Capitolo 21

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A Failla sembrava che la realtà si stesse muovendo a rallentatore. Vedeva le foglie cadere dagli alberi, rosse e arancioni, e sentiva la natura farsi silenziosa, intimorita quasi dalla minaccia delle bestie di Rilgasten. I nove segugi avevano abbandonato il portamento umano: le circondavano, girando loro intorno e ringhiando, bava bianca che scivolava dalle fauci spalancate e i denti insanguinati in mostra. Leilani guardava a destra e sinistra, in una mano la sua spada e nell'altra quella del segugio ucciso, le venature nere che attraevano i raggi del sole, ormai sorto, disegnando sull'erba riflessi di luce.

Failla strinse il ciondolo di Abel, chiudendo gli occhi. Le girava la testa e sentimenti non suoi si agitavano nel petto: rabbia, paura e qualcosa che non sapeva definire, vendetta, confusione, indecisione. Serrò le dita intorno al pugnale di Leilani, cercando di aggrapparsi alla realtà, mentre il ciondolo nell'altra mano si faceva più caldo. Sarebbero morte. Nessuno sarebbe arrivato, nessuno le avrebbe salvate. Era come quella volta, come la sera in cui i mostri di Althran avevano attaccato il castello, come quando Abel era stato trafitto davanti ai suoi occhi. Non c'era nulla che potesse cambiare la situazione. Quei segugi avevano sterminato un accampamento intero, ammazzando soldati addestrati oltre che gente innocente; Leilani sapeva combattere, ma era una senzamagia, ed era comunque sola contro nove belve assetate di vendetta. Non poteva farcela.

Iniziò a tremare. Leilani, davanti a lei, era in posizione, pronta a difenderle appena i segugi avessero attaccato. Ma era anche stanca, Failla lo poteva percepire, e come lei anche le bestie, che infatti avevano socchiuso gli occhi e allargato la bocca in un sorriso crudele. Leiliani raddrizzò la schiena, sentendosi forse schernita, e le vene in rilievo delle sue mani presero a pulsare.

«Avanti» le spronò, senza nascondere il fiatone. Nei suoi occhi chiari brillava la sfida.

«Hai fretta di morire, umana?» ghignò uno. Failla si girò, seguendo il suono della voce. Deglutì.

«Se devo morire, lo farò combattendo» rispose Leilani, dura «Ma forse voi segugi non sapete cosa sia l'onore di un soldato»

Un altro segugio rise, portando Failla a guardare alla sua destra, e aggiunse: «Ti accontentiamo subito, allora»

I due saltarono in contemporanea, uno dalle sue spalle, l'altro da davanti. Leilani si mosse rapida, spingendola da parte e brandendo le spade, consapevole del suo svantaggio e degli altri segugi che li osservavano divertiti. Failla non seppe cosa successe in seguito, ma le spade non cozzarono mai contro gli artigli delle belve. Lasciò il ciondolo all'improvviso perché bollente e come guidata da qualcuno, una forza più grande che non sapeva spiegare, si lanciò su Leilani, che cadde a terra. Magia non sua esplose, irradiandosi nel bosco: prima i due segugi vennero sbalzati all'indietro, poi una pesante onda d'urto li scaraventò contro i tronchi, facendo nel mentre arretrare tutti gli altri. Failla spalancò gli occhi, tremando di sorpresa, le lacrime incastrate tra le lunghe ciglia nere. Intorno a loro uno scudo azzurro cielo imperversava, dividendole dai segugi, magia pura e antica sprigionata dal ciondolo che lei portava al collo.

Leilani si rialzò, sconvolta, le lanciò una rapida occhiata e fischiò, sfruttando il momento di confusione generale. Failla percepì dalle ombre del bosco lo scalpito di forti zoccoli e presto Nyeleti irruppe nello scudo magico, nitrendo. Leilani gli saltò in groppa, rapida, porgendole poi la mano; Failla l'afferrò e si lasciò tirare su. Nyeleti non aspettò oltre. Si lanciò a capofitto tra gli alberi, verso est, il vento che sfrecciava contro e le chiome che si facevano più vicine, quasi come se i rami si stessero piegando in un inchino. Failla si voltò, latrati di dolore e lunghi ululati che dietro di lei rimbombavano feroci, distruggendo la pacifica quiete del bosco.

I segugi correvano a quattro zampe, non troppo distanti e veloci, eppure non riuscirono mai a raggiungerle. Non perché Nyeleti lo fosse di più, ma perché il bosco si era intromesso, vivo, e le stava proteggendo. Al loro passaggio, i rami si facevano più bassi e stretti, creando reti di intrecci e trappole mortali, e le radici perforavano il terreno, lame appuntite che presto si nutrirono di sangue nero. Volatili di ogni tipo si scagliarono in picchiata sui segugi, rallentandoli, ed esseri mai visti prima abbandonarono i propri nascondigli: folletti, pixie, sheoques e tanti altri ancora.

The Songs Of The Twin FlameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora