XXV

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tom's pov
uscii in balcone con il pacchetto in mano e guardai davanti a me.
non c'era.
una parte di me era contenta, un'altra invece voleva rivederla.
avrei dovuto dirle che saremo partiti in una settimana?
iniziai a fumare e notai la luce della stanza di amber accendersi.
forse stava per uscire?
perché volevo che venisse a parlarmi?
cosa non andava in me? perché insistevo così tanto per lei?
la luce rimase accesa e vidi il suo corpo da dietro.
stava aprendo il suo armadio e si stava per cambiare.
cazzo. questo non me l'aspettavo.
rimasi a guardarla, in fondo vederla un attimo senza maglia non sarebbe stata una gran differenza per me.
mentre però si stava togliendo il reggiseno cambiò angolazione, spostandosi verso un punto dove io non potevo vedere.
peccato.
tornai dentro e mi preparai per andare a letto.

amber's pov
aprii uno dei miei comodini.
vidi una lametta nascosta tra mille altre cose e la afferrai.
«l-lasciala. amber. posala.» pensai.
tremando, la rimisi al suo posto e corsi nel letto.
non lo avrei più fatto. l'ho giurato.
dormii bene quella notte. che sollievo.

la mattina dopo fu adrian a svegliarmi.
«hey amby. come sta la mia principessa?» mi mormorò, accarezzandomi la guancia.
«potrebbe andare meglio.» risposi, mettendo il broncio.
«ora io devo uscire con qualcuno, quindi ci vediamo più tardi, va bene?» mi disse. a me sinceramente non interessava.
annuii lievemente e lui lasciò la mia stanza.
io anche riuscii ad alzarmi, con molta fatica.
infatti, appena fui in piedi vidi per un attimo tutto nero, come se stessi per svenire da un momento all'altro.

 non volevo mostrare la mia pancia, quindi afferrai anche una felpa zip nera, che indossai subito

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non volevo mostrare la mia pancia, quindi afferrai anche una felpa zip nera, che indossai subito. alla fine c'era anche freddo.
presi anche il mio skate e uscii.
ovviamente ero sola.
gli unici che mi sopportavano erano loro quattro, ma io avevo ben deciso di comportarmi da pazza come mio solito.
presi anche una sigaretta e pensai ancora una volta a quella sera.
se solo mi avessero fatto spiegare...
non mi sarei giustificata, tanto non avrebbe funzionato.
ma avevo così tanti sentimenti da esprimere con loro, che se ce li avessi avuti davanti, sarei esplosa in un mare di parole.
non ero abituata a dire qualcosa, ad aprirmi o espormi, ma loro erano diversi per me.

mi dovevo rassegnare: con quel carattere che ho, nessuno mi sarebbe stato vicino.
era difficile da accettare, ma con gli anni sembrava essere sempre più chiaro.
dopo quel breve momento di contemplazione della mia vita, continuai a fumare e a skatare tra le vie attorno.
quando tornai a casa, andai a cambiarmi in qualcosa di comodo e mi sdraiai sul letto, prendendo anche qualche cosa da studiare.
che cazzata. ovviamente non riuscii a combinare nulla con lo studio.
misi la testa sotto il cuscino e mi addormentai.

le mie giornate non avevano più un senso. quando mi risvegliai era già sera, e la mia testa pulsava. avevo un dolore allucinante. misi la mano sulla mia fronte e sentii quant'essa fosse bollente.
non avevo forza di fare nulla, quindi chiusi di nuovo gli occhi, arresa.
tutto mi era troppo familiare.
stavolta non presi sonno, ma tornai indietro tra i miei ricordi.
tutto quello che stavo provando ora, lo provavo anni fa.
capii che nonostante tutto il lavoro fatto, ero ritornata in quella brutta fase.
ed era tutta colpa... mia?
se solo non avessi cambiato quella fottuta data.

incasinati - tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora