CAPITOLO 38: Il Riscatto

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Memore delle omertà passate che avevano causato tra noi solo incomprensioni, decisi questa volta di rivelare a Magdalena ciò che era appena avvenuto e come avevo intenzione di muovermi.
Non potevo tenerla per sempre nella bambagia.
Lei era la mia compagna oramai immortale ed era bene che iniziasse a conoscere gli intrighi in cui ci si poteva trovare avviluppati volenti o nolenti vivendo in una corte e le cui spire potevano talvolta sembrare mortali.
Dovevo fidarmi di lei e condividere tutto, nel bene e nel male.

Il suo primo istinto da predatore fu quello di seguirci per partecipare alle ricerche, ma la convinsi che per entrare in modo efficace e convincente negli ingranaggi di quel macchinoso stratagemma era essenziale non agire d'impulso, ma riflettere attentamente e ponderare ogni mossa.
Con mia somma sorpresa, lei cedette alla validità dei miei ragionamenti e si lasciò guidare.

Ragazzina.

Avrei voluto chiamare mio fratello Maiden a farle da guardia, certo che lui avrebbe dato la sua vita pur di difenderla e certo allo stesso modo che essendo il mio gemello sarebbe stato comunque fisicamente difficile da abbattere. Ma ufficialmente doveva apparire che dubitassimo di lui, proprio come loro si aspettavano.
Quindi, mio malgrado, inviai Tristan da lui per attenzionarlo in una cella: l'ordine fu imperioso così come da me appositamente richiesto,
in modo da poter essere udito e riferito a quei ratti abbietti appostati in chissà quale anfratto a spiare le nostre mosse.
Era una messinscena, ma necessaria al buon esito del mio piano.
Alle orecchie di Tristan tuttavia, uomo fidato, affidai un brevissimo messaggio privato e segreto da sussurrargli non appena fosse certo di essere da solo con lui.
Erano solo poche parole, ma sufficienti a fargli sapere che mi fidavo di lui e che anche lui doveva farlo.
Maiden reagì con stupore e sdegno all'ordine di attenzionamento, tuttavia quelle parole sussurrate bastarono per rassicurarlo anche se la sua espressione non mutò per rendere verosimile la recita.
Quel ragazzo introverso ed impulsivo, in pochissimo tempo aveva appreso il contegno e il controllo che non era parte del suo essere.

A Magdalena intanto affidai la chiave di una stanza impenetrabile e sconosciuta da cui si accedeva esclusivamente da un'anta abilmente celata all'interno dell' armadio della nostra camera da letto.
"Tu sei la mia anima, l'unico punto debole nella mia immortalità.
Qualsiasi cosa tu pensi o provi ricorda solo che se ti trovano,
io sono morto.

Ed è quello che vogliono.

Sono sicuro che ti nasconderai e che non uscirai per nessun motivo sino a che non sarò io stesso ad aprirti con l'unica copia di questa chiave.
Mi fido di te"
le sussurrai chiudendole la chiave tra le dita e lasciandole un bacio veloce sulle labbra.
Lei rimase in silenzio, ma il suo sguardo serio e intenso mi restitui' una muta promessa.

"Lei dov'è?"
mi domandò con ansia Seph.

"Al sicuro"
mi limitai a rispondere asciutto e lui non insistette oltre perché sapeva che non avrei mai sottovalutato alcun rischio per la mia Immortale.
Nessuno tranne me era a conoscenza di quella stanza segreta e per la nostra incolumità doveva continuare ad essere così.

"Farò preparare un'altra cella che presiederò personalmente giorno e notte fino alla sua esecuzione,
fosse anche a costo di non dormire fino al collasso"
ragionò ad alta voce Seph mentre percorrevamo impettiti i corridoi.

Lo bloccai tirandolo in disparte in un ansito del corridoio, al riparo da occhi e orecchie indiscrete.
"Noi ora dobbiamo solo limitarci a trovarlo, ma non lo cattureremo"
gli bisbigliai con determinazione.

Lui mi guardò inebetito ed incredulo, fremendo di indignazione.

"Seph, questo è l'unico modo per scoprire chi l'ha liberato cogliendolo sul fatto.
Pensa sempre prima di agire, fratello!
Chi di loro è andato a liberarlo avrà concordato un compenso e sicuramente vorrà reclamarlo"
gli spiegai paziente.

"Chi si fiderebbe della parola di un traditore che è stato capace di separare i propri figli per il suo tornaconto personale?"
domandò ancora sconvolto.

"Nessuno, appunto.
Men che meno quegli avidi confabulatori.
Quindi chi di loro si è assunto il rischio, lo ha fatto sicuramente in modo lungimirante assicurandosi una garanzia di quanto concordato.
Avrà escogitato uno stratagemma per farlo evadere facendo ricadere la colpa su Maiden, ma non è ancora calata la luce fuori quindi sono più che certo che sia stata pianificata un'evasione in due tappe successive: prima farlo evadere dalla cella nascondendolo temporaneamente fino al calare delle tenebre e poi farlo uscire in un secondo momento, anche per assicurarsi di riscuotere il compenso pattuito"

"Ma dove possono averlo nascosto? Non hanno pensato che avremmo cercato ovunque?"

"Loro erano convinti che non avremmo mai pensato che lo nascondessero all'interno proprio perché è rischiosissimo e folle.
Loro erano certi che non avremmo mai anche solo preso in considerazione questa eventualità, dirottando tutte le nostre risorse subito all'esterno.
Poi, complice il buio e il corpo delle guardie sguarnito per le ricerche, avrebbero potuto completare il loro piano in tutta tranquillità"

Lui mi osservò colpito dal dedalo  dei miei ragionamenti ed annuì persuaso.

"Dove potrebbero tenerlo nascosto?"

"Dobbiamo pensare al posto meno probabile in assoluto e lui sarà certamente lì.
Il posto migliore per nascondere qualcosa è in piena vista.
Un posto ragionevolmente vicino alle segrete per non dover fare troppa strada rischiando di essere visti ed in cui però attualmente non si avrebbe alcuna ragione di andare"

"Gli appartamenti della delegazione?"
suggerì lui a bruciapelo in un'acuta intuizione.
Il mio sguardo concentrato si aprì illuminandosi improvvisamente alla sua suggestione.

"Esatto!"
acconsentii con un sorriso enigmatico.
"Convoca le tue guardie più fidate e andiamo a conferire in un posto sicuro"

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"Dux, deve venire con me"
gli ordinò Tristan intimandosi di usare il tono più affilato e freddo possibile, nonostante le circostanze.
Perché la recita funzionasse, doveva mantenere il distacco.
Gli dispiacque notare l'ombra di delusione che gli velo' lo sguardo per un istante in cui temette una sua reazione convulsa ed inconsulta, ma si costrinse ad ignorarla e procedette così come gli era stato ordinato.
Viste le circostanze, normalmente si sarebbe mosso con discrezione, ma doveva assicurarsi invece che l' arresto avvenisse in modo plateale e che non passasse affatto inosservato.
Loro dovevano sapere.

Dopo aver sfilato davanti agli occhi di chi doveva vedere, continuarono a camminare lungo il corridoio verso le segrete e Tristan attese ancora a comunicare il suo messaggio nonostante l'assenza di qualsiasi espressione del suo prigioniero lo preoccupasse quasi più che la reazione impulsiva che si aspettava e questo gli rendesse quelle poche parole sospese pesanti come macigni sulle sue corde vocali.
Si costrinse ad attendere, frapponendo tra loro due e loro interi corridoi e diverse serie di porte chiuse.
Una volta scortato all'interno della cella a lui destinata Tristan cercò ostinatamente il suo sguardo assente per assicurarsi che fosse presente e pronto a ricevere il messaggio e quando lo vide finalmente ricambiarlo si avvicinò a lui quanto bastò per sussurrargli quelle poche parole che gli erano state affidate, così piano da temere che avesse potuto non sentirle.

"Stai al gioco, fratello"

L' espressione di Maiden rimase immutata, a beneficio di chiunque nonostante le maniacali accortezze avesse potuto spiarli in quel momento, tuttavia il suo sguardo vitreo si animo'.
Tristan fu certo che avesse sentito e compreso.
Come se nulla fosse accaduto, lo perquisì per verificare che non avesse nulla con sé e poi uscì dalla cella chiudendosi l'uscio alle spalle a chiave ed assicurandosi, come avrebbe fatto di consueto, che fosse chiusa saldamente.
Finalmente si concesse di liberare il respiro trattenuto per l' apprensione e sorrise lievemente.



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