Miss Bellini

Capitolo 68 - shopping e chiacchiere

Il ritorno a Vienna e alla nuova routine si era rivelato molto più impegnativo di quanto Lisa si aspettasse. Per prima cosa aveva chiesto ad Helga di aiutarla a trovare una sistemazione più stabile, non volendo approfittare oltremodo della sua ospitalità, né tantomeno doversi trovare a spiegare a Michael gli eventi che l'avevano portata a vivere accampata a casa di Helga. Il loro piccolo complotto e quello che si erano confidate doveva restare un segreto.

All'inizio Helga si era quasi offesa per la sua richiesta, ma poi aveva capito le ragioni di Lisa e le aveva trovato un posto letto presso una conoscente che affittava stanze per studenti e lavoratori pendolari. Katrin, la sua compagna di stanza, lavorava come cameriera in un ristorante del primo distretto; era simpatica, disordinata quasi quanto lei e fin da subito si erano trovate bene assieme.

Michael aveva ripreso il lavoro a ritmi serrati. Il giorno non si vedevano mai e spesso capitava che la sera tornasse molto oltre l'ora di cena. Un paio di volte era dovuto anche partire per delle trasferte di più giorni.

Anche lei aveva ripreso il suo lavoro di cameriera a casa Berger. Ogni mattina prendeva la metro e andava a casa sua per fare le faccende, le commissioni, occuparsi del bucato, della spesa e della cena. Finito l'orario lavorativo prendeva la metro e tornava al suo piccolo appartamento.

Quando invece Michael rincasava per tempo, cenavano assieme e si tratteneva da lui per fare l'amore o anche solo per guardare un film. Spesso finiva per addormentarsi nel letto o sul divano e trascorreva la notte da lui. In caso contrario chiamava un taxi che la riaccompagnasse a casa. Michael l'aveva invitata più volte a restare, aveva insistito, ma Lisa non aveva ancora accettato.

Una parte di lei avrebbe voluto farlo, avrebbe accettato quell'invito e non sarebbe mai più voluta andare via, ma aveva paura di abituarsi alla vicinanza di Michael. Qualcosa dentro di lei le diceva che una cosa così bella non poteva andare bene per una come lei e che presto o tardi sarebbe riuscita a rovinare tutto.

Gennaio finì in un soffio e Lisa si vide accreditare il suo secondo stipendio. Tolti i giorni di ferie non retribuite, i trecento di affitto viennese, i duecento della sua quota di affitto italiano, i quattrocento della trattenuta per l'Avvocato Liberti, del generoso stipendio austriaco, rosicchiato dagli assalti della carissima vita viennese, restava veramente poco.

I suoi risparmi, dopo le feste e il turbolento viaggio a Bucarest, tra alti e bassi, non si erano smossi da un saldo attivo di appena cinquecento euro. Se contava tutti i suoi debiti e quanto doveva ancora restituire, a quel ritmo le ci sarebbe voluto tutto l'anno per raccogliere i soldi da dare a suo padre.

Sapeva che avrebbe dovuto chiamarlo per guadagnare un po' di tempo e magari concordare un pagamento rateale, ma ogni giorno rimandava. Non le andava di dover parlare con Vincenzo, non dopo quello che le aveva fatto, soprattutto temeva che non sarebbe riuscita a mordersi la lingua abbastanza a lungo e che avrebbe finito col peggiorare le cose.

Anche quel pomeriggio Lisa stava pensando alle sue finanze disastrate. Aveva bisogno di fare acquisti e questo la portava a fare i conti con quello che poteva spendere. Guardò il cellulare mentre la metro rallentava. Accantonò nuovamente il pensiero della telefonata che doveva fare a Vincenzo e si concentrò invece sul mostruoso ritardo che aveva accumulato. Più di venti minuti.

Si spinse fuori dalla carrozza defluendo assieme alla calca di persone che scendevano alla stessa fermata. Affrettò il passo, al limite della corsa, stringendosi nel piumino contro il freddo mentre cercava di individuare Helga in mezzo alla folla della stazione.

Lei era lì ad attenderla, sotto all'insegna di un piccolo chiosco, avvolta in una sciarpa gigantesca e con le mani sprofondate nelle tasche del cappotto. Immaginò che fosse arrivata, come sempre, puntuale e si sentì tremendamente in colpa.