XXIV

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quando adrian se ne andò, io riuscii a stabilizzarmi e finalmente a dormire tranquilla.
almeno nel sonno potevo staccare un attimo da tutto.

la mattina dopo non riuscii neanche a muovermi dal letto, ero ancora vestita come il giorno prima e il mio mascara era tutto rovinato.
strabuzzai gli occhi e cercai di mettermi seduta.
dopo certi tentativi ce la feci e mi stiracchiai.
tutte le mie forze si erano consumate la sera prima, e io non ero in grado di andare a scuola.
ma non avrei avuto problemi a passare tutta la giornata a riprendermi: era sabato.

tom's pov
ero così arrabbiato da non essere nemmeno capace a spiegarlo.
sapevo di essermi messo con una problematica, ma non immaginavo che la sua pazzia dovesse raggiungere pure la mia band.
strinsi i pugni al solo pensiero e scesi in cucina, dove c'era bill impegnato a bersi una birra.
«buongiorno.» mormorò lui, che dal tono sembrava essere molto triste.
diversamente da me, lui non ce l'aveva così tanto con amber. non capivo il perché, dato che era tutta colpa sua, ma siamo gemelli per alcuni aspetti, sicuramente però non per il carattere.
«hey bill» risposi, avvicinandomi per abbracciarlo.
«non pensavo potesse arrivare a tanto.» continuò lui, e vidi una lacrima scendere sul suo viso.
«bill. é pazza. fidati» provai a rincuorarlo.
«ieri... ieri ci voleva dire qualcosa! ma non l'abbiamo fatta parlare!» si arrabbiò, e continuò a piangere.
«sei serio? che cazzo ti prende? di lei e delle sue scuse non importa a nessuno. noi dobbiamo pensare a come andare in america, non a quella svitata» lo rimproverai io.
«é anche colpa mia. dovevo ascoltare la sua difesa! no, siamo stati crudeli con lei.» continuò.
mi stava facendo infuriare anche lui. ora era pure dalla sua parte?! scossi la testa.
«basta. smettila di fare il bambino. non ci saremo comunque mai dovuti fidare di lei» urlai.
«pensavo che vi amaste!» gridò di risposta.
«lo pensavo anche io!» vociai infine, sbattendo la mano contro il tavolo, facendolo tremare ed andandomene via, furente.
sembrava che anche mio fratello fosse stato stregato da quella.
era possibile che si sentisse in colpa per una come lei?
digrignai i denti e salii in camera, sbattendo la porta, però più forte di come avevo fatto in cucina.
presi la mia chitarra elettrica ed iniziai ad accordarla.
poi suonai. mi calmavo così.
mi sistemai anche i dread in una coda, e continuai per un bel po' di tempo.
mentre suonavo però, sentivo una mancanza dentro di me.
non sapevo cosa fosse, ma mi sentivo vuoto, come successe anche qualche mese fa.
forse ero triste per la mancata partenza.
ripensai alla notte prima e iniziai a suonare con più forza, cercando di sfogarmi.
sognavo di fare concerti davanti ad un pubblico, ma ora le uniche esibizioni che avrei fatto sono quelle di camera mia.
ed era tutta colpa di "quella giusta per me".
cazzate.
qualcuno aprì la mia porta, e vidi di nuovo bill.
lo fissai serio e lui mosse la testa a mo' di saluto.
«impara a bussare» partii in quarta.
«chill. stavi suonando, non avevi sentito» disse calmo.
«cosa vuoi?» continuai acido.
«parlarti» disse. e si sedette sul mio letto.
iniziai lentamente a scendere con le note, finché il suono smise di uscire.
«e allora parla» risposi annoiato.
«io penso che amber volesse dirci qualcosa di importante!» ancora. con. quella. storia.
io volevo dimenticarla e lui non me lo rendeva possibile!
«tipo cosa? "scusate ragazzi se vi ho annullato il biglietto, ma volevo rovinarvi la vita e i sogni!"» dissi sarcastico, imitando la sua voce.
«non lo farebbe mai.» continuò a difenderla lui.
«indovina? invece l'ha fatto. accettalo e basta bill» mi stava facendo scaldare di nuovo.
«se lo dici te...» mormorò infine, mettendo le braccia incrociate.
«non voglio sentire più il suo nome in questa casa» lo minacciai.
lui sospirò.
«ho scritto al nostro manager prima» disse. finalmente qualcosa di non futile come difendere la matta.
non dissi nulla, ma ovviamente aspettavo cosa avesse da dirmi ulteriormente.
«ha scritto "su col morale. troverò una soluzione al più presto. vi richiamo appena possibile"»
saltai dalla felicità e lo buttai sul letto.
«vedi! fanculo quella bastarda. noi andremo in america!» urlai euforico.
anche bill sorrise.
un attimo dopo, squillò il suo telefono.
«porca troia rispondi» dissi, dando per scontato che fosse il manager.
rimasi in silenzio, ma comunque sull'attenti.
«pronto. oh, buongiorno!»
poi parole incomprensibili.
«fra metti vivavoce!» sussurrai.
lui mi sentì e finalmente riuscii a capire tutto.
«-a te. che disgrazia che vi é successa. ma ho trovato una soluzione» merda! io già scoppiavo di felicità.
«la ascolto signore.» rispose serio mio fratello.
«posso procurarvi un biglietto. ma dovrete partire fra una settimana.» una settimana? io sarei partito anche subito!
«va benissimo!» urlai io avventato, poi bill mi lanciò uno sguardo assassino e io capii che dovevo starmene zitto.
ma il manager si mise semplicemente a ridere.
«vedo che per tom non é un problema. allora é deciso?»
«sono sicuro che anche gustav e georg saranno d'accordo. per noi va bene.» iniziai a fare un balletto stupido, che doveva tecnicamente rappresentare la mia felicità in quel momento.
«ragazzi. quest'anno però é perduto. tutto quello che vi rimane ora é la musica» mise in chiaro lui.
ma sinceramente non me ne poteva fregare di meno della scuola. soprattutto se avrei dovuto vedere quella lì.
«ha ragione. la musica sarà la nostra priorità.» continuò bill serio.
io stavo continuando a festeggiare in modi abbastanza discutibili, mentre lui ascoltava tutti i dettagli del volo e quant'altro.
bla bla... alle otto di mattina... bla bla... compagnia di aereo... bla bla e bla.
l'importante era andarmene via.
dopo un bel po' chiuse la chiamata e sentii un urletto di bill.
«non ci credo! ha sistemato tutto e sembra essere anche migliorata la proposta! altroché due mesi! inizia a fare la valigia» disse anche lui al settimo cielo.
«ringraziamo quella pazza psicopatica» scherzai, il mio umore era già migliorato.
«tom... a me manca.» ammise.
«a me no.» dichiarai divertito.
ma... poi risentii quella mancanza che provavo prima, mentre suonavo la chitarra.
quella che, la sera prima avevo considerato pazza, svitata, matta, problematica, cogliona, bastarda e tanto altro, era ancora lì, dentro il mio cuore.
e continuava a farlo pulsare.
però ricordai gli insulti che le lanciai, e poi... ricordai le sue cicatrici e tutto quello che mi aveva raccontato sul suo passato.
«sei stato troppo duro con lei ieri» continuò bill, che voleva farmi sentire in colpa.
«non voglio sapere nulla di lei. voglio solo sbarazzarmene» insistetti.
cercai di togliere quelle voci della mia testa.
"la amo ancora"
"non si meritava quelle parole"
"voleva dirmi qualcosa"
no. merda. non mi avrà mai.
scompigliai i miei dread ed uscii a fumarmi una sigaretta, provando ad ignorare i miei sentimenti.

spazio autrice
l'ultimatum é fra una settimana 😬
che ne dite? lo diamo questo endgame anche a loro due? 🫶🏼🥹
spero vi piaccia e non datevi per vinti così in fretta, non sarà così facile come sembra MUAHAHA
a domani per il prossimo capitolo (spoiler: sarà molto più triste e lungo di quanto vi aspettate😉)

domandina: qual é stata la scena che vi é piaciuta fra amber e tom? 🫶🏼💗

buonanotte belli💕

incasinati - tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora