XXXIV

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quando tornai a casa dopo il mio primo giorno, non ce la feci a parlare con nessuno.
morivo di sonno, di fame e di tutto quello di cui si poteva morire.
appena adrian mi vide entrare dalla porta principale, mi corse incontro per parlarmi.
«per favore, domani.» sussurrai a mezza voce, per poi ignorarlo e salire in camera.
mi lavai e mi cambiai controvoglia, infine mi buttai sul letto, non volevo neanche fumare la mia solita sigaretta serale.
mi si chiusero gli occhi da soli e in men che non si dica stavo già nel mondo dei sogni.

mi svegliai la mattina dopo, ma prima del previsto. infatti, la mia sveglia era sempre puntata per le sette, mentre stavolta erano le sei. un'ora di sonno persa e il mio telefono stava squillando.
era strano, non sentivo la suoneria del mio cellulare da quando l'avevo comprato, perché era stato subito impostato sull'opzione "silenzioso".
strabuzzai gli occhi e provai a raggiungere il comodino con il braccio.
quando riuscii ad afferrare quel cazzo di telefono, lessi la scritta "tom".
risposi svogliatamente.
«mi hai fatto preoccupare! é tutto ieri che cercavo di contattarti» mi urlò.
sbuffai.
«non é che se un giorno non ti scrivo allora dono per forza morta» forse dovevo tranquillizzarmi...
«ah, quindi é colpa mia che sono in pensiero per te?» iniziò a dire arrabbiato.
ci mancava solo questa.
«no, mi fa piacere. sono solo un po' nervosa, stavo dormendo e non mi sono ripresa da ieri» mormorai, provando a calmarlo.
«scusami se ti ho disturbata, bambi. é colpa mia, sono solo molto affezionato a te.» si scusò, e io iniziai a sorridere. mi piaceva vedere una versione di tom un pochino più sdolcinata.
«lascia stare. volevo solo avvisarti di una cosa, dato che siamo qua.» dissi poi.
«sarò impegnata per tutto l'anno scolastico. ho veramente una faccenda importantissima da sbrigare» lo avvertii io, perché così non c'era bisogno che si preoccupasse per me.
«cosa?! tutto l'anno? e quando ci vediamo?» domandò con tono triste.
«nei weekend. e a scuola.» risposi fermamente.
«va bene. ma mi puoi gentilmente dire cosa stai facendo di così importante?» che palle. perché doveva così insistere?!
«ti ho già detto, devo aiutare mio padre» affermai, rimanendo però sempre vaga.
«che aiuti? puoi essere un attimo più specifica?» mi pregò lui.
«scusami tom, devo andare. ci vediamo a scola» dissi, dato che non volevo che scoprisse nulla.
era solo il primo giorno e mi rendeva già il gioco difficile. lui si lamentò, ma alla fine lo convinsi a chiudere la chiamata.
nonostante mi fossi svegliata prima del solito, non aveva più senso rimettermi a letto, tanto non mi sarei addormentata sicuramente.
quindi colsi l'occasione per prepararmi come si deve. mi feci la doccia, applicai i miei prodotti per il viso, mi lavai i denti, mi vestii, pettinai, truccai e tutto il resto. spesso non riuscivo a fare tutto, ma quella mattina mi sentivo più rigenerata.
il mio umore purtroppo scese di nuovo appena mi accorsi che dopo scuola sarei dovuta tornare in quel buco di centro tatuaggi, con un pazzo che mi comandava e con mille faccende al minuto.
non mangiavo da due cazzo di giorni, perché ieri pranzo non ce l'avevo fatta in tempo, la cena invece ero troppo stanca. per la colazione, non era mia abitudine.
stavo morendo letteralmente di fame, avrei potuto mangiare di tutto in quel momento.
quindi dopo che finii di prepararmi, scesi al piano inferiore per fare un pasto veloce.
c'era adrian che beveva il caffè e io lo salutai.
«'giorno. stai meglio?» mi chiese immediatamente.
iniziammo a parlare di tutto, ma io tralasciai la parte dove thomas mi palpava. non mi andava di raccontarglielo, perché se no mi avrebbe costretta a licenziarmi.
me la sarei cavata da sola.
poi lui disse di aver trovato un lavoro di cameriere.
«sabato e domenica liberi. il turno é solo dalle sette alle dieci.» tre ore? che culo.
«é un ottima scelta perché dato che é un ristorante, mangerò là la cena, e poi guadagno mille euro!» esclamò soddisfatto.
ero invidiosa. non solo guadagnava più di me, ma si sarebbe anche stancato meno! che affare.
mi congratulai con lui, ma io ero dubbiosa.
forse avrei potuto trovare di meglio di quel postaccio.
«a proposito, amby. domani io e bill usciamo, in una specie di... appuntamento, o almeno credo» mormorò timido.
io stavo mangiando dei biscotti e per poco non li sputai.
«cazzo adrian. sembra una questione seria. dichiarati, fai qualcosa!» gridai, contenta per lui.
mi sorrise e mi accarezzò i capelli.
«farò del mio meglio.»

«cazzo adrian, vado

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«cazzo adrian, vado. tom mi starà aspettando» lo salutai freneticamente.
uscii e vidi lui davanti alla porta.
appena mi notò corse a baciarmi, facendomi quasi cadere per terra.
risi e ricambiai il suo bacio.
«che cazzo eccoti. mi sei mancata» mormorò, togliendomi il cappello che stavo indossando.
«ce l'ho uguale. a me sta meglio» se lo mise sopra al suo altro, che era viola.
«mi rubi tutti i cappelli!» scherzai io, era vero. infatti, ogni volta che mi presentavo con uno, me lo prendeva e lo infilava nel suo enorme armadio.
«io posso rubarti i cappelli, perché tu mi hai rubato il cuore» mi disse, facendo una risata e un'occhiolino. sospirai e gli morsi il labbro.
«che palle che sei» sbuffai, e poi partimmo per scuola.
lui non fece nessuna domanda su ieri, e questo mi tranquillizzò.
«devo andare via appena suona la campana.» dissi, mentre la nostra conversazione continuava.
«ma cazzo quando mangi amber?» si lamentò lui.
«resisto fino a sera.» dissi delusa.
«no, sei pazza. se no dimagrisci e perdi le tette e il culo. no no sognatelo» mi rispose. era divertente come anche durante discorsi più importanti, dovesse aggiungerci una battuta o una frase per farmi arrossire.
amavo quella cosa di lui.
«apparte tutto, tu devi mangiare il pranzo. non mi interessa, troviamo un modo» ora era serissimo. mi guardava dritto negli occhi.
«non so, hai delle idee?» mugugnai.
«comprati qualcosa al bar scolastico» propose.
«ogni giorno? divento povera?» risposi sarcastica.
«ti compro tutto io, basta che mangi. bambi, non so cosa tu stia facendo in giro tutto il giorno, ma devi sfamarti. se no mi incazzo giuro» mi sgridò lui.
«no. non ne ho bisogno. chiudiamo qua il discorso» lui imprecò e si fermò con lo skate in mezzo alla strada.
«non mi sfidare. aspetta.» aprì il suo zaino e tirò fuori il contenitore della sua merenda.
me lo passò e al suo interno c'erano delle patatine e delle caramelle gommose.
«che salutare.» lo presi in giro.
«almeno mangi qualcosa oggi. finché non trovo una soluzione. tienili e mangiali, chiaro bambi?» mi disse, tirandomi su il mento, in modo che lo potessi guardare negli occhi.
«va bene. grazie per l'aiuto...» dichiarai infine, e lo baciai.
«non mi ringraziare. sei mia e mi devo prendere cura di te.» disse, facendo spallucce.
mi sentivo così amata e speciale...
lui colmava il vuoto dentro di me.
dopo aver chiacchierato per tutta la strada, ignorando completamente il fatto che fossimo in ritardo, arrivammo a scuola. entrammo in cossse senza bussare ed il professore ci guardò malissimo.
«prego, l'ora é iniziata dieci minuti fa» ci rimproverò con tono strascicato e controllando. il suo orologio di merda.
noi lo ignorammo, nessuno di noi aveva voglia di discutere con quel vecchio.
ci disse anche di togliere il cappello, solo che appena lo ascoltammo, tom iniziò a giocherellare con esso, buttandolo sulla testa della gente.
«la finite voi due?» gridò infastidito il docente.
io gli risi in faccia e continuai a giocare con i cappellini.
«rimetteteli, almeno quando li indossavate non facevate casino» borbottò infine.
le ore passarono veloci come un treno, in compagnia di quel chitarrista fallito.
mi dispiaceva quasi che le ore in compagnia sua fossero finite, ma non avevo tempo da perdere.
baciai un'ultima volta tom, salutai bill e corsi fuori scuola.

tom's pov
non me lo voleva dire cosa faceva? beh, lo scoprirò da solo.
mi fidavo tanto di lei, e ovviamente sapevo che non stava facendo nulla di male, ma mi sentivo una strana sensazione addosso, come se lei avesse bisogno del mio aiuto.
dopo che ci eravamo baciati, esperienza che ogni volta mi faceva impazzire, la seguii di agguato.
sarebbe stato difficile non farsi scoprire, ma l'importante era provarci.

spazio autrice
mhhh😋 tom scoprirà robe?? ma verrà al momento giusto oppure no?
una bella rima da scrittrice disagiata quale sono: tutta la storia si distruggerà, questo solo la scrittrice lo sa. HABHAHAHA OK BASTA STO ZITTA
va beh, ci vediamo domani con il prossimo capitolo🫶🏼🫶🏼❣️

incasinati - tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora