Capitolo 41

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Quando Rea si svegliò la grotta era avvolta dalla nebbia. Si mise a sedere nell'immediato, in allerta, accorgendosi solo dopo dell'assenza di Cillian. Si guardò intorno, quasi in panico, poi notò la fasciatura alla gamba, dello stesso materiale di quelli che erano i suoi pantaloni. Se li era strappati per fermare il sangue, cercando di medicare per quanto possibile la sua ferita. Rea si alzò, ignorando la fitta di dolore che le attraversò la coscia e si fece largo nella foschia, strisciando la gamba destra verso l'uscita.

«Il drago tornerà» disse una voce annoiata. La sua voce.

Per Ulfr, stava accadendo di nuovo. Rea si girò di scatto, vedendo sé stessa, ancora quella brutta copia, seduta sulla roccia. Si guardava le unghie con un sorriso divertito stampato sulle labbra, consapevole che lei non fosse affatto contenta di quella visita.

«Cosa vuoi?» sbottò infatti «Sono tornata a Thornfell e ho salvato il culo al drago. Il patto di sangue è stato rispettato, mi pare»

L'Altra Rea rise, facendola innervosire. Se non avesse imparato quanto fosse inutile attaccarla, l'avrebbe presa per i capelli seduta stante, facendole sbattere la testa contro la pietra. Non le importava se si trattava di un dio o chissà cosa, quella nebbia fastidiosa doveva sparire. Subito. Soprattutto dal momento in cui osava assumere il suo meraviglioso aspetto.

«Sei così ingrata, Rea Feachar» cantilenò.

Ingrata? Le aveva solo mostrato quella dannata grotta, per Ulfr. E comunque Rea era piuttosto sicura che sarebbe riuscita a scovarla da sola, senza il suo maledettissimo aiuto. «Allora?» la spronò a parlare.

Era già stanca dei suoi giochetti. Aveva altro di cui occuparsi, come trovare quello stupido drago, ad esempio. Come gli era venuto in mente di lasciarla da sola e di gironzolare nelle sue condizioni? Forse Althran gli aveva fritto il cervello, quel poco che aveva, per intenderci. Lanciò un'occhiata verso l'ingresso della grotta, dove altra nebbia impediva alla luce di entrare. No, si rese conto, guardando più attentamente; il bianco ingannevole tingeva la notte, ma fuori era buio pesto. Dov'era finito Cillian?

«Non troverai ciò che cerchi dove ti stai dirigendo» l'Altra Rea scomparve, riapparendo a un soffio dal suo viso.

Rea digrignò i denti, trattenendo un mezzo insulto. «Non sto cercando niente» rispose. Era la verità. Lei voleva solo arrivare a Belval il prima possibile, consegnare alla sua regina quel dannatissimo medaglione e tornare a casa da Jadien. Prima però doveva raggiungere il punto indicatole da Yleesa, anticipando la seconda luna piena del mese. Un gran problema considerando che aveva perso totalmente la concezione del tempo; per quanto era rimasta svenuta? La luna era già sorta?

«Non consapevolmente, no» l'Altra Rea si avvicinò ancor di più. Gli occhi assunsero una sfumatura seria, quando aggiunse: «Vai a sud, Rea Feachar, e mi ringrazierai»

Rea alzò il mento, assottigliando lo sguardo. Come l'ultima volta poteva sentire il fiato freddo della nebbia sulla pelle, la vera essenza della sua imitazione che ghiacciava l'atmosfera intorno a lei. «Altrimenti?» la sfidò.

L'Altra Rea si limitò a sorridere. Non rispose, forse non fece in tempo. Così come un'ombra si proiettò all'entrata della grotta, svanì, portandosi la nebbia con sé. Era andata. Rea sperava per sempre.

«Adesso parli da sola, mutaforma?»

Rea perse ogni briciolo di pazienza. Si girò di scatto, affondando un pugno nello stomaco di Cillian, che preso alla sprovvista si piegò in due. «Questo è perché ti sei fatto catturare per salvarmi, razza di idiota»

Cillian fermò il secondo pugno con una mano, ma non la ginocchiata che lo colpì esattamente tra le gambe. Cadde in ginocchio, guaendo, e Rea si gustò quel suono come fosse uno dei pasti caldi preparati da Yleesa. «E questo, drago, è perché mi hai fatto preoccupare»

The Songs Of The Twin FlameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora