Capitolo 32

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Doveva ammetterlo: vivere nel palazzo di Belval non era così male. C'erano giardini stupendi, immense biblioteche, una vista sul mare pazzesca. Per non parlare degli abiti che ogni mattino e ogni sera le facevano trovare sul letto a baldacchino, di tessuti così morbidi e pregiati che Failla si sentiva una vera principessa. Si lisciò il vestito verde acqua, guardandosi allo specchio per l'ennesima volta. Il sole di Ariestria aveva baciato le sue guance, che da giorni avevano assunto un colorito rossastro. Failla aveva raccolto i capelli per metà, lasciandoli sciolti ma facendo in modo che viso e orecchie fossero ben visibili. Aveva deciso di smetterla di nascondersi. Nessun commento sulla sua natura le avrebbe più fatto cambiare idea.

Prese un bel respiro e si voltò, lasciandosi alle spalle la sua stanza, così grande da assorbire un enorme bagno privato e un salottino. Failla avrebbe voluto condividerla con Leilani, anche solo per riempire quei silenzi che ormai facevano parte della sua quotidianità. Conversare con qualcuno del posto si era rivelato difficile in quei giorni, soprattutto con gli occhi del sacerdote sempre addosso; Alastair Caedmon non mancava mai di ricordarle di essere costantemente osservata. Failla attraversò i corridoi luminosi del castello, sorridendo a chiunque si perdesse a guardarla troppo. Sapeva che il motivo non fosse il meraviglioso abito dalle maniche vaporose né i gioielli argentati che, nella loro semplicità, la facevano risplendere. A volte, l'assenza di ali sulla schiena pesava davvero. Avanzò, individuando tra le nobili fate di Ariestria il visconte di Hazmor e la sua famiglia.

Di coloro giunti nel regno, erano gli unici a cui Esme Oakmane avesse permesso di vivere a palazzo, con tutti gli agi possibili e immaginabili. Scappata dalla contea di Fiachra appena saputo di Seymour, la famiglia Bethencourt era fuggita verso sud a cavallo, dopo che le navi nel porto di Hazmor erano tutte misteriosamente bruciate. Failla aveva ascoltato le loro parole con attenzione, aspettando il verdetto della regina e preoccupandosi più che mai per Leilani. Come stava andando il suo viaggio? Era riuscita a salpare per il continente orientale?

Failla raddrizzò la schiena, ampliando il sorriso nel notare il modo in cui Fanron, la fata dai capelli brizzolati e la barba scura, piegò leggermente il capo dopo la gomitata impercettibile della figlia, Erwen. Non si assomigliavano per niente, il padre troppo alto ed Erwen troppo bassa. Se Fanron era poi smilzo e cadaverico, con due grandi occhi viola, la figlia aveva invece guance piene e tonde, capelli di un nero petrolio e occhi tanto scuri da sembrare pozzi senza fondo. Anche la sua pelle non era pallida come quella del padre, ma di un meraviglioso mulatto dorato. Doveva somigliare alla madre, anche se mai l'aveva vista senza velo; a pensarci, non la vedeva dal giorno del loro arrivo a Belval.

Failla li superò, senza nascondere un moto di soddisfazione. La regina le aveva dato l'opportunità di scegliere del loro destino, visto che si trattava di cittadini di Ellult, e il visconte Bethercourt le si era gettato ai piedi nell'immediato, chiedendo perdono per gli avvenimenti accaduti fuori dalle mura. Non aveva mai capito prima cosa significasse davvero essere una Ashammer; Failla non poteva negare che le piacesse. Si era sentita potente, temuta, importante. Ma per quanto quella sensazione le fosse strisciata sotto la pelle come un serpente tentatore, non si era sentita amata, voluta, apprezzata. Ciò che lei desiderava veramente. Così, alla fine, Failla li aveva perdonati senza pensarci troppo, conscia che altrimenti avrebbe vissuto con un inutile peso nel petto. Non ne voleva un altro.

Arrivata nei giardini, i raggi del sole le fecero socchiudere gli occhi. Come per ogni altro ambiente del castello, anche lì sfarzo ed eleganza si intrecciavano: mattonelle bianche tracciavano percorsi diversi, guidando i visitatori verso le fontane dalle forme più disparate, statue di sirene e ninfe da cui l'acqua zampillava incessante. Le aiuole di fiori colorati erano curate fino all'estremo, il profumo di rose che inebriava l'aria circostante. Al di là, oltre il chiostro sotto cui nobili fate si ritrovavano a spettegolare, la terrazza si apriva in tutto il suo splendore, affacciandosi sul mare. Failla la raggiungeva sempre all'alba, quando si svegliava troppo presto e non riusciva a riaddormentarsi, per vedere il sole sorgere e tingere il cielo di sfumature rosate. Le piaceva la brezza salmastra, così come guardare le navi lontane e perdersi nei suoi pensieri, costruendo una storia per ogni puntino che avvistava.

The Songs Of The Twin FlameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora