CAPITOLO 28: La Regola del Tre

1.1K 53 8
                                    


Un tetro applauso, un cadenzato e sapientemente lento battere di palmi ruppe il silenzio che era calato nella radura.

"E così la tua sposa è una fedifraga, Draven.
E niente di meno che dopo una notte soltanto?" chiosò tronfio, tossicchiando una risata che divenne subito grassa e vibrante.

Magdalena e Maiden si scostarono immediatamente come improvvisamente destati dal sonno e poi rimasero immobili.

"Il vostro tempismo, padre,
è leggendario.
Oserei dire quasi...studiato.
Peccato dover aggiungere però che sia l'unica caratteristica che si possa definire tale nella vostra persona, perché neppure della nobiltà delle vostre paventate origini vichinghe pare sia rimasta neppure una seppur flebile ombra"
considerai pacatamente mentre il suo profilo stagliato tra le ombre della radura sembrava affilarsi e trasfigurarsi dalla rabbia.


Respira.

"Sempre che anche quelle,
le vostre millantate origini,
non siano che una mera finzione come tutto ciò che vi riguarda.

Il nulla... voi siete soltanto il nulla.

Il vuoto che anela disperatamente di essere colmato perché altrimenti non esisterebbe.

L'oblio.

Il degrado.

La nefandezza più infima e miserrima"
continuai ad elencare freddamente con voce atona ed incolore mentre sentivo il suo respiro appesantirsi ad ogni affondo sino a diventare un rantolo crepitante.

"Come osi rivolgerti a me in questo modo?"
tuonò oltraggiato diventando paonazzo.

"Come ti permetti di parlare così
in primo luogo a tuo padre a cui devi rispetto,
in secondo luogo ad un reggente dell'Impero della Sacra Ruota e infine,
ad un tuo ospite!
Mi manchi di rispetto tre volte!"
urlò fuori di se' avvicinando arrogantemente il suo viso al mio, mentre Seph si fiondava repentino come una saetta a trattenerlo.

"Toglimi immediatamente le mani di dosso, servo!"
si dimenò bloccato nella sua stretta.

Sephirot cercò il mio sguardo mentre lo tratteneva senza alcuno sforzo. Con un cenno della testa gli indicai che poteva lasciarlo libero perché era innocuo.
Il mio fedele amico attese qualche attimo prima di acconsentire, non del tutto convinto che fosse la mossa giusta.

"Vi ho mancato di rispetto addirittura tre volte, niente di meno!
Scoprirete presto la sacralità del numero tre, stolto blasfemo arrampicatore:
la regola del tre vi annienterà.
Per tre volte le tue azioni torneranno a te".
salmodiai la nenia che mia madre soleva ripetermi da piccolo per educarmi e mettermi in guardia.

Bada bene alla regola sacra del tre:
Nel bene e nel male, per tre volte le tue azioni torneranno a te.

"Perché vi alterate così tanto, padre?
O dovrei forse chiamarvi traditore?"
lo accusai senza tanti giri di parole.

Lui si irrigidì, perdendo immediatamente la baldanza e la prepotenza di qualche attimo prima.

"Traditore?
Q-quella che mi stai indirizzando è un'accusa gravissima e che deve avere delle prove solide, altrimenti..."

"Altrimenti cosa?"
lo provocai sadicamente.

Per qualche attimo parve confuso e sconcertato.

"A-altrimenti potrei accusarti del reato di lesa maestà, Draven"
balbettò incerto, inebetito dalla mia accusa.
"E verresti punito con la morte"
terminò gravemente come per intimorirmi, prendendo forza dalla gravità delle sue stesse parole.
Si illuminò per un attimo, pensando che il suo piano avrebbe comunque avuto un'alternativa efficace per realizzarsi.

Sorrisi biecamente.
"La stessa identica sorte che è destinata a voi se le mie accuse fossero fondate e solide.
E se voi mi conosceste soltanto un po', padre"
sottolineai ancora una volta con amarezza e spietata ironia che non gli avrei mai risparmiato
"sapreste senza ombra alcuna di dubbio che quando io muovo un'accusa è solo e soltanto dopo essermi premurato personalmente e accuratamente di verificarne la veridicità ed essermi procurato tutte le prove che occorrono per dimostrarla.
Ma voi non potete certo saperlo perché non vi siete mai curato della vostra prole, anzi.
L'avete odiata come la peggior feccia sulla faccia della terra perché la consideravate un'inutile e tedioso ostacolo per la vostra ascesa. Avete persino tentato di estinguerla per poi concludere astutamente che era invece più comodo nasconderla per poterla usare in un secondo momento come una pedina per il vostro gioco"
gli vomitai addosso come bile, saturo di rabbia e rancore.

"Draven, figlio mio, cosa stai dicendo?"
cinguettò abbassando immediatamente il tono.

Poi, grottescamente, scoppiò in una sonora risata quasi bonaria.

"Ecco qui.
Ora ho compreso!
C'è stato sicuramente un fastidiosissimo frainteso tra noi che si è trascinato per decenni creando rancori perciò io perdono senza remore la tua accusa, figlio mio!
Io non mi sono potuto curare di te perché come tu ben sai, purtroppo, un reggente ha dei doveri istituzionali verso il suo regno e i suoi sudditi prima ancora che verso la sua famiglia"
rispose con tono improvvisamente accondiscendente e generoso, lo sguardo falsamente pietoso di un padre addolorato.
"E come tu ben sai, non è stata una mia scelta di essermi dovuto separare dalla mia famiglia per recarmi lontano a regnare.
Tua madre..."
insinuò venefico e vile.

"Ratto!
Ripugnante scarafaggio!
Smettete immediatamente questo siparietto pietoso e mal riuscito.
E non osate mai più nominare mia madre che è stata vittima quanto se non più di noi della vostra inumana sete di potere"
lo bloccai furioso, nauseato dalla sua destrezza nel manipolare le situazioni a proprio piacimento.

"Noi?...ma di chi stai parlando Draven?
Il tuo gemello è ahimè mancato appena dopo il parto, è spirato proprio tra le mie braccia!
Draven capisco la tua confusione credimi, il tuo stato d'animo è obnubilato dal terribile tradimento della tua sposa e..."

"Come vi ho già detto, padre,
voi siete il nulla.
L'uomo senza qualità per eccellenza.
E senz'altro vi manca l'introspezione, la consapevolezza e l'umiltà di comprendere che siete stato smascherato e che è ora di smettere di mentire perché non serve a nulla se non a peggiorare le cose e a rendervi, se è possibile, ancora più ridicolo e sgradevole"

"Ma davvero Draven,
neghi una realtà storica dei fatti documentata addirittura nei libri! Figliolo, non ti rendi conto che non stai bene, stai delirando...parli di fantasmi!
Hai perso la ragione, figlio mio,
forse è il caso che il Consiglio si riunisca per la nomina momentanea di un reggente che..."

"Sephirot"
ringhiai e all'istante il mio amico fedele mi fu accanto, pronto.

"Prendi in custodia quest'uomo, se così si può definire, e portalo nelle segrete del castello dove ti curerai personalmente di fargli la guardia e assicurarti che nessuno lo avvicini mai e per nessun motivo e che non fugga"

"Sarà fatto, Dux"
rispose non riuscendo a celare l'ombra di un sorriso di orgoglio e adorazione, mentre lo afferrava mentre lui urlava e si divincolava proprio come un ratto.

"Dimenticavo Seph"
lo fermai ghignando a mia volta.

"Fallo accomodare nella cella dove il consigliere Corvin ha esalato l'ultimo respiro"

DUX BRUMAEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora