CAPITOLO 65: Il rifiuto

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"Deligere oportet quem velis deligere"

"Chiamate Alec"
ansimò suo padre insofferente, quasi sbavando dalla rabbia e dalla frustrazione.

Maiden si irrigidì soltanto a sentirlo nominare ed il pensiero di vedere il suo potenziale rivale materializzarsi vicino a lui e alle sue zanne lo destabilizzò.

Vicino a lei.

Era più che certo che non sarebbe riuscito a contenersi e così lo eravamo noi.

"Umano, non è una buona idea"
Iniziavo a convincermi che tutto questo non fosse stata una buona idea e così Sephiroth,
nonostante cercasse di celare le sue espressioni di disapprovazione e la sua angoscia crescente.
Ci eravamo detti che poteva funzionare, accettando implicitamente i rischi che comportava.

"Ed invece lo è.
È l'unico modo per fare uscire mia figlia da lì dentro, santiddio"
abbaiò.
"Chiamatemi Alec o lo andrò a prendere io stesso"

"Tu lo vuoi vedere morto?"
gli domandai esplicitamente.
"Perché è questo che succederà.
Mio fratello è su di giri ed è troppo forte per tentare di contenerlo"
ammisi.

"Lui non oserà"
Si sarebbe trattenuto il più possibile se non per altro perché la sua lei non assistesse impotente ad una scena così raccapricciante.
Perché temeva che non l'avrebbe mai perdonato e che avesse paura di lui.

"Non si tratta soltanto di ciò che lui vuole o non vuole fare"
tentai di spiegargli per mediare.
"Si tratta di un'istinto animale che temo sia impossibile da contenere, arrivati oltre ad un certo limite"

"Sono disposto a correre il rischio e sono certo che anche Alec sarebbe d'accordo.
Perché è proprio questo il punto, principe.
Con tutto il rispetto,
ma vorrei che mia figlia vedesse con i suoi occhi di cosa potrebbe essere capace davvero per farla inorridire e portare il suo culo fuori da quella fottuta stanza!"
urlò insofferente.
"Se lei vuole andarsene,
lui non la fermerà"
aggiunse riavviandosi nervosamente i capelli.
"Ho visto come prima sia bastato un suo tocco leggero per trattenerlo, anche se avrebbe voluto dannatamente uccidermi"

"Padre, no"
lo implorò lei.
"Ti scongiuro,
è troppo pericoloso"

Maiden si girò di scatto verso di lei, gli occhi spiritati.
"Tu ti stai preoccupando per lui?"
indagò inclinando il capo ed una luce pericolosa gli illuminò lo sguardo.
"Hai paura che faccia a pezzi il tuo piccolo amico,
huh?"
la incalzò con rabbia, ferito.

"Si, Maiden"
si limitò ad ammettere lei.
"Lui non ha colpe e non c'entra nulla con tutto questo"

"Lui ti vuole,
cazzo!"
urlò fuori di sé.

"Io voglio che lei sia felice"
affermò una voce sconosciuta sopra tutte.
Maiden si girò di scatto e fra tutti i presenti lo individuò all'istante,
puntandolo con un rapace.
"Che sia con me o con qualcun altro"
continuò un ragazzo moro con la carnagione olivastra comparso dietro a tutte le persone assiepate davanti alla porta.
Lo fissò con i suoi occhi onesti color nocciola, senza abbassare mai quel suo sguardo limpido e concreto.
Pareva non temerlo in apparenza, oppure temeva più per la sua amica che per sé stesso.
"Umano o vampiro che sia.
Purché lei lo voglia e lui la ami e la rispetti"
continuò sostenendo fiero il suo sguardo severo che lo soppesava respirando rumorosamente con i canini completamente sguainati.

Guardavo mio fratello con apprensione e cautela, in allerta, certo che si stesse trattenendo con tutte le sue forze e che sarebbe bastato un nonnulla per fargli perdere quel fragilissimo equilibrio e farlo scattare.
Così com'era, lo avrebbe fatto a pezzi senza neppure rendersene conto.
Sephiroth al mio fianco sgomento smise di respirare.

"Zaira,
amica mia"
continuò lui mentre Maiden deglutiva a vuoto e socchiudeva gli occhi per sopportare l'intimità delle sue parole.
"Dicci cosa vuoi ed andrà bene, qualsiasi cosa sia.
Io e tuo padre non ti giudicheremo e lo accetteremo.
Ed anche Maiden lo farà"
lo ammonì e lui rimase in silenzio.

Lei esitò, probabilmente sentendosi oppressa dall'attesa di quella crocchia di persone riunite.
"Io...
Io ti vedo solo come un amico, Alec.
Quello che provo per te è solo un affetto fraterno e nulla più"
ammise lei in un timido sussurro.
Una fugace espressione di dolore attraversó i suoi lineamenti,
ma fu rapido a celarla ed annuì.
Maiden sussultò sollevato,
ma rimase in silenzio ed immobile.

"Capisco"
si costrinse ad aggiungere per incoraggiarla a proseguire.
"Quindi è lui che vuoi?
A prescindere da qualunque decisione lui prenda?"
la incalzò con delicatezza.
Maiden tremava convulsamente.

"Sì"
ammise.
"Anche se detesto l'idea di rimanere in balia della sua indecisione, desidero comunque lui con tutta me stessa"
continuò aggrottando le sopracciglia in un'espressione torva come se stesse colpevolizzando sé stessa per ciò che provava nonostante tutto.
"Anche se non agogno affatto di sottostare a delle regole che non appartengono alla mia cultura né tantomeno alla mia persona e non tollero la sua volubilità e la sua intemperanza...
incredibilmente è lui che desidero"

Gli occhi di Maiden la accarezzarono con uno sguardo di adorazione e deferenza, completamente differente dalla diffidenza e dalla confusione di poco prima.

"Entrambi avete le risposte che cercavate"
commentò il ragazzo trattenendo la delusione.

"Non ti permetterò di restare qui ad immolarti per lui"
commentò asciutto suo padre.
Quell'umano era un fottuto martello pneumatico.
Non avrebbe ceduto sino a quando non avesse ottenuto ciò per cui eravamo lì.
"Non ti permetterò di umiliarti oltre, Zaíra.
Ti porterò via con la forza,
anche trascinandoti per i capelli se occorre"

Gli occhi di Maiden si illuminarono di indignazione.
"E tu credi sul serio che io ti permetterò di toccarla,
umano?"
sibilò mostrandogli i denti sguainati e snudati.

"Rifiutalo Zaíra e metti fine a questa scenetta indegna"
rispose lui ignorando volutamente il suo ammonimento.

Maiden si avvicinò di un passo arrivando a pochi centimetri da lui, scosso da violenti spasmi di rabbia.

"Fidati di tuo padre, bambina.
Devi solo ripetere la formula dopo di me e sarai libera da questa malía, da questa maledetta infatuazione che ti fa straparlare"
continuò caparbio alitando ogni singola parola a pochi centimetri dal viso di Maiden.
"Io Zaíra figlia di Mathías,
rifiuto Maiden principe del Regno di Primavera ed Estate del Sacro Impero della Ruota come compagno immortale.
Dillo bambina mia, su.."
enunciò senza mai distogliere lo sguardo dal suo, allucinato.

Mio fratello tremava dallo sforzo, mordendo a sangue le sue stesse labbra pur di non attaccarlo seduta stante.
Il sangue gli gocciolava a fiotti dagli angoli della bocca.

"Rifiutalo Zaíra"
intervenne anche Magdalena.
"Così facendo libererai anche lui dal legame che è ciò che lo vincola a te e che gli fa percepire il senso di possesso a cui non riesce a sottrarsi"

Maiden si girò di scatto verso di lei, sentendosi braccato e tradito a morte dai suoi stessi cari.

"Zia...?"
domandò incredula lei.

"Sì Zaíra, sono io.
Liberalo.
Lui non ti vuole,
ma non riesce a rifiutarti e a lasciarti andare per le sensazioni contrastanti che percepisce a causa del legame"
le spiegò mentre Maiden ringhiava sempre più forte scoprendo i denti.

La ragazzina esitò confusa,
poi con la voce tremante iniziò a parlare.
"Io Zaíra figlia di..."

Maiden si paralizzò per un'istante, gli occhi sgranati in un'espressione di puro terrore.

Era arrivato il punto di non ritorno.
Lo Zenit.

E se non fosse stato sufficiente,
se la strategia che avevamo organizzato non avesse funzionato, non si poteva più tornare indietro.
Sarebbe stata la fine.
Tutti i presenti fremettero al pronunciare di ogni singola parola, all'apice dell'angoscia.

"Col cazzo che me la porterete via"
sibilò lui riacquistando immediatamente la lucidità e lanciandoci uno sguardo di aperta ostilità.
"Col cazzo"
aggiunse, poi con una mossa fulminea sparì dentro la stanza raggiungendo Zaíra poco prima che potesse completare la formula di rito.



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