Capitolo 66 - Oltrepassare i limiti

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Lo sci era entusiasmante proprio come ricordava. Aveva quattordici anni l'ultima volta che aveva fatto una settimana bianca con i suoi e da allora non aveva più avuto modo di tornare; era subentrata la ribellione, la netta frattura nei rapporti quando aveva lasciato la scuola, quando l'aveva fermata la prima volta la polizia. Rendersi indipendente le era costato rinunciare alla sicurezza economica a cui era abituata, aveva dovuto stringere i denti e iniziare a guadagnarsi da vivere come poteva. La settimana bianca era diventata un lusso non più accessibile, ma non aveva mai rimpianto quel sacrificio in nome della libertà.

Lisa si fermò con una rapida sterzata a mezza discesa voltandosi per aspettare Michael, tornando a guardare soddisfatta come le stava bene il coordinato pantaloni giacca lilla e bianco trovato tra le offerte a saldo nel negozio. Quando lui la raggiunse lei ripartì subito. Non smetteva di apprezzare la sua espressione: un misto di preoccupazione e rimprovero per quanto fosse spregiudicata, soprattutto dopo il rovinoso ruzzolone che aveva fatto durante la prima discesa.

Un po' lo stava provocando, ne era consapevole. Voleva che fosse arrabbiato. Michael aveva detto quella cosa sul capodanno la sera prima e da allora l'idea della punizione che la attendeva era costantemente nei suoi pensieri. Immaginava che Michael gliel'avesse preannunciata per farle vivere l'attesa come parte della punizione e funzionava dannatamente bene, ma in un modo che Michael certo non immaginava. Voleva quella punizione, ne aveva bisogno e sapeva di meritarsela. Sapeva anche che, per quanto Michael l'avesse punita, non sarebbe stato abbastanza e farlo arrabbiare era un modo per avere una punizione più dura.

Si affiancarono in coda all'impianto di risalita.

«Vai troppo veloce per il tuo primo giorno, dopo anni che non scii» le disse quieto Michael, ma percepì la tensione nervosa nella sua voce.

«Suvvia, sono caduta è vero, ma solo una volta e poi indosso questo stupido casco da imbecille.»

Al nolo sci avevano discusso. Lei non intendeva mettere il casco, ma poi aveva ceduto per farlo contento.

«Lisa non ti conviene farmi arrabbiare.»

«So già quel che mi attende stasera, lasciami almeno divertire.»

«Quello che ti attende può sempre peggiorare» disse lui scoccandole un'occhiata carica di sottintesi, e sotto quello sguardo severo Lisa sentì un brivido risalirle la schiena.

Continuò a tirare la corda, in parte perché si stava divertendo come una matta a filare giù una pista dopo l'altra, in parte deliberatamente per provocarlo. Quando finì col fare un secondo ruzzolone a causa di una discesa un po' troppo audace seppe di aver appena oltrepassato il limite. Lui si fermò a controllare che non si fosse fatta male, la aiutò a rimettere lo sci perso nella caduta poi, senza una parola la superò, segnando il passo della discesa e indicandole quale impianto prendere. Stavano tornando indietro.

«Non andiamo a pranzo in quel rifugio che ti era piaciuto tanto?» gli domandò, adesso lievemente pentita di aver esagerato. «Prendiamo quell'impianto là, una discesa e la seggiovia dopo ci porta al rifugio, mangiamo, sciamo un altro po' e poi torniamo a casa.»

«Torniamo a casa adesso» stabilì lui irremovibile, non si voltò neppure a guardarla.

In silenzio imboccarono la via verso le ultime tre discese che li avrebbero riportati alla porta della baita. Una parte di Lisa si sentiva in colpa per aver fatto così arrabbiare Michael e aver rovinato la giornata di sci, ma l'altra parte, quella insofferente verso ogni forma di controllo e imposizione, quella che l'aveva spinta a fare tante cazzate nella sua vita, stava montando sempre più contro l'autorità che la portava via dal divertimento. Michael aveva già detto che l'avrebbe punita, non c'era bisogno che per un paio di stupide cadute lui mettesse su quel muso e facesse perdere loro mezza giornata di sci.

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