CAPITOLO 2: La Congrega dei Gregari

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A Deo rex, a rege lex”



"Draven"

La sua voce mi scosse dai miei pensieri.

“Il Consiglio si è riunito ed è meglio che tu venga a presiedere,
se vuoi evitare una rivolta intestina"
mi ammonì il mio comandante, nonché amico, Sephirot.

Mi irrigidii e mi avviai furente verso la sala consiliare.

"Il Consiglio non si può riunire senza che mi venga fatta una formale richiesta"
tuonai fuori di me.

"In effetti si, se ritengono minacciata la pubblica sicurezza del Regno"

Bloccai la mia marcia scrutandolo intensamente.

"E da cosa?"

"La domanda giusta è da chi, Draven.
Cosa ti aspettavi?
Che accettassero di buon grado di avere una regina umana?
E per di più, non consenziente?
Il passato non si cancella"
considerò bruscamente.

Strinsi i pugni lungo i fianchi sino a fare sbiancare le nocche.

"Sono stati gli Antichi a deciderlo incidendomelo sul petto e loro, quei miseri blasfemi del cazzo, non hanno l'autorità per metterli in discussione"
esclamai indignato.
"E poi, anche il mio corpo ha reagito alla sua sola vista...
mi sono sentito ribollire il sangue e un fortissimo, prevaricante istinto di possesso" ammisi un po’ imbarazzato.

"Lo so. I tuoi occhi...
stasera qualche testa deve cadere Draven, li devi mettere al loro posto"
riflette’.

"Ci puoi scommettere, amico mio"
risposi con un sorriso sardonico ed esibii il mio profondo disappunto spalancando con forza le porte della sala consiliare.

"Osate complottare in casa mia, ratti infami?"
tuonai con ferocia per ristabilire la gerarchia agli occhi di quei facinorosi burocrati.

"Sire, stavamo inviando un messo per richiedere la vostra presenza”
balbettò timoroso un consigliere, quasi scomparendo nel suo sedile.

"Voi non avete capito un cazzo"
ringhiai
"sono io l'unico a poter indire una riunione!
Pagherete caro il vostro affronto"
promisi minaccioso.

Sentii Sephirot, alle mie spalle, ghignare rumorosamente gustandosi la scena.

"Sire"
intervenne Corvin, un vecchio vampiro aristocratico, per smorzare i toni.
"Sire, perdonate l'affronto.
Il nostro intento non era certo quello di offendervi.
Ci siamo permessi di anticiparvi perché abbiamo a cuore la sorte del Regno quanto voi, ma concedetemi di affermare che in questa situazione non potete godere della vostra leggendaria obbiettività dato che siete direttamente ed intimamente coinvolto nel problema"
spiegò sfregandosi le mani adunche.

Guadagnai la mia poltrona a capotavola con aria grave.

"Come osate definire la mia Immortale un problema?
Perché immagino che sia lei la fonte del vostro turbamento "
considerai, squadrando i vampiri riuniti con malcelato astio.

Il capo del Consiglio Corvin, era livido di rabbia.

"Lei è umana"
ruppe il silenzio un consigliere con il naso ricurvo come il becco di un pennuto e la pelle grinzosa.

"Direi che questo sia evidente"
affermai spazientito, sbattendo i pugni sul tavolo.

"E lo sono altrettanto le conseguenze!
Ricordate la dea Hecate…e Lilith"
sbraitò un altro, mentre alcuni annuirono in silenzio facendosi forti del loro numero.

Corvin sorrise soddisfatto.
Era lui il sobillatore.

Respira.

“Non osate nominare mia madre”
sibilai senza fiato.
“Non ne siete degni”

DUX BRUMAEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora