Failla non riusciva a non pensare a ciò che era successo quella notte. Con il libro ancora abbracciato al petto, era tornata nelle sue stanze, trovandole più fredde di come le aveva lasciate. La finestra si era spalancata e le tende svolazzavano all'interno della camera, portando con sé il vento salato del mare. Failla si era affrettata a richiuderle, infilandosi poi nel letto con mani e piedi ghiacciati. Si era addormentata poco dopo, in testa solo gli occhi insanguinati di Erwen Bethercourt.
Quel mattino, quando si era alzata, ad accoglierla c'era solo un gran mal di testa. Se non fosse stato per il libro, avrebbe creduto di essersi immaginata tutto, di non aver mai incontrato Erwen e di non aver mai visto i suoi occhi neri piangere sangue. L'aveva infatti incrociata nella sala dei pasti, durante la colazione, e dal modo in cui Erwen l'aveva ignorata, conversando con il padre e le altre fate di corte, Failla aveva quasi dubitato della sua mente, della traditrice che aveva prima rimosso i suoi ricordi e che ancora le causava un'immensità di problemi. Poi, però, tornando in stanza per sistemarsi, l'occhio era caduto sul comò, sul libro dalla copertina mattone: la storia di Math e Mania, gli dei gemelli, puniti da Essa per il loro amore incestuoso. Era stata proprio Erwen a raccontarle del romanzo.
Così, Failla aveva tentato di rimettere insieme i pezzi. Ancora in vestaglia da notte, si era seduta sui divanetti della terrazza, lasciando che la brezza marina le schiarisse le idee. Aveva ripercorso quella notte dall'inizio alla fine: lei che non riusciva a dormire, lei che si alzava e lasciava la stanza, lo sguardo delle guardie che la seguiva fino alla biblioteca, il custode che dormiva, il libro che le scivolava dalle mani, l'incontro con la fata. Avevano conversato normalmente all'inizio. Quando Erwen si era sentita minacciata? Perché di quello si trattava: Failla, senza volerlo, aveva minacciato la sua tranquillità.
Le aveva chiesto il motivo per cui si trovasse in biblioteca, se anche lei non riuscisse a dormire da quando giunta a Belval. Cosa la spaventava così tanto da non permetterle di chiudere occhio? Failla le aveva notate le occhiaie, così viola ed evidenti sulla sua pelle scura. Non dormiva da giorni, forse addirittura settimane. Aveva vissuto qualcosa di terribile lasciando Hazmor? Era la madre che la preoccupava? Failla, d'altronde, non la vedeva dal giorno del loro arrivo. Era malata? Poteva aiutarla?
Scosse la testa. Non era quello il punto. Non era quello che doveva capire. Si portò una mano sotto il mento, mentre si mordicchiava pensierosa una guancia. Erwen aveva iniziato a piangere sangue nel momento in cui l'aveva avvertita di stare attenta. Non erano al sicuro, aveva detto. Failla le aveva creduto, le credeva persino a mente fredda. Ma perché l'aveva avvisata? Perché i suoi occhi avevano preso a sanguinare? Non riusciva a capirlo. Si trattava di un incantesimo? Riguardava lo stregone? Alastair Caedmon poteva controllare le persone manipolando il loro stesso sangue, tutti lo sapevano, ma cosa aveva a che fare con Erwen Bethercourt?
Qualcuno bussò alla porta. Failla alzò le sopracciglia, confusa. Non aspettava nessuno. Si strinse nella vestaglia, maledicendosi per non essersi ancora cambiata, e raggiunse la porta. Quando la aprì, davanti a lei si trovava un ragazzino, le orecchie perfettamente arrotondate e il naso all'insù. Era la prima volta che Failla vedeva un umano nel castello; a pensarci, era la prima volta che qualcuno della servitù si lasciava vedere. Di solito, si accorgeva del loro passaggio solo grazie alle lenzuola pulite che trovava al suo ritorno, l'acqua fresca nella brocca e il profumo di lavanda nella stanza.
«Ciao» lo salutò Failla, piegandosi leggermente sulle ginocchia.
Il ragazzino sobbalzò, facendo un passo indietro. Aveva il viso in fiamme e le mani gli tremavano leggermente. Quanti anni poteva avere? Dodici? Massimo tredici? A Failla si strinse il cuore. Aveva paura di lei? Dal modo in cui alzò lo sguardo, fissandole prima le orecchie a punta e poi la schiena, ne ebbe la conferma. Era la stessa diffidenza che aveva visto in Leilani. Ci rimase un po' male.
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The Songs Of The Twin Flame
FantasyRea e Failla non si conoscono, eppure le loro vite sono intrecciate l'una all'altra indissolubilmente. Come legate da un filo invisibile, si rincorrono infatti senza saperlo, pedine nelle mani silenziose degli dei, che sembrano aver deciso per loro...