Capitolo 02 - giustizia e punizione

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Dopo essersi infilata rapidamente i vestiti Lisa fu invitata da un deciso gesto di Mr Berger a entrare in casa. Le sarebbe tanto piaciuto potersene andare subito, ma non volendo contrariarlo in nessun modo si risolse a seguirlo. Mr Berger non aveva ancora chiamato la polizia e iniziava a sperare che non l'avrebbe fatto.

Lisa era stata schedata per resistenza a pubblico ufficiale durante una retata in un centro sociale, niente di che, ma poi tre anni prima era stata beccata con una consistente quantità di marijuana e con un'altra annotazione sulla fedina rischiava grosso.

Il mobilio nel grande soggiorno era ordinatamente coperto da teli bianchi. Quella stronza della moglie li faceva coprire ogni volta che partivano e rimuovere non appena tornavano. Di anno in anno la meticolosa prassi di casa Berger non mutava. Questo significava che dovevano essere appena arrivati e che lei aveva avuto proprio una maledettissima sfortuna. Lo guardò liberare il divano e farle cenno di accomodarsi.

«Le giuro che è la prima volta!» provò ancora a difendersi mentre si sedeva, ma lo sguardo severo dell'uomo fece sfumare il resto del suo appello nel silenzio.

«Potrei non chiamare la polizia» concesse Mr Berger.

«Sarebbe meraviglioso! Me ne vado subito.»

«Aspetti, non ho finito. Lei non può pensare di passarla liscia. Deve pagare per la sua colpa e quindi accetterà di fare qualcosa per me. Diciamo che mi farà un favore.»

«Che intende?» Lisa non voleva pensare male, ma sembrava proprio che Mr Berger le stesse per chiedere una porcata.

«Intendo che nonostante il suo inqualificabile comportamento, conosce la casa e le mie abitudini. Mi risparmierà di istruire una nuova domestica. Ora come ora non ne ho la voglia né la pazienza. Dovrà prendere servizio subito e restare per tutto il mese di luglio.»

Lisa non era certa di aver capito. «Sta dicendo che mi assume? Così? Adesso?»

«Esatto. Riceverà regolare stipendio, ovviamente.»

Lisa non riusciva a crederci.

«Va bene Mr Berger, farò come vuole» cercò di sembrare contrita, contenendo il sorriso che minacciava di affiorare. Era disoccupata da quattro mesi, aveva fatto decine di colloqui risolti in un niente di fatto e adesso otteneva un impiego per essersi fatta una nuotata in piscina.


A Michael non sfuggì l'espressione di Lisa e ne fu contrariato. Il suo disappunto non era razionale, ma era arrabbiato. Il suo intento era punire la ragazza, non premiarla. Lui aveva ottenuto una domestica, ma anche la signorina Bellini era rimasta soddisfatta e questo non andava bene. Come Helena nella trattativa per il divorzio, anche la signorina Bellini avrebbe ottenuto quello che voleva, e lui non poteva accettarlo.

«Dovrà sottostare a un sistema disciplinare di vecchio stampo» disse serio, alzando la posta della sua richiesta. In nessun altro momento della sua vita Michael Berger avrebbe pensato di poter proporre, anzi imporre, una cosa del genere, ma la rabbia aveva tirato fuori quell'idea in modo così netto da farla sembrare più che legittima.

«Sarebbe a dire?»

«Sarebbe a dire che può scegliere tra la polizia e la giustizia della mia casa.»

L'aver trovato finalmente un lavoro e la parola polizia fecero prendere a Lisa una rapida e poco ponderata decisione.

«Va bene, va bene. Accetto.»

Mr Berger, che si era seduto vicino a lei, le porse la mano e Lisa fraintendendo il gesto allungò la sua per stringergliela. Si trovò inaspettatamente afferrata e tirata in avanti finendo stesa sulle ginocchia dell'uomo. Sorpresa e spaventata sussultò per il colpo sul sedere e prima che potesse reagire la mano tornò a colpirla.

«Ehi!» protestò incredula. «Ma che cazzo fa? Mi lasci!»

«Niente turpiloquio Miss Bellini.»

«Turpiloquio un cazzo! Mi lasci andare brutto stronzo!»

Divincolandosi furiosamente Lisa si trasse indietro e Michael Berger non fece niente per trattenerla.

«Bruttostronzofigliodiunaputtanastronza! Cosa cazzo le dice la testa?!»

«Niente turpiloquio Miss Bellini.» ripeté quieto Mr Berger. «Abbiamo convenuto meno di un minuto fa che lei avrebbe accettato la giustizia della mia casa e dunque la punizione.»

Lisa lo guardò a bocca aperta. «Io ho accettato cosa?»

«Lei ha accettato di prestare servizio in questa casa e di conformarsi alla regola che a ogni errore corrisponderà una commisurata punizione.»

«Lei è pazzo.»

«Miss Bellini se intende rescindere il nostro accordo non ci sono problemi.»

«Ci puoi scommettere il culo che rescindo.»

Michael Berger recuperò il telefono mentre guardava la ragazza in piedi, lo sguardo ostile, il mento sollevato sdegnosamente. Era furiosa.

Recuperò il cellulare e compose il numero della polizia.

«Che fa?»

«Chiamo la polizia.»

«Come?»

«Lei non accetta la mia offerta e io lo rispetto, ma resta la sua violazione di domicilio e a qualcuno dovrà renderne conto.»


Lisa era furiosa. Nessuno l'aveva mai sculacciata. Nessuno ci aveva mai nemmeno provato e ora quell'uomo, quel mangiapatate in cravatta, voleva sculacciarla come fosse stata una scolaretta. Era una cosa folle, anzi era una cosa da pervertiti e lei non voleva starci.

Sì, Lisa era furiosa, ma anche combattuta. Non voleva certo piegarsi a quel ricatto, ma se non lo faceva quel crucco impettito avrebbe chiamato la polizia mettendola nei guai. Non ci teneva a finire in questura per un cazzo di bagno in piscina. Soprattutto, più che le grane penali, non voleva che Vincenzo venisse a saperlo. Non voleva dargli la soddisfazione di tirarla di nuovo fuori dai guai. Al pensiero dell'espressione di biasimo che avrebbe visto sul suo viso per l'ennesimo fallimento come figlia, Lisa provò un impeto di nausea.

«Va bene!» capitolò, imbronciata. «Avanti, riattacchi e facciamo questa cosa.»

Michael Berger abbassò il telefono. «Torni a sdraiarsi sulle mie ginocchia.»

«Possiamo farlo in un altro modo?»

«Sulle mie ginocchia.» ripeté fermo Michael Berger. La guardò lottare con l'orgoglio fino a decidersi a ubbidire. Attese che si fosse accomodata, sbottonò la manica della camicia e la arrotolò con cura osservando il jeans teso sulle linee curve del fondoschiena di Miss Bellini.

«Può fare una cosa di giorno?» mugugnò seccata e imbarazzata Lisa. Starsene a culo all'aria sulle ginocchia di quell'austriaco, in attesa di essere sculacciata, era sicuramente tra le cose più umilianti e assurde che le fossero accadute e non vedeva l'ora che finisse.

Vide la mano di Mr Berger sollevarsi al limitare del suo campo visivo poi calare. L'impatto fu forte, il colpo successivo le fece formicolare la pelle e il terzo le fece male. Non pensava che avrebbe fatto così male, si era immaginata qualche buffetto al limite della palpata, qualcosa più da depravato, non una sculacciata in piena regola.

«Ahia!» protestò Lisa all'ennesimo sculaccione, cercando di rialzarsi, ma la mano di Mr Berger la tenne in posizione.

«Deve stare ferma.»

«Eccheccazzo, fa male!»

«Niente turpiloquio Miss Bellini, ricorda?» ripeté paziente Michael Berger, sottolineando ogni parola con uno sculaccione.

Lisa avrebbe tanto voluto dirgli cosa poteva farci col suo turpiloquio, ma una volta tanto riuscì a imporsi di stare zitta e per un po' nella stanza risuonò solo il suono degli sculaccioni.

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