Capitolo 18

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I mostri di Althran erano mutati. Rea non riusciva a schiodarsi dalla finestra, al di fuori le bestie alate che volavano sul villaggio e scendevano in picchiata per afferrare il bestiame. Lo portavano poi nel cielo, dove a gruppi di due o tre se lo contendevano, strappando la carne e le budella delle bestie ancora vive. Dall'alto cadevano fiotti di sangue, pioggia rossa che tingeva i campi di vermiglio e cremisi, e versi lunghi e striduli cantavano incessantemente, affamati.

«Non hanno attaccato il villaggio» si rese conto, le orecchie da lupo che ascoltavano le persone rifugiarsi nelle case e serrare porte e finestre.

«No» confermò Cillian. Si allontanò, guardandosi intorno. «Credo siano solo di passaggio»

Rea lo fissò di sottecchi. Stava studiando il piccolo casolare, i mobili coperti da uno spesso strato di polvere, e teneva le braccia incrociate, come a capire cosa fare. Si trovavano in un vecchio salottino, poltrone dai cuscini strappati e piume dappertutto; c'era anche una cucina, pentolini incrostati e piatti rotti che tappezzavano il pavimento di legno. Al loro minimo passo il casolare scricchiolava, sembrando prossimo a cadere.

«Potremmo stare qui» propose il drago «almeno finché non se ne andranno»

Rea annuì, staccandosi dalla finestra con difficoltà. Sarebbe rimasta tutto il tempo a fissare l'esterno se non si fosse trovata d'accordo con Cillian. I mostri stavano tornando a Rilgasten, dal loro padrone; non nutrivano alcun interesse per loro, non sapevano chi fossero e cosa lei portasse al collo. Era dei segugi che doveva preoccuparsi, però...

«Quei mostri sono mutati, per Ulfr» sbottò «Come diamine è possibile?»

Cillian socchiuse gli occhi. «Non lo so»

«Hanno fottute ali di drago attaccate alla schiena»

«Lo so» rispose brusco.

Rea ripensò a quanto visto nelle segrete, rabbrividendo. «Prima ve le hanno strappate» comprese, vedendo il viso di Cillian indurirsi. Non le importava se dicendo quella verità potesse ferirlo. «e poi dai Monti Athos hanno cambiato rotta, andando a sud. Althran deve avere conquistato così Ellult»

Il drago non rispose, lo sguardo cupo, e Rea non trattenne un sospiro scocciato. Gli diede una spallata prima di superarlo ed entrare nella cucina. Sapeva che Cillian avesse alzato gli occhi al cielo, così come sapeva che la stesse seguendo, silenzioso come solo lui poteva essere. La cucina era strettissima, molti scomparti aperti con gli sportelli degli armadietti penzolanti e un tavolino in legno attaccato alla parete, le sue gambe che a stento lo mantenevano in piedi perché mangiate dai tarli. Rea si arrampicò sui mobili più stabili, curiosando tra i pensili.

«Cosa stai cercando?»

Lo ignorò, sorridendo nel sentirlo sbuffare, e si girò verso di lui solo quando la sua mano incontrò una vecchia bottiglia impolverata. «Alcol per sopportarti» ghignò, soddisfatta.

«Servirà più a me, allora» borbottò Cillian. Si era appoggiato alla colonna portante, le braccia conserte e il sopracciglio alzato. Era terribilmente sexy in quella posizione.

Rea scosse la testa, facendogli il dito medio, e il drago roteò gli occhi ambra, apparentemente infastidito. Tornarono nel salottino, sedendosi per terra, entrambi con lo sguardo puntato sugli spiragli degli assi di legno, dove le bestie alate si scorgevano ancora volare nei cieli e appollaiarsi talvolta sui tetti del villaggio. Rea si scolò un primo lungo sorso, lasciando poi cadere la testa sulla poltrona dietro di lei.

«Vacci piano, mutaforma» la sgridò Cillian.

«Fatti gli affaracci tuoi, drago» Rea fece un secondo sorso, ignorando il bruciore lungo la gola e tenendo gli occhi fissi nei suoi in un atteggiamento di sfida.

The Songs Of The Twin FlameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora