CAPITOLO 53: La Resurrezione

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Improba vita mors optabilior.

Al fluire lento ma inesorabile del mio sangue nelle sue vene, il suo aspetto mutó.
La sua carnagione riprese un colore vivido e vitale e la sua pelle divenne subito fresca e rimpolpata come una carnosa peonia.
Le sue labbra diventarono cremisi e turgide e le occhiaie violacee che contornavano i suoi occhi chiusi semplicemente sparirono.
Gli stessi capelli riacquistarono il loro consueto volume e lucidità e il loro rosso vivido e voluttuoso.
Lei era tornata.
Attendevo con ansia la sua ripresa di coscienza che ancora tardava per rivedere i suoi occhi.
E per sentire la sua voce.

"Si riprenderà,
dalle tempo"
mormorò comprensivo Sephiroth che la vegliava in un angolo della stanza, rimanendo rispettosamente in disparte pur condividendo il mio tumulto interiore.

"Senza di lei per me il tempo e lo spazio non hanno alcun senso"
mormorai roco e lui annuì lievemente, la bocca rassegnata in una piega amara.

"È stata una prova durissima Drav, ma necessaria"
mi concesse rauco.
Era provato anche lui, esausto.
Ma non avrebbe ceduto sino al suo ritorno.

"Non si è ancora svegliata?"
domandò Maiden, affacciandosi timidamente nella stanza silenziosa.
Nessuno dei due rispose,
Sephiroth si limitò a scuotere lievemente il capo nella penombra.

"Occorrerà diverso tempo.
È arrivata un secondo prima della morte e anche se il suo corpo è stato resuscitato, la sua mente sta ancora sicuramente vagando nell'oblio"
intervenne la Lupa.

"E se non trovasse la strada?"
domandai in un sussurro terrorizzato.

"La ragazzina è forte.
Ma seguire il richiamo della tua voce la aiuterà, figliolo"
mi suggerì, appoggiando affettuosamente una mano sulla mia spalla.

Allontanai la sua mano e scossi il capo tristemente.
"Non credo proprio, madre.
Lei non sa come sono andate davvero le cose e si sentirà tradita da me.
Dovunque si trovi ora,
non si fiderà di me.
Non è la mia voce che deve seguire"
continuai con la sofferenza che mi spaccava il cuore e la voce.

"Posso provare io, Drav.
Se vuoi.."
disse Sephiroth dopo diversi minuti di esitazione.
Quel gigante tentennava, internamente combattuto tra il desiderio che la sua amica si svegliasse e quello di non oltraggiarmi con la sua proposta.

La Lupa abbandonò discretamente la stanza per evitare che il suo sguardo apprensivo potesse offuscare il mio giudizio.

Lo guardai a mia volta contrastato.
Ero trafitto dalla gelosia che lei effettivamente potesse svegliarsi seguendo la sua voce invece che la mia e la paura viscerale che invece non riuscisse più a trovare la strada.
E prevalse l'amore.

Amore vincit omnia.

"Prova Seph.
Chiamala a gran voce,
forte della vostra amicizia e della fiducia che ha sempre riposto in te.
E perfavore...
riportala a casa"
lo pregai,
ricacciando indietro ed ingoiando tutti i sentimenti negativi che provavo mio malgrado nei suoi confronti.

Lui mi guardò esitando ancora.
Mi conosceva alla perfezione e conosceva la forza opprimente del legame, anche se non l'aveva ancora mai provato.
Riconosceva la mia sofferenza nonostante le mie parole di rassicurazione e temeva di ferirmi.
"Draven, fratello.
Se sapesse come sono andate davvero le cose,
non esiterebbe a scegliere il suo amato.
Quando si sveglierà saprà la verità"
mi rassicurò ancora con lo sguardo di un amico sinceramente preoccupato.

Annuii con un cenno veloce del capo poi fui costretto a voltarmi per celargli la mia espressione addolorata e la fuoriuscita involontaria dei miei canini.

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