CAPITOLO 45: Il passato rivelato

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Curae leves loquuntur, ingentes stupent.

"Hai fatto la scelta giusta, mio Signore"
mormorai con voce grave mentre mi accoccolavo con la schiena contro il suo petto.
La vasca era enorme e in effetti poteva contenere comodamente entrambi senza alcun bisogno di stringersi, ma avevo intuito che il suo bisogno in realtà fosse proprio la vicinanza e il contatto. Lui aveva bisogno di acqua calda che lavasse via la tensione e delle mie mani sapienti a districarne i nodi con muta pazienza e perseveranza.
"È stata una vera e propria liberazione per me uccidere Gaspar.
Non mi ha restituito nulla di cui ero stata privata, certo che no.
Però mi sono sentita finalmente libera e così sarà per Maiden"
gli mormorai e lo percepii sussultare contro il mio corpo.

Lui rimase in silenzio per un po'.
"Cosa ti hanno fatto in quella casa Magdalena?"
mi domandò lui a bruciapelo, cercando di afferrare le mie mani che istintivamente si erano fermate mentre lo massaggiavano.
C'era qualcosa nella sua voce che non avevo mai percepito in lui, qualcosa che mi stupi' e mi spaventò perché ai miei occhi lo rendeva incredibilmente umano e fragile: esitazione.

Pensai di avere frainteso, non mi pareva vero che lui volesse veramente saperlo.
Non mi pareva verosimile che ora lui volesse sapere per crogiolarsi nel dolore di quei ricordi lontani e sbiaditi e che io patissi della vergogna di doverli riportare alla luce
Ripeterli ad alta voce li avrebbe resi di nuovo reali.
Ormai Gaspar era morto, incapace di fare più del male e privato persino della dignità di una sepoltura, abbandonato nel bosco per essere spolpato dagli animali selvatici...che senso avrebbe avuto?

"Sono cose vecchie mio Signore, lasciamole relegate nel passato"
gli risposi accarezzando le sue mani che trattenevano le mie.
Lui sussultò ancora.

"Quelle nefandezze non appartengono al passato purtroppo, ma sono dentro di te"
mi rivelò lui con voce bassa e calda.
"Infilate nel tuo io profondo, ma sono ancora lì.
E sono pronte a riemergere e a galleggiare in superficie per tornare a colpirti quando meno te lo aspetti e sei più vulnerabile"
continuò mentre io lo ascoltavo in silenzio, senza contraddirlo.
"Io voglio proteggerti ragazzina.
Voglio estirparti i semi del male che quei mostri hanno piantato a fondo dentro di te"
mi sussurrò nell'orecchio pianissimo.
Mi venne la pelle d'oca e tutti i peli del mio corpo si rizzarono nell'udire il suo sussurro delicato accarezzarmi il lobo.
Mille immagini devastanti si avvicendarono nella mia mente, in una successione brutale.

"Non sono sicura che tu voglia saperlo davvero.
Ed io non sono affatto sicura di volerlo dire"
rivelai la mia reticenza con sincerità.

"Te ne prego, Magdalena.
Se non fossi più che certo che tu ne abbia bisogno, risparmierei a te e anche a me stesso questo supplizio.
E anche se fatichi a crederlo, sarà più straziante per me doverlo ascoltare che per te doverlo rivivere"
mi assicurò socchiudendo gli occhi mentre serrava già la mascella.
Deglutii più volte a vuoto, ingoiando soltanto la bile che mi risaliva acida corrodendomi l'esofago e lui di riflesso fece lo stesso.

"Gaspar fondamentalmente trattava me e mia madre come le sue schiave"
iniziai timidamente.
Chiusi gli occhi, ma li riaprii subito perché quelle immagini tristi e disturbanti infestarono di nuovo la mia mente.
Lui invece lì mantenne chiusi, come cercando di estraniarsi e dissociarsi dalla realtà. Immaginai che cosi facendo tentasse di raggiungere il distacco necessario ad ascoltarmi cercando contestualmente di celarmi le sue emozioni e contenere stoicamente la reazione che altrimenti sarebbe stata dirompente e distruttiva.
"Noi dovevamo occuparci di tutto, sino allo sfinimento.
Ci occupavamo sia degli appezzamenti di terra che degli animali e una volta finito quello lui si aspettava che ci occupassimo anche di lui e della casa.
Eravamo sfiancate come delle bestie da soma, ma mia madre più che me ed io cercavo di facilitarla sottraendole del lavoro senza che però lui se ne accorgesse"
continuai, mentre un sapore freddo e metallico mi riempiva la bocca.
Dalla tensione mi ero morsa il labbro senza neppure accorgermene.
Vidi il suo pomo d'adamo salire e scendere diverse volte, ma lui rimase immobile ed in silenzio mentre continuava a carezzarmi le mani.
Draven annuì lievemente come per incoraggiarmi a proseguire il racconto.

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