XI

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mi arrivò una notifica, era jay.
"ciao principessa, ti va di uscire?"
sorrisi leggermente, e risposi.
"k"
"ti vengo a prendere fra un'oretta?"
"k"
mi preparai. ormai mancava meno di una settimana all'inizio della scuola, e io non avevo più rivolto la parola a tom dopo la vacanza in italia.
bill invece mi scriveva qualche volta, e lo vedevo, insieme anche a gustav e georg.
in qualche modo, tom non c'era mai. probabilmente mi stava evitando, ma tanto meglio; non volevo avere a che fare con un bamboccio.

 probabilmente mi stava evitando, ma tanto meglio; non volevo avere a che fare con un bamboccio

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indossai delle converse malandate, e uscii di casa, salutando adrian.
mio padre aveva iniziato di nuovo a lavorare tanto, perché c'erano molto acquirenti per le case che vendeva. mi dispiaceva non vederlo molto spesso, ma comunque era una cosa da accettare.
appena jay mi vide, mi abbracciò, tenendomi per i fianchi.
«come fai ad essere sempre così bella?» disse, guardandomi negli occhi.
«anche tu lo sei» risposi, per poi salire sulla sua moto.
mentre guidava, teneva una mano sulla mia coscia.
non mi disse dove stavamo andando, ma si fermò in una casa, che presumendo era la sua.
«ti va di entrare?» chiese, e io accettai.
mi guardai intorno, e non c'era l'ombra di nessuno.
«principessa, mi piaci molto» rivelò, e io non sapevo bene come rispondere.
si sedette sul divano e aspettò una mia risposta.
«anche tu...» mormorai confusa, per poi sedermi a cavalcioni su di lui.
iniziammo a baciarci, finché non chiese l'accesso.
«ti volevo da troppo...» sussurrò, lasciandomi dei succhiotti sul collo.
mi provò a togliere la maglia, però io non volevo andare oltre.
«jay, non voglio farlo» dissi autoritaria, per poi alzarmi da lui.
«perché?» rispose, rattristito.
«non sono sicura di niente in questo periodo» dissi, intenzionata ad uscire da casa sua.
«va bene. scusa, rimani però» mi pregò.
annuii lentamente e mi sedei di fianco a lui.
«sei pronta per una relazione?» chiese cauto.
«possiamo provarci.» mormorai, stuzzicandomi le unghie.
mi avvicinò a lui, e io mi rannicchiai. jay continuava ad accarezzarmi, mentre rimanevamo in silenzio.
dopo qualche ora insieme, io volevo assolutamente andarmene. mi sentivo quasi senza respiro.
«quindi é ufficiale?» mormorò.
«direi.» lui mi salutò con un bacio e io me ne andai.
cazzo. ma lo volevo veramente?
corsi il più velocemente possibile verso casa, e incontrai bill fuori in giardino.
«hey am, come stai?» chiese.
«non so... bene, credo. tu?» risposi, tirando fuori una sigaretta.
«bene. ti va di uscire con gli altri stasera?» continuò.
«va bene.» dissi, muovendomi i capelli dietro le orecchie.
«aspetta un attimo. cosa sono quelli?» esclamò bill, indicando i miei succhiotti, per poi ridere.
«jay. ci siamo appena... fidanzati?» dissi insicura.
«cazzo! scherzi?» urlò entusiasta.
gli spiegai un po' la storia e di quanto io fossi non sicura di questa situazione.
«é bello, gentile e carino, ma...» non sapevo come continuare la frase.
bill non disse niente. neanche lui sembrava felice di questa relazione tra me e jay.
«se ti piace...» mormorò timido, per poi chiedermi una sigaretta.
non parlammo molto, probabilmente continuavamo a pensare entrambi.
dopo più di un mese senza vedere tom, comparse dalla porta del giardino.
mi si illuminarono gli occhi dalla bellezza. era perfetto. mi mancava vederlo.
«bill, dove sono le birre che hai comprato ieri?» chiese, ma appena mi vide, abbassò il tono di voce, quasi spezzandolo.
«bambi...» sussurrò.
non ci volle nemmeno un'istante che iniziò ad ispezionarmi il collo.
«con chi scopi?» vociò lui.
«con nessuno.» era la verità, jay aveva solo lasciato qualche segno.
tom mi guardò male e se ne andò via.
«posso dirti una cosa?» mi chiese bill gentilmente.
annuii lievemente.
«penso che jay non sia fatto per te»
«chi cazzo é fatto per me allora?! non capisco nulla» urlai. ero in confusione con me stessa.
«tom.» un nome. lo disse senza minimo ripensamento.
mi alzai dal divanetto del giardino e me ne andai dalla rabbia.
tom di qua, tom di là. non aveva fatto nulla se non farmi soffrire.
come poteva essere lui quello giusto per me?

tom's pov
volevo chiedere scusa a bambi, ma non trovavo le parole. era passato troppo tempo, e le mie scuse non penso che sarebbero state accettate.
mi sedetti per terra, mettendomi le mani tra i capelli.
entrò bill e mi vide.
«tommy. che ti prende?» chiese, sedendosi affianco a me.
«con chi sta amber?» dissi, senza rispondere alla sua domanda.
«jay, quello della vacanza» appena disse il suo nome, mi rivenne in mente quel coglione.
«perché mi chiedi sempre di lei?» scherzò bill.
«quella bastarda mi piace. e non poco.» sbraitai arrabbiato.
«finalmente l'hai detto» disse, alzando gli occhi al cielo.
«non voglio vederla con qualcuno che non sia io!» continuai, sempre più infuriato.
«sarà sempre così, se appena la vedi scappi.» aveva ragione. dovevo trovare un confronto. avevo ancora delle scuse da porgerle.

il primo giorno di scuola...
«amby, ti porto io» mi chiamò adrian dal piano di sotto, e io andai.
la relazione con jay andava. non andava bene, neanche male. andava e basta.

uscimmo di casa e vidi tom e bill

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uscimmo di casa e vidi tom e bill.
bill si avvicinò a noi, ma tom partì con il suo skate.
«ciao am.» disse, ma per poi girare lo sguardo mio fratello, che gli sorrise timidamente.
«piacere, bill» disse eccitato, porgendogli la mano.
mio fratello si presentò e poi loro due iniziarono a parlare.
non sembravano finire gli argomenti, e io decisi di lasciarli da soli.
«adrian, vado da sola. tu puoi conoscere meglio bill» dissi, per poi fargli l'occhiolino.
rientrai di corsa in casa per afferrare il mio skateboard, e poi partii.
raggiunsi addirittura tom, che era partito qualche minuto prima.
mi vide e si girò.
«ciao amber» ogni volta che mi chiamava, lo faceva con il mio stupido soprannome, ma questa volta non lo fece. mi ci ero affezionata.
non gli risposi lo stesso, anche se la voglia di parlargli era alta.
«sono felice per te... e... gay» ogni volta che parlava doveva mettere in mezzo qualche battuta, se no non era lui.
«si chiama jay.» dissi acida.
«secondo me gay gli si adatta di più.» scherzò e devo dire che fece ridere anche a me.
non parlammo, ma continuavamo a skatare insieme.
arrivati a scuola, vidi subito il mio ragazzo, che corse a baciarmi.
tom fece una faccia disgustata e se ne andò.
«siete tornati amici?» mormorò geloso.
«non finché non mi chiede scusa.» risposi, facendo spallucce.
«sei stupenda» disse, baciandomi.
io accesi una sigaretta prima di entrare e quando la finii stava per suonare la campanella.
jay era bravo a scuola e non si permetteva mai di arrivare in ritardo, quindi se ne andò, lasciandomi sola.
mi andava di fumarne un'altra, quindi presi di nuovo il pacchetto.
«bambi» sentii la voce insostituibile di tom.
«che ci fai qua?» chiesi, facendogli fare un tiro.
«volevo vederti.» disse seriamente.
«sai che non ho dimenticato?» risposi, guardandolo dritto negli occhi.
«per questo sono qua. per chiederti scusa...» mormorò, avvicinandosi lentamente a me.
«a mio modo, però...» mi sussurrò lussurioso.

spazio autrice
HEHEHEHE suspense 🤭
oggi pubblico di nuovo raga, non preoccupatevi non vi lascio così sul punto😍
vaffanculo jay, noi abbiamo il nostro tom BAHAHHAHAHA💓
a più tardi amori<3

incasinati - tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora