CAPITOLO 27: Il Burattinaio

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Finalmente avevo un piano.

Dopo un estenuante interrogatorio in cui Zaphir si era limitato a piagnucolare già rassegnato al suo destino, quello di Corvin fu molto più fruttuoso.
Gli stratagemmi utilizzati con il suo meno astuto compare non avevano sortito l’effetto desiderato, ma la tortura aveva dissipato ogni sua esitazione convincendolo rapidamente a collaborare rendendomi tutte le risposte che cercavo.

La Lupa aveva davvero dato alla luce due gemelli, che erano stati volutamente separati con l’inganno da mio padre.
Già da allora, con empia lungimiranza, si era spianato la strada prendendo tutti i provvedimenti necessari alla sua scalata.
Il giovane vichingo ambizioso, indegno della nobiltà della sua stirpe, già da tempo aveva preso di mira Lilith come erede al trono attirato unicamente dal suo potenziale futuro potere e finì per assoggettarla con le sue lusinghe.
Circuì anche suo padre Azriel che in lui vide il figlio maschio mai avuto e, forte della sua debolezza e del suo ascendente su di lui, lo convinse ad abdicare in favore di Lilith, ammaliandolo e fuorviandolo con i racconti leggendari delle gesta di Amazzoni e Valchirie, le regine guerriere.
Non si aspettava di certo che sarebbero stati addirittura due gli eredi ad allontanarlo dal suo turpe obbiettivo e dimezzò la concorrenza fingendo la prematura dipartita di Maiden, così da incistare il sospetto di una maledizione divina su Lilith che giurò l’avesse concupito con un incantesimo, intimorendo il popolo ed indebolendo la fama della consorte.
Il Sud, più incline alle superstizioni, intimorito da ripercussioni dell’ira divina e memore del destino della sua ava Hecate, si ribellò chiedendo la destituzione della sovrana. Decise tuttavia di non ucciderlo subito facendolo crescere nell’anonimato e inconsapevole della sua vera identità, per riservarsi all’occorrenza la garanzia vivente per reclamare l’agognato potere.

Una pedina.

E l’occasione di sfruttare la sua discendenza era arrivata con l’annuncio della mia Unione con una ragazza umana, il cui nome lo fece trasalire.
Come consorte della regina era stato iniziato alla lettura dell’antico idioma, perciò egli capì la mia menzogna.
Fiutò la mia doppia debolezza: se la mia Compagna fosse stata ancora umana, l’avrebbe uccisa eliminando anche me, potendo reclamare il trono in assenza di eredi conosciuti; se fosse stata tramutata, avrebbe calato la sua carta segreta rivelando dell’esistenza di Maiden e recriminando il reale possesso dell’Immortale: io sarei morto comunque, impazzito dal dolore o condannato dalla mia bugia e lui avrebbe solo dovuto posticipare la sua ascensione eliminando in seguito entrambi.

Il Consigliere Corvin era spirato urlando esaltato il nome di mio padre, ancora convinto che il suo burattinaio sarebbe venuto a salvarlo.

Erano entrambi delle vittime, al pari mio.

Il dolore e la rabbia non si erano affatto attenuati, tuttavia erano stati rivolti verso la fonte da cui sgorgava il male.
Prima di recarmi nell’ultima dimora degli Antichi, sentii che dovevo rivederli entrambi e che gli dovevo delle scuse.

Ma che giustificazione avrei trovato per cercare mio fratello e potermi appartare con lui?

Rimuginando per trovarne un credibile e che non destasse sospetti al mio infame genitore, mi avviai verso gli appartamenti che avevo destinato a Magdalena.
Si trovavano nell’ala più antica e le sue stanze erano quelle che secoli prima avevano ospitato la mia sacra antenata progenitrice Hecate e avevano assistito inermi al suo declino.

La mia non era stata una scelta casuale.

Speravo infatti che il suo spirito, animato da un antico sentore del suo passato, la aiutasse a lenire le sue pene e la guidasse verso la scelta più giusta per lei.
Non a caso infatti, la mia bisnonna Hecate era la Dea dei crocicchi, dei trivi e dei passaggi.

DUX BRUMAEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora