XXVI

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«gentili signori e signore passegeri del volo berlino - new york, a causa del maltempo, ci sarà un ritardo.» che palle, ci mancava solo quello.
perché non avevano dato qualche dettaglio in più? "ritardo" può essere di due minuti, ma anche di due ore. che cazzo voleva dire "un ritardo"?! mi stavo iniziando ad innervosire, ma comunque provai a rimanere paziente.
girai lo sguardo verso bill e gli altri, che sembravano essere preoccupati.
«speriamo sia solo un piccolo inconveniente...» mormorò georg, mettendo le braccia incrociate.
«il temporale non ha intenzione di smettere» bofonchiò bill, anche lui in pensiero.
«ragazzi, calmi. sono solo dei fulmini. poi la tipa ha detto ritardo, quindi stiamo chill per ora» dissi io per sdrammatizzare.
«se ci annullano il volo che facciamo?» sentii delle voci di altri passeggeri.
porca troia, perché erano tutti così negativi?
mi sistemai i dread e iniziai a stuzzicare il mio piercing, ansioso.
«non sono "solo dei fulmini" tom. é probabile che non riusciamo a partire in questa situazione!» mi sgridò gustav.
arrivò un altro annuncio dall'alto parlante.
«gentili signori e signore passeggeri del volo berlino - new york, accertati vari controlli, l'aereo non potrà più partire. ci dispiace molto per l'inconveniente. per maggiori informazioni di rimborso, si prega di rivolgersi all'ufficio informazioni. buon proseguimento» da lì scoppiò il caos. gente che si lamentava, bambini che piangevano, famiglie che se ne andavano e quant'altro.
io ero pietrificato.
sembrava che ogni volta che provavamo a partire, qualcosa andava storto!
fissai a bocca aperta mio fratello.
«che cazzo! ma perché deve sempre andare tutto male?» urlò bill.
«che facciamo?!» mi misi in mezzo io, che finalmente avevo smesso di avere quella faccia da pirla di poco fa.
«chiamo il manager?!» propose sempre mio fratello, che afferrò il telefono in men che non si dica.
«andiamo all'ufficio informazioni. forse ci sono ancora voli per stasera?» chiese gustav.
nel mentre georg stava controllando il meteo sul suo cellulare. stava scuotendo la testa, deluso.
«stasera non partirà nulla da qui. e l'allerta meteo durerà ancora giorni.» ci spiegò lui.
io ero già rassegnato.
«oppure torniamo a casa.» dissi io poco dopo.
loro mi guardarono straniti.
«ma se eri il primo a voler partire ad ogni costo!» esclamò gustav, basito dalla mia risposta.
gli altri annuirono e io alzai le spalle.
«non più.» mormorai infine, per poi sedermi tranquillo sulla sedia, mentre loro si scervellavano per cercare una soluzione.
«non c'è via. mi sa che dovremo arrenderci per ora...» borbottò bill, dopo un bel po' di tempo rimasti a discutere sul da farsi.
quindi ora... non avrei più abbandonato bambi!
e avrei finalmente potuto dirle quanto la amavo ancora!
in fin dei conti, non é un così grande peccato che il volo sia stato annullato.
sorrisi al pensiero e incitai gli altri ad andare verso l'uscita del grande aeroporto.
«fatemi chiamare un secondo...» disse mio fratello con voce triste.
«pronto. siamo a berlino, ma il nostro volo é stato purtroppo cancellato per maltempo. non sappiamo bene come comportarci...» iniziò lui.
mentre il manager parlava, vedevo la bocca di bill aprirsi, scioccata.
«che fai quella faccia?! metti vivavoce!» sussurrò georg preoccupato.
«-sono stancato! é da un'anno che vi sto dietro, e voi non siete nemmeno stati in grado di fare qualcosa di concreto!» sembrava furioso.
si metteva male...
mossi il mio piercing leggermente spaventato e rimasi ad ascoltare.
«scusi, ma noi abbiamo fatto come ci ha raccomandato lei! non é colpa nostra se non riusciamo a partire» si difese bill.
«non mi interessa! é già tanto che vi avevo trovato un secondo volo! il primo ve lo siete sprecati per colpa di una ragazzina stupida e perché siete così non svegli da non capire che il biglietto si prende come si deve! no, invece si parlotta, si va al bagno e ci si fa pure cambiare la data sotto gli occhi! e io, dovrei portare avanti voi?! non ci sto più.» eravamo tutti senza parole. il nostro manager ci stava scaricando.
mio fratello non sapeva come rispondere quindi io, preso da un momento di impulsività afferrai il telefono.
«senta, prima di tutto se qua il tempo fa cagare, non é colpa nostra. secondo, la "ragazzina stupida" che intende lei é la mia fidanzata, quindi stia tranquillo. e terzo, non saremo intelligenti per lei, ma sicuramente siamo abbastanza svegli da capire che in realtà lei é interessato solo ai soldi! quindi se la mettiamo così, neanche noi vogliamo lavorare con lei!»
vidi lo sguardo di georg sbianchirsi e gustav si mise a ridere.
«non c'è problema! imparate cosa significhi essere responsabili, prima di entrare nel mondo della fama.» gridò infine, chiudendoci il telefono in faccia.
brutto bastardo che non era altro.
«sei morto tom.» mi minacciò bill.
«ammettilo che ho detto solo la verità» mi giustificai io.
«abbiamo perso il nostro unico appoggio! come facciamo ora?!» sbraitò impanicato lui, andando avanti ed indietro per il gate, che ormai era praticamente vuoto.
«possiamo tornare a casa? voglio solo baciare amber!» dissi scocciato.
«hai cambiato idea così velocemente?» rise gustav.
«mentre aspettavo l'aereo, ho capito un po' di cose...» mormorai io, afferrando la valigia, pronto per tornarmene da dove ero venuto.
«siamo finiti! dove la troviamo un altra persona che possa aiutarci?!» bill sembrava essere fuori di sé, mentre noi tre avevamo ormai accettato tutto.
«so che é una situazione spiacevole, ma ora andiamo a casa. ci penseremo appena avremo le forze» disse georg. aveva ragione, io sinceramente mi ero rotto le palle di questo aeroporto e cose varie.
bill sospirò affranto e gustav fece strada verso la macchina.
«mettiamo della musica per sdrammatizzare» dissi io, che mi ero seduto nel posto davanti.
accesi la radio e iniziai a ballare sulla canzone di "i'm blue". la amavo, giuro.
intanto, bill dietro non solo era arrabbiato, ma pure fradicio di pioggia.
«bill niente america?» scherzai io ad alta voce, per sovrastare la musica.
«vaffanculo che tu ci volevi andare più di me» disse acido, incrociando le braccia.
«ma tom che cambia umore in base alla sua stabilità con amber?» mi prese in giro georg.
gli diedi un pugno amichevole e continuai a godermi il viaggio.
non potevo negarlo, ero triste di non andare negli stati uniti, ma il pensiero di riavere bambi tutta per me mi faceva più impazzire.

due ore dopo riuscii a intravedere la mia casa.
«scendiamo» esclamai euforico.
nemmeno un secondo dopo, stavo già alla porta di amber.
suonai ed aspettai impazientemente.
da lontano sentivo bill dirmi cose tipo "coglione vieni a prendere la valigia!" o "puoi andare da lei dopo". lo ignorai, ovviamente.
stavo aspettando lì davanti come un palo, ma nessuno sembrava volermi aprire.
forse erano tutti in giro.
sospirai, perché la volevo vedere subito, ma a quanto pareva avrei dovuto aspettare...
tornai triste verso bill, mentre il mio cappello si bagnava di acqua.
«non c'è nessuno in casa?» disse lui confuso.
annuii deluso.
«strano...» bofonchiò lui.
pareva strano anche a me, ma comunque aiutai mio fratello e gli altri con i bagagli.

spazio autrice
capitolo un po' più easy 🫶🏼
HAHAHHAHA TUTTO BENE QUEL CHE FINISCE BENE 😍
ma la storia sarà ancora lunga ;)
comunque ci vediamo domani e forse leggerete l'incontro fra amber e tom hahah 💋
buonanotte belli e ditemi se preferite ancora tutto per te 😭

incasinati - tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora