Capitolo 81 - Tradimento

262 18 13
                                    

Helga era piuttosto soddisfatta del suo lavoro. Il poco che poteva fare, promesso a Lisa, era stato in realtà una dodici ore non stop di attenta sorveglianza. Per tutto il giorno si era sincerata che l'ufficio rigasse dritto. Con discrezione, era stata presente ovunque, coprendo palmo a palmo i passi di Michael, sempre pronta a coprire ogni minimo accenno alla storia di Lisa. Non reputava i sottoposti di Michael così stupidi da tirare fuori la storia con lui presente, ma non intendeva nemmeno dare per scontato che qualcuno non commettesse una leggerezza. Un battutina sopra le righe o un bisbiglio alle spalle avrebbero potuto mettere Michael sull'attenti e provocare il disastro. Mancavano meno di cinque ore al suo incontro con Lisa e doveva arrivarci, rilassato e, soprattutto, ignaro del video.

Quando, alle diciassette e trenta, Michael aveva finalmente varcato le porte del suo ufficio per le ultime telefonate prima di lasciare l'ufficio, Helga aveva tratto un sospiro di sollievo. Non erano previsti più contatti con i sottoposti per quel giorno, quindi niente più rischi di sapere del video.

Alle diciotto Helga raccolse gli incartamenti da sottoporgli. Era l'ultima cosa che voleva fare: entrare nel suo ufficio e tediarlo con sterili problemi di organizzazione e logistica. Erano altri i problemi che lo attendevano nel fine settimana e lei non poteva fare a meno di sentirsi in colpa per doverglielo nascondere.

Fu quasi sollevata quando vide Herr Franz Koller uscire dall'ascensore. Era stato il mentore di Michael, ora suo diretto superiore nonché uno dei suoi più cari amici. Se lui doveva parlare con Michael, lei poteva rimandare di un altro po' il loro ultimo faccia a faccia della giornata. Era la prima volta da quando lavoravano assieme che si trovava a cercare di evitare Michael. Tutta colpa di Lisa e delle sue levate di ingegno, pensò stizzita.

«Buona sera Franz» gli sorrise, fermandosi nel corridoio.

«Buona sera Helga» sorrise Herr Koller, ma non aggiunse altro.

Un po' delusa, Helga lo guardò tirare dritto verso l'ufficio di Michael. Da quando si conoscevano Franz non perdeva occasione per scambiare qualche parola con lei. Niente che avesse a che fare il lavoro, il loro era un costante duello verbale, un effervescente pungersi e carezzarsi con le parole. Era evidente a entrambi che non fosse niente di serio, ma a lei non spiaceva farsi fare un po' di corte ogni volta che lui scendeva al settimo.

Tornò a sedersi alla scrivania, riordinando soprappensiero i fascicoli a cui stava lavorando. Giusto per sicurezza, si soffermò a guardarsi riflessa nello specchio nascosto nel secondo cassetto. Era tutto a posto. Come sempre, pensò con una punta di compiacimento.

Cosa mai poteva essere successo da far desistere Franz anche solo da una singola frecciatina? L'ovvia risposta la fece inorridire. Si alzò di scatto e si affrettò verso la porta dell'ufficio di Michael.

«No, no, no! Franz non farlo, non fare l'amico stasera!» mormorò come uno scongiuro. Bussò, non ottenne risposta, ma entrò comunque.

Michael era in piedi, di fianco a Franz, lui gli stava mostrando qualcosa sul monitor e non serviva vedere per capire cosa stesse guardando. La sua faccia era una maschera di sgomento.

«...gira tra gli impiegati da qualche tempo» stava dicendo Franz. «Oggi ho sorpreso due dei miei che lo guardavano e ho preteso spiegazioni.»

Helga rimase come paralizzata di fronte a tutto il dolore nascosto dietro il viso immobile di Michael mentre la musica sgranata dell'Holla night club usciva dalle casse del computer.

Come al rallentatore lui sollevò lo sguardo su di lei ed Helga vide i suoi occhi spalancarsi nella sorpresa: dolorosa scoperta che lei sapeva. Fu come essere trafitta da due lance.

Ignaro del dramma in corso, anche Franz si era accorto del suo ingresso.

«Ci puoi portare due caffè Helga? Grazie cara, sempre inappuntabile.»

Helga annuì e rapidamente fece dietro front mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Sentiva lo sguardo di Michael come impresso a fuoco nelle carni: era un dolore straziante.

Entrò nel cucinotto senza vedere bene dove andava, urtò contro il tavolo e crollò su una sedia. Respirò a fondo per controllarsi, afferrando delle salviette per asciugarsi le guance.

Solo quando fu riuscita a calmare quanto meno il pianto, si mise a lavorare per il caffè. Al suo ritorno lo vide uscire dall'ufficio con indosso il cappotto. Si incrociarono a metà corridoio.

«Michael...» mormorò Helga, come una preghiera.

Lui non la guardò neppure. Lo vide entrare nell'ascensore e premere il piano terreno, dandole le spalle. Si sentì venir meno.

«Helga ti puoi occupare tu dell'agenda di Michael?» domandò Franz affiancandola. «Credo che dovremo spostare tutti i suoi appuntamenti della prossima settimana.»

«Come?» domandò Helga confusa. Non aveva sentito una sola parola.

«I suoi appuntamenti, sono tutti da rimandare. Quello che non riesci a spostare lo copro io. Michael ha bisogno di tempo e noi dobbiamo far sì che ne abbia, lavoreremo un po' assieme nei prossimi giorni.»

Helga annuì.

Neanche la notizia che avrebbe avuto la compagnia di Franz riuscì a farla stare meglio.

Miss BelliniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora