Capitolo 34

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Non aveva un piano. Nemmeno uno, nemmeno mezzo. Rea trascorreva le giornate a fissare il castello di Thornfell, la montagna su cui sorgeva e il ponte di roccia nera che lo collegava alla città. Se chiudeva gli occhi le sembrava di sentire le urla delle prigioni rimbombare nelle profondità del precipizio, chiamarla a gran voce, pregarla di ucciderli tutti. Odiava essere tornata in quel posto. La notte si svegliava gridando, scalciando le coperte, a volte vomitava. Da quando aveva messo di nuovo piede nelle prigioni, le sembrava di essere tornata indietro, la stretta morsa di Althran che non la lasciava andare. Vedeva le ombre strisciare fino al suo letto, allungarsi come tentacoli verso il suo corpo, infilarsi nella sua gola fino a farla soffocare. Quanta gente Althran aveva piegato in quel modo? A Rea era bastato vederlo all'opera per averne paura. La sua magia era qualcosa di terrificante, oscuro, malvagio; nessuno era più lo stesso dopo averci avuto a che fare.

La porta d'ingresso venne aperta all'improvviso, richiudendosi in un tonfo. Aria fredda le punzecchiò i piedi nudi, facendola rabbrividire. Rea sussultò.

«Non puoi più restare qui» la voce di Yleesa suonò schietta, sbrigativa.

Rea si girò a guardarla, un groppo alla gola. «Cosa è successo?»

Yleesa era stata al mercato quel mattino, qualcuno o qualcosa doveva averla messa in allerta. Non le rispose, lasciando che il cesto pieno di verdure si trasportasse da solo verso il tavolo. Mosse poi la mano, facendola girare su se stessa, e una delle boccette vuote si sollevò all'improvviso dallo scaffale della cucina, il tappo a mezz'aria che si infilò nel suo collo appena le sue dita si chiusero intorno alla fiala.

Yleesa la raggiunse a passi svelti, sul viso un'espressione indecifrabile. «Ogni parvenza del tuo odore è sparito dalla casa. Usalo per depistare i segugi» le diede la boccetta, che a Rea continuava a sembrare vuota.

«Mi hanno fiutata?» domandò ancora, staccandosi dalla finestra e serrando le tende.

«Non lo so, ma c'è agitazione in città»

«E quindi mi vuoi fuori dai piedi per sicurezza» capì.

Yleesa sospirò pesantemente, arricciando le labbra. «Te l'ho detto che non ti avrei aiutata»

Era vero, Rea non poteva nemmeno prendersela; era stata piuttosto chiara fin dall'inizio e poi sapeva che fosse solo preoccupata per Irabelle. Yleesa l'avrebbe sempre messa al primo posto. La fissò negli occhi argentati, indurendo la voce. «Il medaglione?»

«Alla seconda luna piena del mese lo troverai dove concordato» fece la strega, stizzita «Adesso possiamo considerarci pari»

Rea ghignò. «Prometto che non mi vedrai per un po'»

«Spero di non vederti mai più, piuttosto» ribatté Yleesa, roteando gli occhi, le labbra però piegate verso l'alto. «Libera il tuo innamorato, Rea Feachar, e magari tieniti lontana da Thornfell la prossima volta» la prese in giro, aprendole la porta di casa.

«Quando si sveglierà, ringrazia Irabelle da parte mia» rispose Rea, sincera. «E te lo ripeto, non è il mio innamorato!» sbottò poi.

Yleesa rise di cuore, cacciandola con la mano. «Sparisci dalla mia vista, scarafaggio che non sei altro»

Rea non riuscì a trattenersi dal farle il dito medio, pentendosene quasi nell'immediato. Così come vide il viso di Yleesa cambiare, si costrinse a rimediare con un sorriso. «Addio Yleesa»

Si infilò allora la boccetta in bocca e mutò in uno dei mostri pipistrello di Althran, volando verso le torri. Paradossalmente, le faceva più paura la reazione della strega delle creature appollaiate sul tetto del castello; sapeva che Yleesa, su di lei, avrebbe sempre avuto la meglio.

The Songs Of The Twin FlameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora