Rea si portò una mano al petto, cercando di calmarsi. Strinse gli occhi, concentrandosi sul respiro, che affannoso le mozzava il fiato e non le permetteva di inspirare abbastanza aria. Si sentiva soffocare, strozzare dagli abeti neri che la sovrastavano, punendola per ciò che aveva fatto. Aveva abbandonato Cillian. Era fuggita, nascondendosi nella foresta di Wychfirs, mentre i mostri, gli stessi che gli avevano strappato le ali con cieca brutalità, lo stavano accerchiando, attirati dalla magia che gli scorreva nelle vene e bramosi del suo sangue. Non si era più guardata indietro finché l'energia del drago non era esplosa, fuoco, ghiaccio e vento che avevano sbalzato via le bestie e portato lei ad atterrare tra le chiome degli abeti.
Cillian si era trasformato. Un fottutissimo drago senza ali aveva distrutto il suo corpo umano, spezzandogli le ossa e piegando i muscoli, scaglie di un nero lucente che brillavano d'ambra sotto i raggi del sole. Aveva bruciato i campi, radendo al suolo il villaggio vicino, lo stesso che fino a poco prima aveva protetto, e il cielo si era riempito di un fumo grigio e denso, quello delle sue fiamme. Nessun uomo era sopravvissuto alla sua ira, al suo tentativo di distruggere i mostri di Althran, ma allo stesso tempo nessuna bestia era morta, bruciata dal suo fuoco immenso e immortale; avevano anzi sfondato il muro di fiamme, le ali color petrolio a contrastare persino il vento gelido del nord. Cillian era stato sopraffatto.
Rea aveva visto i mostri attaccarlo insieme, strappargli la carne, mentre lui ruggiva feroce e cercava di ribellarsi ai loro artigli. Era rimasta fino alla fine, finché Cillian non aveva perso il controllo sulla sua vera forma e non era tornato umano, nudo e ricoperto di sangue, accasciandosi sul prato rosso. Era stato catturato dai restanti segugi, legato con pesanti catene e messo a tacere con un collare di ossidiana. Rea aveva assistito e non aveva fatto nulla. Si era limitata a guardare e a dargli le spalle, spiccando il volo prima che i segugi si accorgessero di lei e della sua fuga.
Non doveva importarle, si era ripetuta a lungo, lei lo odiava. Si era allontanata con quei pensieri in testa, ignorando le contrastanti emozioni che si agitavano nello stomaco e cercando di sopprimerle. Cillian l'aveva tradita, non doveva sentirsi in colpa per aver fatto lo stesso. Era furiosa con lui, lo era ancora. Allora perché diamine si sentiva così fuori di sé? Aveva il medaglione, doveva solo tornare a casa. Si guardò la mano tatuata, i filamenti rosso sangue che sembravano pulsare sotto la sua pelle, quasi a ricordarle il patto stretto con il drago. Rea strinse i denti e tirò un pugno alla corteccia di un albero, sfracellandosi le nocche. Non sentì dolore, non sentiva nulla se non quella strana e pesante sensazione nel petto. Rea urlò, scivolando con la schiena contro il tronco fino a terra.
«Ti odio» sbraitò «Ti odio, maledetto drago, ti odio!»
Avrebbe dovuto lasciarlo marcire a Thornfell. Avrebbe dovuto sperare che i mostri lo uccidessero, che non venisse catturato, che non fosse mai diretto alla città nera. Anzi, avrebbe dovuto lasciarlo su quel carro, liberarsi e proseguire di nuovo verso nord, come aveva pianificato fin dall'inizio. Rea strinse ciocche di capelli tra le dita, strizzando le palpebre con più forza. Aveva scelto la sopravvivenza e non Cillian, che male c'era? Aveva anteposto sé stessa al resto, come sempre. Perché allora si sentiva in quel modo, come se non avesse affatto scelto?
La sua era stata una scelta. Non aveva senso sentirsi in conflitto. Il drago non voleva il suo aiuto, era stato chiaro, e lei aveva rispettato la sua volontà. Raccontandosela in quel modo, era stato facile abbandonarlo al suo destino. La realtà era che Rea, per vendetta, aveva deciso di non intervenire, per semplice ripicca gli aveva negato il suo aiuto. Non avrebbero comunque avuto possibilità, e tra la fuga e Thornfell lei avrebbe scelto sempre la fuga, la vita, o piuttosto la morte.
«Piantala» Rea si schiaffeggiò. «Piantala immediatamente»
Non doveva avere ripensamenti. Lei non aveva mai ripensamenti. Cillian non avrebbe fatto eccezione, non poteva far eccezione. Non era nulla per lei, niente di niente. Solo uno stupido drago con cui avrebbe dovuto attraversare due regni, di cui ora avrebbe fatto a meno.
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The Songs Of The Twin Flame
FantasyRea e Failla non si conoscono, eppure le loro vite sono intrecciate l'una all'altra indissolubilmente. Come legate da un filo invisibile, si rincorrono infatti senza saperlo, pedine nelle mani silenziose degli dei, che sembrano aver deciso per loro...