Capitolo 18 - Champagne e... Bellini

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Il basso fischio delle turbine copriva in parte il parlottio dei passeggeri. In prima classe le hostess erano già passate a controllare che tutto fosse a posto e di lì a poco l'aereo sarebbe decollato alla volta di Helsinki.

Michael Berger bevve assorto il suo calice di champagne.

Quel viaggio di lavoro lo portava via da Vienna e quindi era benvenuto. Aveva trovato un nuovo appartamento, ma era ancora pressoché vuoto e le serate solitarie passate a leggere o a fissare la città attraverso le grandi finestre del soggiorno finivano col lasciargli un retrogusto malinconico che lo portava a ricordare bei momenti passati, quando era giovane, appena sposato, e Helena non si era ancora trasformata in quel mostro che l'aveva portato di fronte a tre avvocati.


Una bella hostess mora lo informò che doveva allacciare la cintura. Non c'era molta somiglianza, ma lo fece pensare a Miss Bellini.

Il mese di luglio da poco trascorso era stato forse il periodo più piacevole di quell'ultimo anno e il merito era principalmente della bella e impertinente Lisa Bellini. Era ribelle, sempre pronta a provocarlo, ma tutti i loro diverbi lo avevano tenuto occupato e c'erano poi dei piccoli momenti assieme che ricordava con piacere.

Riguardo al loro rapporto lavorativo si era domandato più volte cosa lo avesse portato a farle quell'assurda proposta. In tutta la vita non aveva mai fatto niente di nemmeno lontanamente simile. Si era detto che quella temporanea follia potesse essere attribuibile alla sua condizione mentale per il divorzio con Helena. Forse aveva trasferito su Lisa Bellini la conflittualità con l'ex moglie. Era quasi sicuro che ci dovesse entrare qualcosa l'estate trascorsa a casa di suo nonno Adrian trent'anni prima. Con tutto quel materiale su cui lavorare uno psicologo ci sarebbe andato a nozze.

In ogni caso, quale che fosse l'origine di quella follia, era stato offensivo nei confronti della ragazza e indegno di lui. Era stato anacronistico, barbaro e, continuava a ripeterselo, passibile di denuncia penale. Eppure l'aveva fatto.

Il carattere caparbio, a tratti irresponsabile, di Miss Bellini aveva poi moltiplicato le occasioni in cui riprenderla.

E lui l'aveva fatto. Ogni volta.

Si guardò la mano sinistra, la mano con cui aveva sculacciato Miss Bellini e ancora si domandò se oltre all'intento disciplinare ci fosse stato altro. Non era cieco, aveva notato l'avvenenza della ragazza.

Sulle scale aveva lasciato che rimanesse in biancheria, non le aveva permesso di coprirsi e quando lei in cucina gliel'aveva rinfacciato si era sentito in difetto. L'aveva fatto solo per punirla o c'era stata della compiacenza? Provava attrazione per la ragazza? Subito dopo ricacciò quel pensiero con forza. Miss Bellini aveva almeno vent'anni meno di lui.

Era stata una follia ma si era conclusa, per fortuna senza contraccolpi, e lei ora era parte del passato.


Il fischio delle turbine salì d'intensità e l'aereo iniziò a rullare sulla pista. Chiuse gli occhi ripensando a quando l'aveva trovata sul ciglio della strada dopo l'incidente, a come l'avesse provocato deliberatamente per farsi punire. All'inizio l'aveva assecondata per darle ciò che chiedeva, espiazione contro la paura, una sorta di catarsi, ma quando aveva iniziato a sculacciarla si era reso conto che anche lui ne aveva bisogno. Era arrabbiato con lei per come avesse rischiato di farsi male. Era stato come per l'episodio della scala, anche quella volta l'aveva sculacciata più per la paura di cosa le sarebbe potuto succedere che per disciplina.

Non poteva negare di essersi affezionato a lei. Ma niente di più, si ripeté.


Due ore più tardi la stessa hostess lo svegliò comunicandogli che erano appena atterrati. Riaccese il cellulare e fece subito il numero del suo ufficio.

«Buonasera Helga, sono appena atterrato e prevedo in due, massimo tre ore di essere all'hotel. Avverta il mio contatto che domani mattina alle 8 potremo iniziare con le ispezioni.»

«Benissimo Mr Berger. Fatto buon viaggio?»

«Sì, ho dormito per l'intero volo.»

«Non so come faccia, ho sempre trovato gli aerei uno tra i posti meno comodi per dormire.»

«Per quanto mi riguarda basta chiudere gli occhi e il gioco è fatto. Ha dei messaggi per me?»

«Sì, Herr Koller vuole parlare con lei non appena avrà fatto tutti i rilievi preliminari. Sul piano di aggiornamento presentato ho ricevuto il benestare della Fastnerr a procedere. Ci sono poi un paio di persone che la cercano, ma che possono benissimo aspettare il suo ritorno e infine ho bisogno del suo benestare per la Coolfer. Il nome che mi hanno segnalato non è lo stesso a cui abbiamo spedito l'ultimo assegno.»

«Non credo di seguirla.»

«La Coolfer è l'agenzia italiana che si occupa delle sue domestiche. Prima di partire mi ha chiesto di occuparmi del suo ritorno in Italia a settembre e io ho fatto le solite telefonate tra cui quella alla Coolfer. Mi hanno mandato un nominativo, ma non corrisponde a quello della signorina Bellini a cui ho fatto pagare lo stipendio di luglio. Ha deciso lei di non avvalersi più della signorina? Non ho trovato nessun appunto in merito.»

Sentire il nome di Lisa Bellini uscire dalla bocca di Helga fece uno strano effetto a Michael, come se l'avesse appena sorpreso a fare qualcosa di sbagliato, poi giunse il concetto che se voleva poteva riassumerla.

«No, anzi, faccia esplicita richiesta della signorina Bellini.» Lo disse di getto, prima di riuscire a decidere se fosse o meno una buona idea. «Dica loro che non accetterò altri nominativi.»

«Come desidera. Le invierò un resoconto della corrispondenza e un aggiornamento dell'agenda prima di sera.»

«Grazie Helga, impagabile come sempre.»

Riattaccò e guardò il cellulare, pensando a quello che aveva appena fatto. Non era certo che fosse la cosa giusta. Valutò di richiamare Helga e cambiare le sue disposizioni, ma non lo fece.

Il pensiero tornò al luglio appena trascorso.

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