dopo averlo sentito gridare, presi uno spavento, perché teneva stretto il mio telefono.
mi avvicinai, provando a cercare come inventarmi una cazzata sul momento.
«dimmi tom?» chiesi impaurita della risposta.
tom non mi guardò neanche negli occhi, mi ripasso il cellulare ed andò a chiamare gli altri.
appena vidi lo schermo realizzai quanto distratta ero stata poco prima.
era la chat con mio fratello, che dimostrava a pieno la mia colpevolezza.
ragionai velocemente, ma niente sembrava potermi essere d'aiuto in quel momento.
mi ero fatta scoprire con le mie stesse mani. forse la cosa più stupida che mi fosse mai successa.
nemmeno due minuti e c'erano già tutti e quattro, tom con una faccia infuriata, mentre bill, georg e gustav una confusa.
«ti conviene sia importante se ci fai andare via proprio sul più bello» si lamentò gustav, che si era appena trovato una ragazza con cui passare la serata.
lui non rispose neanche, ma si vedeva dalla sua espressione che aveva tanto da dire.
io capii che probabilmente voleva litigare con me a casa, senza occhi indisturbati.
non mi guardò, non mi toccò, anzi nemmeno mi sfiorò.
avevo un po' di tempo per pensare ad una scusa plausibile...
cazzo amber! ragiona!
o forse, avrei soltanto dovuto ammettere i miei sbagli, spiegando nel modo più giustificabile possibile il perché avessi agito in quella maniera?
giusto che dicendo bugie o fare la furba non sembrava aver mai funzionato, forse era il caso di essere onesta per una volta.
in fondo, anche se avevo fatto qualcosa di molto avventato con quei biglietti, l'avevo fatto per una motivazione valida.
ho soltanto usato il metodo errato, questo è quanto...
se avessi continuato a negare anche la più ovvia evidenza, non avrei fatto altro che renderli ancora più furiosi nei miei confronti.
non era da me affrontare così un problema, ma non sembrava esserci un'altra via d'uscita...
e io capii per la centesima volta in vita mia, di essere io lo sbaglio.
il viaggio fu silenzioso, e quando fummo a casa, io entrai, cercando di mantenere la calma.
«che cazzo vuoi tom?» disse infastidito bill.
«tu. brutta cogliona, cosa hai fatto ai nostri biglietti?» mi urlò addosso tom.
«brutta cogliona lo dici al tuo ca-» no. calma. amber sei nel torto. accetta la loro rabbia.
«dillo! dillo cosa hai fatto!» continuò a gridarmi.
«io-» mormorai con voce strozzata.
«bill, controlla il nostro biglietto.» gli ordinò lui, ma io lo precedetti.
«non farlo andar- va bene, ho modificato la data.» ammisi finalmente.
georg, gustav e bill sembravano comunque non capire.
«in che senso?» chiese georg.
«non volevo che ve ne andaste e quindi... ho messo la vostra data di partenza per il 12 febbraio... del 2010.» quando sussurrai l'anno, sembrava che avessi scatenato una specie di guerra.
erano tutti sconvolti e tom era diventato rosso in faccia.
«che cazzo di problemi hai? ora non sei solo pazza, ma rovini pure i sogni degli altri!» mi insultò.
«am, cosa...» mormorò bill, e vidi una lacrima scendere dal suo viso.
«quei biglietti sono costati più di quello che abbiamo guadagnato in tutta la nostra carriera fino ad ora! e tu, brutta psicopatica, osi rovinare tutto? cazzo, è possibile che rovini ogni cosa che tocchi?! fai schifo porca puttana» disse, con fin troppa cattiveria.
«fatemi almeno spiegare il perché io lo abbia fa-» provai a parlare, ma gustav mi interruppe.
«amber, non abbiamo bisogno delle tue giustificazioni. ci hai strappato un sogno. e dovresti vergognarti.» non avevo mai sentito delle parole così crudeli da parte di gustav.
«e ora cosa facciamo?! il manager ha detto che la compagnia non accetta rimborsi!» disse bill.
«chiedilo alla pazza che abbiamo davanti» imprecò tom.
«io ho sbagliato, ma-» non sembravano proprio volermi lasciar spiegare.
«sparisci, vattene. dico sul serio, non ti voglio mai più vedere.» urlò il mio ex ragazzo...
«fatemi almeno-» provai di nuovo, e delle lacrime iniziarono a scendere dal mio viso.
«non farglielo ripetere, amber. vai via.» mi ordinò bill.
avevo gli occhi lucidi ed il cuore spezzato, ma... non aveva senso stare lì ad ascoltare altri insulti.
aveva ragione. io rovinavo... tutto.
«se provi anche solo ad avvicinarti a me o ai miei amici, te la faccio pagare, pazza» mi urlò infine, quando stavo all'uscita.
me ne andai in silenzio e continuai a piangere, come non avevo mai fatto in vita mia.
quando uscii dalla porta, corsi subito in camera mia, dove continuai a piangere, piangere e piangere, stringendo con forza il pupazzo che il mio amore mi aveva regalato.
ormai... era soltanto quel mucchio di stoffa ad essere chiamato "bambi". e questa volta, credo che non ci sarà un ritorno.
"non ti voglio mai più vedere"
"non ti voglio mai più vedere"
lo aveva detto con un tono così puro di rabbia e disgusto, che quelle parole non riuscivano ad uscirmi dalla testa. era stato troppo spietato nei miei confronti, ma... ero sempre destinata a soffrire. così è stato per tutta la mia esistenza.
non smisi mai di piangere quella notte, finché non mi addormentai, tutta sudata e umida.
ma neanche i miei sogni non mi volevano lasciare in pace.ero seduta in una panchina a scuola e vidi tom avvicinarsi.
ma proprio quando sembrava essere sul punto di parlarmi scomparì.
sentii poi la sua voce che rimbombava nel vuoto.
risentii tutti gli insulti che mi aveva lanciato, ma non era finita lì.
udii altre voci, tutte quante familiari.
una era mia madre, poi anche i miei bulli, mi sembrò di cogliere anche quella di bill e di tante altre persone.
ma, anche se era gente diversa, c'era una cosa in comune: tutti quanti mi stavano insultando.
io provai a mettermi le mani nelle orecchie, ma poi una forza me le spinse via, obbligandomi ad ascoltare tutto.
sentii minacce di morte, offese pesanti e risate altrui nel vedermi soffrire.
poi, urlai.
urlai con tutta il fiato che avevo in quel corpo. lo feci, così che il sogno potesse fermarsi.«amby! piccola, cosa succede?»
strabuzzai gli occhi e vidi mio fratello.
«sei tutta sudata, perché hai gridato in quel modo? ti sei fatta male o-» disse lui molto in pensiero per me.
io non avevo le forze di rispondergli, quindi, iniziai di nuovo a piangere.
lui non sapeva come gestire la situazione.
«ti prego, cosa ti prende? ti ascolto sorellina, guardami.» mormorò rassicurante, facendomi fare esercizi per riprendere il controllo del mio respiro.
presi la sua mano e lui mi asciugò la lacrime con il dito.
«brutto sogno?» ipotizzò lui.
quando finalmente riuscii a calmarmi, mi sfogai con lui, e come era solito di adrian, mi ascoltò, senza interrompermi un secondo.
quando finii il mio racconto estenuante, mi scese qualche altra lacrimuccia.
«ne hai passate di cose oggi.» mormorò, abbracciandomi.
«faccio schifo. lo dicono tutti» continuai io.
«io invece non lo dico.» mi rispose con tono gentile.
«sei l'unico, insieme a papà» singhiozzai.
«anche david!»
«wow, quindi in poche parole solo i miei due fratelli e mio padre.»
«però vedi, da zero persone siamo già arrivati a tre. non è male come inizio.» mi rincuorò, anche se non credo stesse funzionando.
«ho qualche possibilità di fare pace con loro?» chiesi speranzosa.
«amby, ora come ora, non penso proprio»
grazie adrian per lanciarmi la cruda verità in faccia, così che il mio cuore potesse continuare a spezzarsi più di quanto già stava facendo.
«è finita quindi fra me e tom.» mormorai, per poi sdraiarmi di nuovo a letto.
lui sospirò e mi accarezzò la testa.«o forse, tra voi non doveva neanche iniziare.» disse lui, mentre si alzava delicatamente e usciva dalla mia stanza.
spazio autrice
la tristezza mentre scrivevo questo capitolo è indescrivibile.
ci aspettano tempi bui per amber e tom, quindi preparatevi ;(
spero che comunque io sia riuscita a farvi provare un minimo di tristezza e che delle emozioni vi siano arrivate <3
ci vediamo domani con il prossimo capitolo (o forse anche oggi verso le una e mezza di notte😩 non ve lo assicuro, ma ci provo)
ditemi le vostre opinioni e riempitemi di commenti e stelline dai dai🫶🏼
vi voglio troppo bene e grazie per tutte le belle parole💖p.s: La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda... di accendere la luce.
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incasinati - tom kaulitz
Fanfictionamber si è appena trasferita in germania con il padre, a seguito di vari problemi familiari. ma ci sarà qualcuno che non le renderà la vita facile... «mi piacciono i tuoi occhi. sono ambrati, come il tuo nome. sai chi altro ha gli occhi come i tuoi...