Capitolo 4

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Erano passati tre giorni dal loro patto e il drago, Cillian, qualunque fosse il suo nome, non le aveva più rivolto la parola. Il sole era già calato da un pezzo e un brivido che Rea non seppe spiegarsi le risalì lungo la schiena, come se qualcosa di terribile e malvagio stesse per accadere, lì o altrove non aveva importanza. Ormai aveva recuperato le forze già da un po' ed era stanca di aspettare: avrebbero agito quella sera. Rea guardò prima il tatuaggio rosso che partiva dal palmo della mano e che si estendeva sul dorso, poi lanciò uno sguardo furtivo al drago, ancora in catene. Aveva gli occhi chiusi, ma dubitava che stesse dormendo.

Rea odiava ammetterlo, ma il drago le serviva: le faceva comodo un compagno di viaggio forte e crudele, un immortale addestrato per uccidere, soprattutto ora che lei non riusciva a controllare le sue mutazioni come una volta. Non poteva permettersi la stessa sconsideratezza usata durante la fuga; non solo perché adesso viaggiava con qualcun altro, ma soprattutto perché le era servita un'intera settimana per rimettersi completamente in sesto. Attraversare metà Rilgasten in nove giorni, nella pelle di animali veloci senza né mangiare né riposarsi, era stata una pazzia.

Dopo tre anni a nascondere la sua natura, a fingersi una senzamagia, Rea si stancava con più facilità. Era un problema. Un problema enorme se Althran avesse scoperto che si trovava ancora nel suo regno; a quel punto, non avrebbe mandato solo due segugi a prenderla. Forse, non avrebbe mandato neppure loro, affidandosi a creature ben più pericolose e assetate di sangue. Rea si avvicinò al drago, picchiettandogli un dito sulla spalla con fare innocente. Adesso, però, anche lei aveva il suo bel guerriero a disposizione. Sogghignò.

«Sto riposando» fece scocciato Cillian, tenendo gli occhi chiusi.

«Mi sono stancata di aspettare» rispose lei, un sorriso divertito che si allargò quando il drago aprì gli occhi, l'ambra contornata di rosso che sembrava volerla divorare. «Tu no?»

«Potrei ucciderti appena libero da queste catene»

Rea gli afferrò una guancia, parlandogli come se fosse un bambino e non una macchina da guerra con secoli di vita alle spalle. «Ma non lo farai perché hai giurato di proteggermi»

«Ti ucciderò in modi che neanche immagini» bofonchiò lui, i canini appuntiti in mostra e uno sguardo di fuoco che avrebbe fatto fuggire chiunque. Rea invece gli pizzicò di nuovo la guancia, sorridendo divertita.

«Non ci riusciresti visto quanto sei vecchio»

Cillian ringhiò e Rea fece un passo indietro, alzando le mani in segno di resa. «Allora, drago» disse poi, un'espressione furba stampata in faccia «Sei pronto a scatenare il caos?»

«E tu cosa farai?» Cillian la guardò, circospetto, i capelli neri sulla fronte che gli indurivano i lineamenti già rigidi.

Rea gli si avvicinò di nuovo, mettendosi in punta dei piedi per liberarlo dalle catene. Affilò gli artigli, spaccando la prima manetta come fosse vetro. «Io ti guarderò e mi godrò lo spettacolo»

Passò alla seconda. La magia di Cillian si sprigionò nel carro e oltre, facendo tremare la terra, finalmente libera. Rea strabuzzò gli occhi, stupita, una folata di vento che la sbalzò contro la parete. Non riuscì a contrastarla, andando a sbattere con la schiena e non trattenendo un gemito di dolore. Il drago le fu subito addosso, come promesso. Il respiro di Cillian si mescolò al suo, due spanne di altezza a dividerli e una mano contro il muro, accanto alla sua testa. Rea mantenne il mento alto, uno sguardo di sfida che lo invitava ad ucciderla per davvero.

Erano vicini. Troppo. Per un attimo si sentì soffocare, come se l'aria non fosse più abbastanza per due. Le mancava spazio, i loro corpi che si sfioravano e i muscoli del braccio teso pronti a sfogarsi, a farle male. Gli occhi ambra di Cillian diventarono all'improvviso neri, le orecchie si allungarono, i capelli si fecero più lisci e lunghi. Althran. La puzza della paura, del terrore e della sofferenza si propagò in ogni angolo del carro. Cillian si allontanò di scatto, guardandola in modo diverso, e Rea tornò al presente, lanciandogli un'occhiataccia. Non era Althran, si ripeté, non era a Thornfell.

The Songs Of The Twin FlameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora