CAPITOLO 7: Espiazione

6.8K 319 6
                                    

"Omnia cum tempore“


"Dux..."

La timida voce di Sarah mi ridestò dai miei torbidi pensieri, attendendo timorosa a debita e rispettosa  distanza un mio cenno di risposta.

"Sta bene?"
balzai in piedi, allarmato.

"Non mangia e non si vuole alzare"
rivelò preoccupata la ragazza.

Stupida ragazzina capricciosa.

Mi avvicinai all'uscio della stanzetta che Magdalena aveva dato ordine di trasformare nella sua camera da letto, pur di non dover più condividere la nostra.

"Dux..."
mi richiamò esitante la cameriera, frapponendosi tra me e la porta.
"...lei non vi vuole vedere"
mi avviso' con aria contrita.

Fu l'ennesimo spillone a conficcarsi nel mio cuore martoriato.
Dovevo vederla lo stesso.

"Mi devo nutrire"
mentii e lei, seppur consapevole della mia bugia, finse di credervi e si fece da parte.

Entrai in una stanza che dalla luce filtrata della porta mi appari' fredda e spoglia e che non era affatto adatta ad ospitare la mia Compagna.
Non avrei consentito neppure alla servitù di dormire in un ambiente così poco confortevole, ma avevo compreso in fretta che la piccola rossa era permalosa e testarda.

Un osso duro.
Una pietruzza minuscola acuminata infilata nel calzare che ad ogni passo si conficcava sempre più a fondo nella carne del tallone.

"Mia Signora?"

la chiamai nervoso, cercandola nell'oscurità che diventava quasi impenetrabile in prossimità del letto. Detestavo dovermi muovere a tentoni.

"Siete venuto a reclamare ciò che vi spetta, suppongo"
commentò una voce flebile e stanca bucando il buio.

Il suo lieve profumo accarezzò mestamente le cicatrici aperte nel mio petto.

La conoscevo appena e già poteva farmi così male.
Possibile che un legame potesse rendere così vulnerabili?
Esposti?

"Perché non mangiate?"
domandai senza tanti giri di parole.

"Nutriti e vattene"
sibilò dura, rinunciando alle formalità.

"Ho chiesto perché non volete mangiare"
incalzai alzando il tono, con la forza della disperazione e stringendo i pugni per il tono irriverente che mi aveva usato.

Un'amara risata mi schiaffeggiò più violentemente di un ceffone.
Per un attimo mi venne voglia di ridere e contemporaneamente di schiaffeggiarla a mia volta per punire la sua impudenza.

Quel ragnetto dispettoso stava cercando di tenermi testa?
Di farmi vedere che non avrebbe ceduto così facilmente come pensavo?
Me la stava facendo pagare...?

"Se non conoscessi la verità, penserei quasi che ti importi di me"
considerò sarcastica.

Mi avvicinai cauto a passi lenti e felpati, seguendo l'origine della voce.

DUX BRUMAEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora