Capitolo 26

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Failla e Leilani si erano salutate con un caldo abbraccio prima di separarsi. Failla era rimasta fuori dai cancelli finché non aveva visto Leilani sparire nella notte, accompagnata da Callum e Reshka. Aveva stretto le redini di Nyeleti con forza, consolandosi nell'accarezzare il suo manto e la morbida criniera, poi si era voltata, consapevole che Leilani non si sarebbe più guardata indietro. Con un peso nel petto di cui Failla non riusciva a liberarsi, si era unita alla gente in fila, seguendo i soldati dentro i confini di Ariestria.

Superare le mura di diamante era stato come passare sotto le gambe di giganti colossali, tanto erano spesse e alte. La magia al loro interno si muoveva come impazzita, risvegliata da quella che scorreva nelle vene delle fate e degli umani da essa baciati; vorticava, disegnando cerchi irregolari sulla sua superficie, poi si rompeva in tante scaglie colorate, che percorrevano le mura fino a mescolarsi in sfumature sempre più chiare. Failla ne era rimasta incantata, almeno finché i suoi occhi non si erano posati sui territori interni al regno. Quelli erano di una bellezza mozzafiato, persino abbracciati dalla notte e illuminati solo dalle lucciole nei campi.

Nonostante Ariestria li avesse accolti senza lasciare nessuno indietro, Failla non si sentiva affatto tranquilla. Da quando era partita aveva uno strano presentimento e, ancora, quell'assurda sensazione di provare emozioni non sue. Non ne aveva parlato con Leilani, non le sembrava qualcosa di realmente possibile, però, mentre si lasciava scortare su quella strada sterrata e vedeva i campi coltivati e i fiori aprirsi al loro passaggio, sentiva di essere già stata ad Ariestria, di aver già percorso quella via. Failla non riusciva a smettere di pensarci.

Camminarono per due settimane, fermandosi per riposare in qualche villaggio di passaggio. La gente del posto non si fece mai vedere, chiudendo puntualmente finestre e imposte. Failla aveva percepito la paura provenire dalle case, la diffidenza nei confronti degli stendardi sventolati dalle guardie. La sua mente aveva iniziato a farsi domande su domande, senza mai trovare risposte soddisfacenti. Quel giorno erano partiti che ancora era buio fuori. Il suono dei passi dei cavalli e il tintinnio delle briglie si mescolavano al soffio del vento, mentre i soldati di Ariestria li sorvegliavano con attenzione. Nessuno di loro aveva mai cercato un confronto.

Failla si era chiusa in un silenzio riflessivo ormai da diversi giorni, parlando di tanto in tanto solo con Nyeleti. Le sembrava che il destriero potesse capirla, che solo lui, là in mezzo, potesse accettare la sua natura. Così se ne stava in disparte, limitandosi ad osservare i movimenti delle persone e quelli dei soldati. Ogni tanto si perdeva ad immaginare quelle che erano le loro storie, chiedendosi quali imprese avessero affrontato prima di arrivare al confine, poi puntava lo sguardo sui boschi lontani, oltre i campi e la strada, e si domandava se qualcun altro avesse notato gli occhi luminosi e curiosi che studiavano il loro passaggio, creature del piccolo popolo che si nascondevano di nuovo appena capivano di essere a loro volta osservati. Qualche volta Failla aveva osato alzare la mano in segno di saluto, ma inutilmente.

I fiori selvatici brillavano d'argento, riflettendo la luce della luna. Non doveva mancare molto all'alba perché l'orizzonte si stava già schiarendo. Failla non sapeva cosa aspettarsi una volta arrivata a Belval, se accoglienza o meno. Non sapeva cosa pensare, cosa fare dopo, dove andare. Si sentiva totalmente persa, abbandonata nelle mani di un destino che non era certa di voler conoscere.

Forse perché rimasta indietro rispetto al gruppo, un cavallo si staccò dalla carovana poco più avanti, raggiungendola. «Disturbo?» domandò il soldato, rallentando il passo del suo cavallo bianco.

Failla scosse la testa, non sapendo cosa dire. Lo guardò di sottecchi, studiandone il viso giovane e il modo in cui i capelli castani gli ricadevano sulla fronte, spettinati perché liberi dall'elmo. Aveva gli occhi scuri, di un caldo marrone, e sembrava piuttosto sereno nel parlarle.

The Songs Of The Twin FlameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora