Capitolo 75 - Quel che succede a Bucarest...

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Maddalena aprì la porta al corriere e tornò alla pila di fotocopie che doveva ancora completare. Erano già le dieci e mezzo ed era molto indietro col lavoro. Avrebbe dovuto saltare la pausa pranzo per mettersi in pari, se non voleva subire un'altra reprimenda dell'Avvocato Berardi o, Dio non volesse, un'altra delle arringhe dell'Avvocato Bellini sulla dedizione che richiedeva il suo lavoro di segretaria.

Sentì il portoncino aprirsi, si mosse per andare incontro al corriere e, come in un incubo, vide entrare anche Lisa Bellini.

«Signorina Lisa» fece per intercettarla, ma il corriere aveva furia e si frappose tra lei e il suo bersaglio, chiedendo una firma per la consegna.

«Suo padre non può riceverla adesso» provò Maddalena, con tono prossimo alla supplica, mentre il corriere le spingeva tra le mani il pacco, la bolla e una penna per firmare.

Lisa non diede il minimo segno di voler collaborare e un attimo dopo la porta dell'Avvocato Bellini fu aperta con uno schianto.

Maddalena firmò rassegnata la bolla mentre la voce di Lisa raggiungeva ogni angolo dello studio. «Chi cazzo credi d'essere, brutto pezzo di merda!»

«Lisa, ti prego. Questo non è il luogo per le tue scenate.»

«Ah, no!? Ti disturba che anche gli altri sappiano che pezzo di merda sei?»

«Suvvia Lisa, non essere infantile. Se vuoi parlare chiudi la porta e siedi.»

«Fanculo!» la porta si chiuse sbattendo.

Il corriere guardò in direzione dello studio inarcando un sopracciglio. A differenza di Maddalena sembrava trovare la cosa molto divertente.


Chiusa la porta, Lisa tornò a voltarsi verso suo padre.

«Adesso ascoltami bene, sono stanca della tua merda Vincenzo. Veramente stanca.»

«E il tuo parlare sboccato dovrebbe convincermi a darti ascolto?» domandò beffardo suo padre, tornando a scorrere le carte che aveva tra le mani.

Le mani di Lisa si abbatterono sul tavolo con forza.

«Mi sono rotta il cazzo di questi tuoi giochini!»

Vincenzo non si scompose. «Questo atteggiamento è tipico di te, piombi nel mio ufficio, urli come un'invasata e chiami le tue responsabilità "giochini". Non è così che funziona, Lisa.»

«Rendi i soldi a Giulia! Cazzo!» sbatté ancora i pugni Lisa e quando Vincenzo le indicò la sedia per invitarla a sedersi, con una manata fece piazza pulita della scrivania mandando fogli, penne e tastiera del computer sul pavimento.

«Lisa, ti prego, calmati» disse suo padre impassibile, indicandole ancora la sedia. «Siedi e potremo parlare. Trovare una soluzione.»

«Come quando mi volevi convincere che andare in prigione sarebbe stata la cosa migliore!?» domandò Lisa furiosa, camminando avanti e indietro senza risolversi a fare quello che lui le chiedeva. «Una soluzione come quella? Ah no! Aspetta! Un altro avvocato, uno che non pensava che io fossi una cazzo di criminale, mi ha fatta assolvere. Uno che non mi aveva già giudicata e condannata!»

«Lisa tu sragioni» disse Vincenzo. «Confondi la tua rabbia con quello che è giusto e l'Avvocato Berardi ha fatto solo il suo lavoro. Tu l'hai incaricato della tua difesa e lui ti ha...»

«Non me ne frega un cazzo di sentire queste stronzate!» lo interruppe Lisa. «Lascia Giulia fuori da questa storia, non è lei che ci deve rimettere se tu sei una merda. Prenditela con me!»

Miss BelliniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora