quindi anche le mie risposte erano solitamente un po' fredde, ma lui mi conosceva.
accesi una sigaretta e anche lui fece lo stesso.
«sembriamo fratelli, non amanti» scherzai, perché eravamo senza ombra di dubbio simili in qualche maniera.
lui rise e continuò ad andare avanti col suo skate.
«saltiamo la prima?» mi propose lui.
«non possiamo» risposi, scocciata perché avrei voluto tanto.
entrambi avevamo già fin troppe assenze, tra l'altro non giustificate.
«sai chi ci ha scritto?» disse tom, cambiando discorso e rendendomi curiosa.
non risposi, ma aspettai che lui continuasse.
«manager. manca sempre meno...» disse lui, con un tono sia triste che eccitato.
ecco, io invece ero solo triste. più che triste, disperata.
continuavo ad ignorare il problema, che diventava ogni giorno sempre più grande.
lui non aveva ancora accennato di come sarà la nostra relazione quando lui se ne andrà dall'altra cazzo di parte del mondo. forse, dava per scontato che ci saremmo lasciati o qualche cosa simile.
«e noi? come...» balbettai.
peccato che fossimo appena arrivati a scuola, quindi il discorso si chiuse, senza che io ricevessi una sua risposta.
davanti all'entrata c'erano due ragazzi, che facevano i bulletti con tom in particolare.
«hey sfigato. ancora non hai cornificato la tua tipa?» rise uno.
tom mi aveva raccontato che il manager della band aveva chiesto apertamente di ignorare ogni tipo di odio, per non rovinarsi la reputazione.
quindi lui doveva subirsi tutti quelli insulti, senza poter rispondere.
beh, però io non avevo nessun manager...
«a me sembrate voi quelli sfigati. ora vi conviene non darci fastidio prima che vi sbatto entrambi su un altro universo.» risposi aggressiva.
«una femmina che prova a fare paura? fai pena, anche se il tuo fidanzatino di più.» risero entrambi.
io mi avvicinai con forza e ne buttai uno a terra.
«amber, lasciali star- ma che cazzo dico!» disse tom, anche se alla fine corse ad aiutarmi a picchiarli sempre più forte.
era palese che tom avesse bisogno di sfogarsi.
ci mettemmo qualche minuto a sistemarli, e quando loro furono praticamente a terra, entrammo dentro scuola, ridendo come pazzi.
«forse era meglio non farlo» disse tom, che sembrava aver già rimpianto tutto.
«sei serio? ti danno fastidio da settimane ormai!» esclamai, provando a farlo ragionare.
«e se mi sospendessero?» disse paranoico.
non l'avevo mai visto preoccupato per aver dato una lezione a qualcuno. beh, ci teneva proprio ad andarsene in quel paese di merda.
«e anche se fosse?» risposi infastidita.
«se mi bocciano é finita. non posso andare!» si arrabbiò lui.
«ormai l'hai fatto. e comunque ci siamo divertiti» dissi ottimista, dandogli un pugnetto sulla spalla.
tom sospirò ed entrammo in classe.
«una volta che veniste in orario?» urlò immediatamente la professoressa, senza nemmeno salutarci.
io feci per risponderle, ma tom mi guardò con una faccia del tipo "non iniziare". lo colsi subito, e quindi ci sedemmo entrambi al nostro posto, senza far volare una mosca.
c'era anche bill lì di fianco, che appena ebbe la possibilità ci sgridò.
«non voglio sapere cosa fate al posto di entrare. tom, stai rischiando! e sai quanto ci teniamo tutti e quattro!» disse, riferendosi alla band, che non aspettava altro che andarsene dalla germania.
in fondo, non avevano tutti i torti.
tom sbuffò e continuò a prendere appunti disordinati e superficiali sul suo quaderno malandato.
mi distrassi un attimo da quella lezione alquanto discutibile e mi misi a disegnare dei cuoricini sul suo banco.
ormai il bidello neanche più li cancellava...
lui sorrideva, provando a non farsi scoprire dalla professoressa, nonostante ci avesse spostato in prima fila perché a detta sua "disturbavamo troppo".
quando la lezioni terminò, io, bill e tom rimanemmo in classe a parlare un po'.
io mi misi seduta sopra tom, mentre lui mi accarezzava i capelli e mi toccava le cosce.
che fosse finalmente il momento per chiedere cosa sarebbe successo alla nostra amicizia dopo il loro trasferimento?
«ma quando ve ne andrete, possiamo almeno rimanere in rapporto?» chiesi molto timidamente.
non avevo mai chiesto a qualcuno di rimanermi fedele.
i due gemelli si lanciarono qualche occhiata, e io capii che non era un argomento da toccare.
«non importa. mi mancherete comunque» dissi arrabbiata e mi alzai di scatto dalle gambe di tom, uscendo infine dalla classe.
sentii una voce dire qualcosa "torna qua" o robe simili, ma non ne volevo sapere nulla.
volevo prendermi un pochino di tempo per ragionare.
mi sedei sulle scale e presi il pacchetto di sigarette.
ne accesi una e iniziai a pensare.

se i tokio hotel se ne vanno in america, avrei perso non solo i miei unici amici, ma anche la persona che mi faceva stare meglio.

se i tokio hotel se ne vanno in america, probabilmente diventerò ancora più vuota di quello che già ero.

se i tokio hotel se ne vanno in america, sarei abbandonata, cosa di cui avevo più paura.
quindi, prima deduzione: quei coglioni non dovevano andarsene.
ma come potevo evitarlo? di sicuro non avrei mai potuto partire con loro.
l'unica cosa che mi veniva in mente era di cercare un piano per non farli prendere quell'aereo.
mi sentivo cattiva a pensare una cosa del genere, come miei amici, avrei dovuto sostenerli per il loro magnifico percorso con la musica e per la loro meritata fama.

ma... non volevo dire addio a loro quattro.

spazio autrice
capitolo semplice, ma perché i prossimi saranno tutti una bomba hahahah🫶🏼 ho progettato bene le azioni di amber (spoiler: non sempre azioni corrette) e di quello che succederà nelle prossime parti.
spero che comunque continui a piacervi e che questa cosa dell'america vi intrighi un attimino.

domandina: cosa pensate che farà amber per evitare la loro partenza? 😉❤️

un altro mini avviso:
le parti le faccio tutte uscire verso le 1 di notte (ve lo dico così per organizzazione personale),
ci vediamo domani con il prossimo capitolo e buonanotte💕💕
vi voglio troppo bene cuori💞💋

incasinati - tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora