CAPITOLO 33: Il Chicco di Melograno

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"Madre!"
la chiamai concitato seguendola fuori dalla sala consiliare.

Una volta terminato il racconto, si era volatilizzata così come era comparsa, ma non l'avevo persa di vista un solo secondo e la seguii non appena si ritirò.

"Madre! Fermatevi!"
la richiamai ancora aumentando il passo sino a correre mentre la vedevo quasi scivolare via lungo il corridoio.
Ansante, finalmente la raggiunsi, trattenendola con delicata fermezza per un polso.
Si fermò, senza tuttavia voltarsi e rimase in silenzio.

"Perché l'avete fatto?
Cosa vi è costato parlare con le Parche?"
le domandai a bruciapelo.

"Non è importante figlio mio.
Andava fatto, lo dovevo ai miei figli"
rispose semplicemente, tuttavia percepii quella che mi sembrò esitazione nella sua voce.
Un impercettibile tremolio che mi era estraneo nella sua persona così forte e volitiva e che per un attimo mi strani'.

"Tu non ci dovevi nulla!
Tu ci hai dato la vita, ciò che è accaduto dopo non è stata colpa tua e hai comunque pagato con l'esilio e rinunciando al trono"

"La vera pena non è stato perdere il mio titolo o il potere, Draven, ma di non poter fare da madre ai miei figli.
La vera sofferenza è stata doverti abbandonare e saperti solo.
E credere morto Maiden tutti questi anni"
rispose malinconica in un soffio.

"Lo so.
Ma anche se non ci restituirà tutti gli anni persi, Cluddagh pagherà con la vita per ciò che ha fatto"
le sussurrai commosso, chinandomi ad abbracciarle la schiena.

La sentii struggersi e abbandonarsi in quell'abbraccio.
Percepii il suo corpo magro e stanco di finalmente rilassarsi tra le braccia forti di suo figlio.

"Ma non mentirmi. So che per attraversare il velo oscuro dell'Oltretomba, c'è un prezzo da pagare.
E sono certo che sia altissimo"
continuai senza tuttavia abbandonare l'abbraccio.
"Voglio sapere qual è il pegno che hai pagato"

Rimase in silenzio.
Percepii ancora quell'esitazione che mi pareva così aliena alla figura austera e autorevole di mia madre.

"Persefone e Ade sono stati magnanimi"
si limitò a concedermi, percependo tra le mie braccia che fremeva per allontanarsi.

"Madre...ditemi cosa vi angustia così profondamente.
Cosa vi hanno chiesto in baratto?"
la supplicai.

Poi sentii che si arrese alla mia determinazione, forse intuendo che non avrei mai ceduto e che comunque sarei venuto a sapere quale era stata la loro richiesta.

"Ade anelava una vita in cambio dell'autorizzazione ad incontrare le Parche"
rispose girandosi mentre io all'istante allentavo l'abbraccio.
Chiusi gli occhi mentre la forza della sua rivelazione mi percosse come l'onda d'urto di un'esplosione.
Li riaprii al tocco leggero della sua mano che mi accarezzava il viso, incoraggiandomi ad ascoltarla.
"Persefone però, forte del suo ascendente su di lui, ha mediato per me permettendomi di contrattare un compromesso"

Il mio ultimo respiro stagno' a bruciarmi il petto come una nube di fuoco densa di fuliggine e cenere che mi ostruivano la gola.

"Lei lo ha blandito lamentando di sentirsi sola e di aver bisogno da tempo di una fidata dama di compagnia e una degna consigliera durante i sei mesi dell'anno in cui soggiorna nel Regno dell'oltretomba"
continuò a spiegare, mentre un pensiero freddo e viscido strisciava penosamente a carponi nella mia mente e nel mio cuore.
"Ade desiderava che fosse Magdalena"

Ringhiai con tutta la forza della mia disperazione.
Avevo rischiato di perderla già una volta per colpa delle trame ordite da mio padre, ora persino gli Dei si contendevano con me la mia sposa, il mio amuleto,
il mio Zahir.
Non lo avrei permesso.
Mai.
Fosse stata anche l'ultima cosa della mia amara esistenza che facevo.

"Persefone si è molto adirata con il suo consorte ricordandogli che era lei stessa a necessitare di compagnia e non lui di una concubina.
Lo ha minacciato non molto velatamente di rendere noto alla sacra madre Demetra il suo atteggiamento libertino e adultero.
Gli ha ricordato tutti i sacrifici a cui si è sottoposta dividendo la sua vita tra due mondi pur di sposarlo e  divenire dea minore degli Inferi e Regina dell'Oltretomba, nonostante la madre fosse oltremodo contraria alla loro unione e lui si è infine quietato.
Ha acconsentito di buon grado che fosse lei stessa a gestire ed occuparsi delle trattative."

Nella mia mente obnubilata dal terrore vivido e puro di dover condividere la mia regina, si aprì uno spiraglio di luce e si offuscarono gli scenari orrorifici di una guerra apocalittica ed inutile che già iniziavo a paventare.
Ero sollevato, tuttavia la solo alternativa che potevo immaginare era altrettanto dolorosa.

La Lupa non proseguì il racconto, rimanendo in silenzio.

"Hai già mangiato il chicco di melograno, Madre?"
le chiesi la conferma dei miei timori.

"Si, figlio mio.
Era l'unica soluzione"
rispose ammettendo di essersi già vincolata al patto con gli dei dell'Oltretomba.

Sorrisi con amarezza per la beffa paradossale a cui mia madre si era dovuta piegare suo malgrado per salvare Magdalena e, ancora una volta, suo figlio.
"Quindi dovrai trascorrere Autunno e Inverno nelle oscurità dell'Oltretomba?
Proprio ora che ci siamo finalmente ritrovati?
Il nostro destino è proprio come il traghettatore sullo Stige che per farci riunire ci fa pagare sempre una moneta di pedaggio.."
commentai mestamente con una lieve ironia, venata di amarezza.

"Lo stesso destino che però mi ha graziato permettendomi di trascorrere il mio primo e ultimo Samhain con te in modo memorabile, celebrando e festeggiando il tuo matrimonio.
E naturalmente mi ha concesso di trovare un altro figlio che credevo morto e riunire due fratelli"
aggiunse lei sorridendo commossa.

Presi le sue piccole mani fredde tra le mie, attirandola tra le mie braccia.
"Grazie mamma"
le sussurrai con dolcezza e gratitudine.




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