Capitolo 93 - Vadim

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Vadim riattaccò e guardò verso le finestre dell'appartamento. Se la puttana tettona intendeva fare la stronza, lui le avrebbe dato una lezione. Non aveva il cuore tenero con le donne come Cezar. Aveva atteso paziente per tutto il fine settimana che lei si ricredesse e facesse la cosa giusta, ovvero ubbidire, ma lei aveva pensato di poter fare come voleva. Presto si sarebbe resa conto del suo errore. E visto che non poteva trovare lei, avrebbe iniziato dalla sua amica.

Aprì il baule dell'auto e infilò sotto la giacca il piede di porco e il nastro adesivo. Gli piaceva sentirle strillare, ma in pieno giorno, in un palazzo abitato non era il caso che occhi verdi urlasse troppo. Il ragazzo occhialuto era uscito un'ora prima lasciandola sola a casa, lo aveva seguito per vedere dove andava. Lo aveva visto entrare in un piccolo negozio con i giornali sulla vetrina e mettersi al lavoro. Era improbabile che tornasse presto.

Si domandò se la puttana stesse provando a contattare l'amica. Sorrise divertito. In ogni caso era troppo tardi. Diresse verso il portone e suonò tutti i campanelli.

«Posta» disse appena qualcuno rispose. Il portone scattò. Lo aprì ed entrò guardando in alto. Nessuna traccia di occhi verdi per le scale. Che non avesse sentito il telefono o che avesse pensato di essere al sicuro chiusa in casa, era meglio per lui.

Qualcuno alle sue spalle approfittò del portone che si chiudeva per entrare. Vadim avrebbe fatto volentieri a meno di farsi vedere da qualcuno, così fece finta di guardare le cassette della posta per non dover mostrare il viso.

«Corriere» disse lo sconosciuto. Vadim si sentì afferrare per le spalle e voltare. Un pugno lo raggiunse allo stomaco. «Pacco espresso per te, stronzo» disse il ragazzo.

Il piede di porco cadde a terra con un clangore metallico. Un secondo pugno lo raggiunse al viso facendolo sbattere contro la parete e crollare a terra. Vadim reagì veloce. Menò un pugno che andò solo parzialmente a segno, schivò un calcio e si lanciò in avanti, ad agguantare il piede di porco. Un piede gli pestò la mano, fermandolo.

«No, con quello ti faresti troppo male» disse il suo aggressore, sferrandogli una ginocchiata in piena faccia. Vadim crollò di nuovo a terra. Un calcio lo raggiunse alla bocca dello stomaco mentre il portone d'ingresso si apriva e si richiudeva per la seconda volta. Era appena entrato un ragazzo molto magro, il viso nascosto da un cappuccio. Vadim provò a rialzarsi, ma un pugno lo rispedì a terra e un altro calcio gli mozzò il fiato.

«Ehi piano, così lo ammazzi» disse il ragazzo magro.

«Non mi dispiacerebbe troppo» disse il suo aggressore colpendolo ancora. Fu allora che Vadim lo riconobbe. Era il ragazzo che aveva visto parlare con la puttana davanti alla piscina.

«Non sarebbe una grossa perdita in effetti, ma non vale la pena» commentò il ragazzo magro, raccogliendo il piede di porco e il nastro adesivo. «Di' un po', che ci volevi fare con questi?»

Altri calci lo raggiunsero. Vadim cercò di proteggersi come meglio poteva.

«Non importa» disse quello magro, come se si fosse aspettato una risposta. «Ora ti alzi e te ne vai senza fare storie o lascio che lui finisca di romperti le ossa.»

I colpi cessarono. Vadim scattò in piedi fronteggiando i due. Quello magro gli sorrise, quello grosso che l'aveva pestato lo guardò, sfidandolo a dargli un motivo per ricominciare a picchiarlo.

Vadim sorrise sprezzante. «Non sapete contro chi vi siete messi.»

«Lo sappiamo benissimo. Salutaci Cezar quando lo vedi» disse quello magro.

Una porta si aprì sopra di loro. I tre presero rapidamente il portone e uscirono. Nessuno di loro aveva interesse a essere riconosciuto.

Una volta fuori si separarono.

Miss BelliniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora