"Absit reverentia vero"
(Ovidio)
"Ti prego,
resta"
le mormorai,quasi implorandola.
La mia bocca audace parlò ancora senza che io potessi nulla.
Non riuscii a trattenermi dal dirle quelle poche semplici parole che tuttavia rinnegavano ciò di cui invece mi volevo convincere.
Lei si arrestò subito,
come se le avesse attese sin dall'inizio.
Come se avesse sperato di sentirmele dire sin da subito.
Poi il suo viso disteso per un attimo, si rabbuiò."Perchè"
si limitò a dire rassegnata,
scuotendo il capo e facendo spallucce.
Era sembrata subito sollevata dal mio capitolare,
ma il perdurare del mio silenzio
e il mio restare immobile l'avevano resa di nuovo triste.
La sua in effetti non assomigliava neppure ad una domanda.
"Perché devo restare"
incalzò esausta ed avvilita,
prendendo atto del mio silenzio e della mia espressione interdetta e combattuta.
Della mia assenza di reazione.
"È il tuo cuore a chiederlo
o la tua mente?"
mi domandò ancora allungando timidamente una mano verso di me, ma involontariamente indietreggiai ed i suoi occhi cerchiati si allargarono nello sconforto del mio silenzioso rifiuto.Le sue palpebre sfarfallarono rapide come a ricacciare indietro le lacrime di delusione e distolse frettolosamente lo sguardo dal mio.
Fece per incedere verso la porta, ma avanzai di un passo verso di lei.Il mio corpo sapeva ciò che la mia mente ostinata si rifiutava di accettare.
"Perché non riesco a lasciarti andare,
non posso"
le risposi sincero,
impedendole ancora l'uscita con la mia presenza."Questo non basta"
commentò freddissima e ormai distante anni luce da me, ostinandosi a guardare dritto davanti a sé ed evitando accuratamente di incrociare i miei occhi.
Scorgervi ancora il dubbio l'avrebbe ferita a morte e non voleva più piangere,
non voleva più che la vedessi fragile e vulnerabile.
Ero certo che si fosse pentita amaramente di essersi lasciata andare poco prima e che ora più che mai avrebbe fatto di tutto per reprimere le proprie emozioni.Si sentiva rifiutata ed io sapevo bene che faceva fottutamente male.
Sapevo bene che bruciava come l'inferno, come lava sulla pelle e sul cuore."Perfavore Zaíra,
lasciami del tempo per riflettere a freddo.
Io..."
tentai disperatamente di prendere tempo, di rimandare ancora quella determinazione granitica che leggevo nella tensione dei suoi lineamenti."Rifiutami"
mi interruppe lei dura,
rifiutando di ascoltarmi oltre.Mi mancò il respiro ed il mio cuore iniziò a battere freneticamente.
Mi sembrava di soffocare ed il mio petto stava andando a fuoco.Col cazzo.
Col cazzo che l'avrei fatto."La tua indecisione mi ha stufata e non ti permetterò di prenderti ancora gioco di me o di illudermi.
Rifiutami Maiden,
altrimenti lo farò io.
Scegli la soluzione che ti incomoda di meno, ma comunque sia entro stasera io me ne andrò da questo posto.
In qualunque modo"
sentenziò distaccata.
Continuavo ad illudermi nonostante tutto che lei invece non lo volesse affatto.
Che rifuggisse un mio rifiuto ma che lo proponesse esclusivamente per spingermi a prendere una decisione."Zaíra"
la richiamò la voce di mio fratello dal ballatoio e gli ringhiai involontariamente un ammonimento per il suo eccesso di confidenza.
Mi voltai verso di lui furente perché il suo arrivo aveva interrotto l'apice del nostro incontro e perché mi disturbava che un altro maschio foss'anche mio fratello la cercasse e la chiamasse col suo nome di battesimo.
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DUX BRUMAE
VampireDraven è un vampiro ed è il Dux Brumae, il principe della Congrega d'Inverno. Non ha ancora trovato la sua Immortale, la compagna eterna. Poi, il 'giorno del Raccolto', alcuni mercenari vengono a riscattare la ricompensa per un' umana da loro barbar...