Capitolo 103 - Lei non sa chi sono io

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«Siamo ancora amiche?»

«Che vuoi dire?» domandò Lisa, perplessa.

«Ora che sei schifosamente ricca, immagino che frequentare una poveraccia come me sarebbe imbarazzante» disse Giulia.

«Ma vaffanculo, Giagia» scoppiò a ridere Lisa e Giulia con lei.

«Senti, ho la fila che si allunga e il lavoro a me serve, ti chiamo più tardi.»

«Aspetta, ho un'altra novità.»

«Me la dici stasera, qui rischio il linciaggio.»

«Come vuoi, ti volevo solo dire che Michael ha usato la parola con la effe.»

«Cosa?!»

«A stasera.»

«No, aspetta!»

Lisa attaccò, crudelmente divertita. Se Giulia la prendeva in giro per essere improvvisamente ricca (benestante, non era ricca) lei si vendicava lasciandole la curiosità della mezza dichiarazione di Michael.

Ancora non ci credeva che si fosse definito il suo fidanzato. Di nuovo le venne il dubbio di aver travisato, ma quella parola l'aveva sentita bene.

Si voltò e attraverso le finestre del soggiorno lo guardò che passeggiava avanti e indietro, nel giardino, col cellulare all'orecchio.

"Sono un disastro come fidanzato", aveva detto proprio così. Intendeva davvero quello che pensava o era stata solo una battuta? L'idea di una cosa così seria le dava un insieme di sensazioni che partivano dall'euforia per arrivare fino al panico, spaziando dalla più totale felicità alla paura di non essere capace di impegnarsi.

Lisa Bellini alle prese con una storia seria non sembrava una cosa possibile.

Cercando di accantonare quel pensiero che le faceva fare le capriole allo stomaco e le toglieva il respiro, Lisa decise di rimettersi al lavoro. Poteva sembrare assurdo, visto tutto quello che era successo, ma era ancora la domestica di casa Berger.

Non ne avevano più parlato con Michael e la routine era rimasta invariata. Ogni mattina, alle sette, lei toglieva i panni di Lisa e indossava quelli di Miss Bellini fino alle diciannove, quando tornava a essere Lisa. A lei andava bene, lavorare non le pesava. Le piaceva prendersi cura del suo Mr Berger e, inoltre, essere impegnata le occupava la mente, tenendola lontana dai pensieri sul testamento della nonna e quello che aveva fatto lui. Non riusciva nemmeno a nominarlo tanto era arrabbiata.

***

Vincenzo Bellini era furioso.

Quella sciocca di sua figlia continuava a ribellarsi.

Prima ci si mettevano quegli straccioni hippie dei suoi amici a rompergli i coglioni con le loro assurde associazioni a tutela dei proletari e, adesso, Lisa era venuta a conoscenza della sua eredità, grazie a quel buffone di Emilio Liberti.

Non aveva potuto fare niente per fermarla e questo era insopportabile.

Era stato costretto a cederle tutto ciò che le apparteneva, a darle quello che la buonanima di sua madre si era intestardita di lasciarle, nonostante tutti i suoi accorati inviti a desistere.

Nessuno avrebbe dovuto mettersi tra un padre e una figlia e invece continuavano tutti a ostacolarlo.

Aveva dovuto cedere, come aveva dovuto cedere con la storia del pignoramento. Era stato costretto a ripiegare, trattare e accettare la proposta di stralcio degli interessi e un pagamento rateale per evitare che dessero seguito alla minaccia di procedere contro lo studio. L'avevano messo anche in difficoltà col Giudice Terenzi, furioso per essere stato tirato in ballo in tutta quella storia.

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