XXI

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dopo un po' venne qualcuno a parlarmi, dato che ero seduta su quelle scale da troppo.
era tom, e io ascoltai cosa avesse da dirmi.
si mise di fianco a me e mi baciò la fronte.
«eccoti bambi» mi disse con tono rassicurante.
non risposi e buttai la mia sigaretta a terra, appena finita.
«vieni a casa nostra? ci sono anche gustav e georg» mi propose, io annuii con la testa e mi alzai insieme a lui.
tornammo a casa insieme a bill, e poi mi sedei per terra, sopra il loro tappeto.
«c'è il divano» scherzò il mio ragazzo.
«decido io dove sedermi» risposi acida.
lui sospirò ed andò da qualche parte.
bill invece stava parlando al telefono con qualcuno, che sembrava essere un loro superiore.
«lo faccio subito. grazie ancora e a presto» salutò lui, riattaccando.
se ne andò anche lui al piano di sopra e tornò dopo poco con il suo portatile.
«am, o mio dio. devo fare i biglietti!» disse lui euforico. il mio cuore si stava già iniziando a spezzettare.
«sono... felice... per» non riuscii a continuare la frase. era una bugia troppo palese.
lui mi guardò con dubbio, ma alla fine accese il suo computer.
«quando arrivano gustav e georg?» chiesi curiosa, perché mi era appena venuta un'idea.
«mezz'ora credo.» rispose, mentre teneva gli occhi fissi sullo schermo, intento ad entrare sul sito desiderato.
mi misi con le gambe incrociate ed osservai bene i passaggi.
«e tom, dov'è?» domandai, mettendo i pezzi del puzzle al loro posto.
«fuori a fumare, perché?» mi rispose dubbioso.
«così.» esclamai infine, continuando a guardare.
stava inserendo i dati dei quattro passeggeri e poi mise la data di partenza.
12 febbraio 2006.
«aspetta, vado veloce al bagno. non toccare che non voglio rifarlo da capo» mi comunicò e si alzò, per poi scomparire sulla porta.
ed io che stavo già pensando ad un modo per distrarlo, beh, meglio così.
«come potrei mai toccarlo...» sussurrai, vedendolo andarsene e mi uscii un leggero ghigno.
presi in mano la situazione e andai immediatamente a cliccare la data di partenza.
«che ne dite di partire il...» mormorai, parlando con me stessa, anche se facevo finta di averli davanti.
«il 12 febbraio 2010? perché no?» sogghignai, per poi cambiare la data.
spero solo che bill non se ne accorga.
ma mi basta solo fare un po' di conversazione con lui mentre finisce gli ultimi passaggi, così che non noti il minuscolo cambiamento.
in fondo, che saranno mai quattro anni?
risi un'ultima volta e mi sedetti nella stessa posizione di prima, prendendo in mano anche il telefono, come se fossi stata impegnata con quello.
forse ho fatto qualcosa di troppo rischioso, ma, insomma, io amo i rischi.
bill ritornò e io lo guardai.
«hey, guarda cosa ho appena visto su twitter!» mi inventai sul momento.
«fa vedere» mormorò, cliccando alcuni tasti sul portatile, mentre allo stesso tempo guardava il mio video sul telefono.
ridemmo insieme, e continuammo a parlare mentre lui finiva di confermare il volo ed il pagamento.
distrarlo era stato più facile del previsto.
proseguivo a parlargli di stupidaggini varie e dopo poco anche l'ultimo tasto fu pigiato.
boom.
«finalmente!» urlò contento bill, ignaro di tutto.
lo abbracciai per mostrargli la mia "felicità" e poi chiamammo anche tom per raccontargli della conferma.
io me ne stavo in silenzio, mentre quei due festeggiavano.
«ve lo meritate, dico sul serio» esclamai.
«ti amo, bambi! grazie per averci supportato. sei la migliore» rispose tom, prendendomi in braccio e facendomi girare.
lo baciai e... proprio mentre sentivo le sue labbra sulle mie, sentii una strana sensazione.
senso di colpa.
vedere quei due gemellini così felici, senza che potessero sapere che il loro viaggio non sarebbe stato fra due mesi, ma fra quattro anni.
ero colpevole.
cosa cazzo avevo appena combinato?
e io dovevo essere la migliore?
avevo combinato un guaio... imperdonabile.
mi stavo pentendo amaramente della mia scelta, ma non potevo tornare indietro.
«bambi, perché sei così silenziosa?» mi chiese tom preoccupato.
«niente, solo che mi mancherete...» non era proprio una completa bugia, ma alla fine qualcosa dovevo pur dire.
«verrai a farci visita. poi quando faremo concerti qua ci sarai, noi verremo da te e così via. e soprattutto, io non smetterò mai di amarti. giuro, bambi.» dichiarò tom, facendomi sentire sempre più colpevole.
ho avuto un comportamento infantile e cattivo. estremamente cattivo.
e tutto questo, solo perché non avevo il coraggio di salutarli.
che persona di merda ero?
gustav e georg entrarono in casa kaulitz, dopo aver bussato e io non riuscivo più a sostenere la situazione.
«devo andare. divertitevi e siate felici del vostro risultato.» mi dileguai, senza ascoltare le risposte degli altri.
corsi verso casa mia e appena vidi mio fratello iniziai a sfogarmi.
«amby, cosa succede?» gridò adrian, mentre mi vedeva praticamente disperata.
io parlavo a raffica e lui continuava a seguirmi.
parlai, parlai e parlai.
«ti prego non dirlo a nessuno, ti prego.» lo implorai, dopo aver finito il mio racconto.
lui mi guardò basito e non disse una parola.
«sono i miei unici amici.e finalmente ho trovato una persona che amo! sai cosa significa? non ho mai amato nessuno!» urlai.
stavo impazzendo più del previsto.
«amby, stai calma. non lo dirò. siamo fratelli e complici, dopotutto.» mi sorrise lui, per poi stringermi in un caldo abbraccio.
mi scese una lacrima e lui me la asciugò.
«quanto sei cambiata... non piangevi davanti a me da secoli.» mormorò.
«io non sto piangendo. avevo solo qualcosa negli occhi» dissi fredda, ma lui rise semplicemente.
«neanche io voglio che se ne vadano. soprattutto bill» raccontò adrian.
«vi state sentendo in modo amoroso?» dedussi io.
«come cazzo fai a capire sempre tutto? sei troppo furba e perspicace, sorellina» mi complimentò lui.
«si vede lontano chilometri. e sinceramente preferirei non usare la mia astuzia per sabotare qualcuno solo per i miei più inutili capricci!»
mi rimproverai da sola.
«non é un "inutile capriccio", ti sei solo affezionata troppo a loro, in particolare a tom. poi, non sei riuscita a distinguere l'azione giusta da quella sbagliata, per via del tuo carattere ancora grezzo.» lo guardai male, nonostante mi stesse spiegando la verità.
«intendo dire che, il tuo cervello non ha mai avuto modo di provare delle emozioni per una persona, questo comporta delle conseguenze: non sai come gestirti!» disse, ed aveva... ragione.
«basta psicoanalizzarmi. ora é troppo tardi e non rivelerò mai di quanto successo.» dichiarai infine.
«io ho la bocca cucita. ma impara a non farti prendere da questi pensieri impulsivi.» mi consigliò, dandomi una pacca sulla spalla.
se ne andò in camera sua e io rimasi seduta in cucina.
a volte, quello che serviva veramente era un fratello maggiore.

spazio autrice
E NULLAAAA, questo é stato il piano di amber, nulla di troppo esagerato, ma al contempo qualcosa di imperdonabile, se venisse a galla.
ma adrian maturo e che fa ragionare bambi?😍😍
spero che il capitolo vi piaccia 💕
bambi comunque ha un IQ di 63926383 HAJANHABAHA
ci vediamo domani con la prossima parte! 🫶🏼
buonanotte cuori ❤️💗

incasinati - tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora