Capitolo 83 - Teo e Lisa

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Alle nove Lisa uscì di camera ed entrò in cucina come se non fosse mai mancata. A Teo, la sera prima, era sembrata prossima a cadere a pezzi, ma quella mattina sembrava la Lisa di sempre. Forse solo un po' più pallida del solito. La guardò sedersi, infagottata in una felpa gigante e prendere il barattolo dei biscotti e la macchinetta del caffè lasciati sul tavolo.

Seduto sul divano a leggere, rispose al suo buongiorno e la osservò di sottecchi, da sopra il libro, masticare frollini e mescolare lo zucchero nella generosa tazza di caffè che si era versata.

Michael l'aveva lasciata per colpa di un video inviato da un certo Cezar. Un video in cui ballava praticamente nuda su un tavolo. Il Teo adolescente avrebbe fatto carte false per poter vedere quel video, il Teo odierno si domandava più che altro come mai Lisa si ostinasse a cacciarsi in simili guai.

La sera prima lei e Giulia avevano parlato un po' anche se Lisa non aveva aggiunto niente a quello che già sapevano. Aveva detto di non sapere il motivo per cui Cezar avesse fatto una bastardata simile, ma anche a Teo era risultato chiaro che mentiva. C'era un'enorme montagna di segreti nascosta dietro alle poche parole che aveva detto. Giulia comunque non aveva voluto insistere più di tanto, viste le condizioni di Lisa e considerato che era appena tornata a casa.

«Giagia è uscita?» domandò Lisa scavando nel barattolo per scovare un frollino sotto uno strato di biscotti integrali.

«Sì, è andata a fare scorte. Ma dovrebbe tornare tra poco» disse Teo. Giulia era uscita perché non pensava che Lisa si sarebbe svegliata così presto.

«Mi puoi accompagnare in stazione?» domandò Lisa, come se gli avesse chiesto di passargli il latte.

Due pensieri passarono rapidi nella testa di Teo. Il primo fu: "Giuli mi uccide se la faccio andare via". Il secondo fu: "Potrebbe andare da sola senza problemi, ma mi ha chiesto di accompagnarla. Perché?"

«Sì, certo. Nessun problema, ma la macchina l'ha presa Giuli. Appena torna andiamo» disse prudente. La macchina era solo un pretesto per provare a trattenerla: per andare bastavano quindici minuti a piedi.

«No, ok. Come non detto. Lascia stare» replicò rigida Lisa, si alzò dal tavolo e scomparve nel corridoio. La porta della camera sbatté. Teo scrisse un messaggio a Giulia "dove sei?" e poi guardò verso il corridoio in attesa della risposta. Era quasi sicuro che nessuno avrebbe potuto trattenere Lisa Bellini dall'andarsene di nuovo, forse nemmeno Giulia.

A quel punto poteva scegliere se farsi uccidere da Giulia per aver lasciato andare Lisa o per averla lasciata andare via da sola. E se tanto doveva morire lo avrebbe fatto aiutando un'amica.

Infilò le scarpe, prese il giaccone, un ombrello e guardò il cellulare. Giulia non aveva ancora risposto. Doveva essere ancora al supermercato.

La porta della camera si aprì e Lisa uscì con un vecchio zaino in spalla. Fu sorpresa di trovarlo pronto per uscire, tanto che le sfuggì l'ombra di un sorriso.

«Andiamo?» le domandò Teo, aprendole la porta e Lisa uscì.

Una volta in strada si incamminarono verso la stazione, fianco a fianco lungo il marciapiede, sotto l'ombrello di Teo.

Lisa sembrava nervosa. Teo la vide guardarsi un paio di volte attorno, come se cercasse qualcuno. Non disse niente, ma quella cosa lo convinse che i guai di Lisa dovessero essere seri. Quel Cezar era un criminale e lei doveva avergli fatto qualcosa. Ma cosa? E perché lui si era preso la briga di minare la storia con Michael? A lui piaceva lei? Era successo qualcosa tra loro? E da chi si guardava Lisa? Si era fatta accompagnare perché aveva paura? Cezar la pedinava?

«Non piove più» disse Lisa, richiamandolo al presente. Qualche goccia cadeva ancora, ma sopra di loro, tra i tetti della strada, il cielo si stava aprendo. Teo chiuse l'ombrello e osservò Lisa, che guardava sovrappensiero la città lavata dalla pioggia. Sembrava più tranquilla.

«Vai da lui?» le domandò e subito dopo pensò di aver fatto un errore perché Lisa sembrò rabbuiarsi e pochi passi dopo si fermò.

«Teo fatti i cazzi tuoi» da Lisa c'era d'aspettarselo quando era di quell'umore, ma lei non disse niente del genere. Non era rabbia quella nei suoi occhi, ma tristezza.

«Devo provarci, almeno. Non credi?» disse stringendosi nelle spalle, gli occhi lucidi di pianto.

«Sì, devi farlo» annuì Teo.

Lisa tentò un sorriso e ripresero a camminare. Teo si accorse che ogni tanto Lisa lo guardava, ma anche quando i loro occhi si incrociarono non ci fu niente più che uno scambio di sguardi. Non si dissero nient'altro per tutto il cammino.

Arrivati alla stazione Lisa fece il biglietto. Era chiaro che si era svegliata apposta per prendere quel treno perché partiva di lì a poco.

«Be', grazie. Io vado» disse Lisa e fece per andarsene, ma poi tornò indietro e lo abbracciò. Si guardarono di nuovo negli occhi. Lisa aveva gli occhi che scintillavano, notò Teo.

«Grazie di tutto» disse Lisa e gli diede un bacio contro la guancia prima disciogliersi dal suo abbraccio. Una cosa per cui il Teo adolescente avrebbe dato di matto.

«Per qualunque cosa Giulia e io siamo qui» le disse.

«Lo so» rispose Lisa e si incamminò veloce verso il binario.

Teo rimase a guardarla allontanarsi fino a quando non si confuse nella folla. Solo allora prese il cellulare e controllò di nuovo i messaggi. Giulia aveva risposto cinque minuti prima: "Sto tornando. Che succede? Lisa si è già svegliata?"

Sospirò. Il ritorno a casa non sarebbe stato facile.

«Questa volta mi lascia» mormorò semiserio e si mise in cammino. Una fermata alla pasticceria preferita di Giulia a quel punto era necessaria e strategica. Forse la crema chantilly sarebbe riuscita a smorzare un po' la sua furia.

Mentre ripercorreva la strada fatta all'andata, deviando solo lo stretto necessario per procacciarsi un vassoietto di buoni motivi perché Giulia lo perdonasse, prese il telefono. La sera prima, mentre Lisa e Giulia parlavano, lui aveva pensato a qualcosa. Forse non avrebbe risolto niente, ma forse poteva aiutare. Il gesto di Lisa per quanto folle era stato fatto con l'intenzione di aiutare qualcuno.

Avviò la chiamata e poco dopo rispose la voce inconfondibile del suo interlocutore.

«Certo che posso farlo per la signorina Bellini» disse con calore, non appena Teo gli ebbe spiegato cosa gli occorreva.

«Magnifico» sorrise Teo e dopo aver discusso di pochi altri dettagli, riattaccò.

Forse Giulia non lo avrebbe lasciato, sorrise.

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