CAPITOLO 9: Il sacrificio

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Pulvis es et in pulverem reverteris”


Il suo piccolo corpo era adagiato in mezzo al letto, la pelle eburnea costellata di centinaia di piccole efelidi brune.
I suoi capelli ramati erano sparsi a raggiera sul guanciale in un violento contrasto con il suo pallore.
Vederla inerme e indifesa mi spaccò il cuore.

Non dovevo mentirle.
Forse non l'avrei persa.

Sarah era seduta al suo capezzale e si prodigava da ore al suo fianco. Le tamponava la fronte madida con una pezzuola di lino che, ritmicamente, imbeveva e strizzava in una bacinella d'acqua.
La stessa bacinella che Magdalena aveva utilizzato per radermi.

Il rasoio...
Il sangue a fiotti che lordava il suo vestito.
I suoi occhi che diventavano di colpo vuoti e vitrei.

"Ci penso io, Sarah.
Mi prenderò io cura di lei sino a quando resterà incosciente, dopodiché...
dovrai occupartene tu perché non mi deve vedere"
sussurrai mio malgrado.

Sarah accolse la mia sofferenza con muto rammarico e rispetto e annuì.
Poi, senza dire una sola parola,
scostò i lembi della camicia da notte che le avevano fatto indossare, indicandomi timidamente con un cenno un oggetto che pendeva
sul suo petto.
Appesa ad un nastro cremisi c'era la mia ciocca di capelli, da lei recisa solo qualche giorno prima.

Il cuore mancò un battito.
Perché la indossa?

"Lei tiene a voi, sapete?
Nonostante tutto, lei ci tiene."
considerò Sarah, carezzandole le tempie con tenerezza. 
"Volevamo toglierla mentre la soccorrevamo, ma lei si è opposta e l'ha tenuta stretta tutto il tempo nel pugno"
aggiunse, sorridendomi lievemente.

Inconsciamente portai la mano al petto, indovinando sotto alla camicia la sagoma della sua ciocca che anche io custodivo gelosamente accanto al cuore.
Sarah notò il mio gesto e intuì che conservavo lo stesso pegno.

"Dovrebbe saperlo"
disse indicandolo con un cenno.

Scossi il capo.
"Sarah, mi devi promettere che non le dirai nulla di tutto ciò al suo risveglio. Neppure che mentre dormiva l'ho assistita io"
la pregai, cercando conferma nel suo sguardo perplesso nella penombra della stanza.

"Perché mentirle ancora?"
chiese scuotendo il capo incredula.

Un'altra sciabolata tra le costole.

"Perché desidero che restare o amarmi sia una sua libera scelta, scevra da qualsiasi coercizione morale"
spiegai.

"Ma lei deve sapere quello che avete fatto per lei!
Deve sapere che uomo onorevole siete!"

Uomo.
Mai come ora nella mia intera vita ho desiderato essere solo un uomo.

"No! Per favore Sarah...
non deve essere per pietà o commiserazione che resta.
O perché si sente in debito.

Deve essere per me.

Per amore"
esclamai fiero.

Annuì ancora incerta con le labbra arricciate in una piega di disappunto e ci lasciò soli.

Mi avvicinai timidamente al letto.
Avevo paura di toccarla...così pallida e fragile.
Eppure così forte e indomabile.

Mi sdraiai accanto a lei e delicatamente le poggiai un lievissimo bacio sulla fronte ghiacciata.

"Ti amo piccola"
le sussurrai all'orecchio
"e se averti, dovesse essere anche per un giorno soltanto, significa morire... allora morirò per te"
ammisi, mentre una lacrima solitaria rotolava pigramente liberandosi dalle ciglia tra cui era rimasta imbrigliata per un istante.

Riempii la bacinella di acqua tiepida e olii aromatici e iniziai a lavarla con devozione e reverenza.
Sorrisi mestamente all'idea che i miei soldati potessero vedermi: l'autorevole Dux, l'implacabile guerriero intento a prendersi cura della sua dama con le sue mani grosse e callose che avevano brandito spade, ora tremanti di timore e delicatezza.

Rimasi sveglio al suo fianco tutta la notte e tutte quelle a venire, sussurrandole parole d'amore mentre controllavo rapito il ritmico alzarsi e abbassarsi del suo petto.

Stremato dalla privazione di sonno e sfiancato dalla fame sino a rasentare la follia, di giorno mi riposavo ad occhi aperti in allerta costante rotolandomi sul pavimento in preda a convulsioni e spasmi ed attutendo i miei lamenti acquattato in un angolo della camera annessa.

"Draven."
La voce dura di Seph mi risvegliò dai miei pensieri distorti.

"L'hai portato?"
chiesi subito, ansioso.

"Ti prego, non puoi andare avanti così"
supplicò il guerriero, inginocchiandosi per essere alla mia altezza.

"Il mastro orafo l'ha terminato?"
lo incalzai in preda al tremore.
Era diventato incessante ed incontrollabile e non mi curavo neanche più di tentare di celarlo perché sarebbe stato inutile.

"Si"
sospirò.

"A-allora muoviti, va' e mettiglielo al collo.
Cosa aspetti?
Non voglio che si desti senza..."
gli intimai.

"Drav...!"
fremette lui di rabbia.

"S-seph...sei come un fratello per me" esalai, contorcendomi dalle fitte.
"H-ho capito perché l'hai fatto.
L'hai compresa più di quello che avessi potuto fare io..."
mi interruppi travolto da un'ondata di nausea.

Lui si avvicinò preoccupato.
"Drav..."
urlò.

"...ma questa volta non ti devi intromettere, me lo devi giurare sulla nostra amicizia"
sibilai rantolando e tossendo bile.

Seph non rispose ed entrò nella stanza di Magdalena per uscirne solo qualche istante dopo.

"Me lo devi giurare"
continuai cercando il suo sguardo non appena si fu inginocchiato di nuovo.

"Drav, non posso lasciarti morire cazzo!
Non puoi chiedermelo!"
latro' ferito.

"Tu devi rispettare le mie decisioni"
abbaiai, esausto.

Seph iniziò a camminare avanti e indietro come un leone in gabbia.

"M-me lo devi promettere, fratello"
lo incalzai, sentendo le forze venire meno.

Seph si fermò e strinse i pugni lungo i fianchi.

"Quando morirò..."

"Nooooo!"
urlò mettendosi le mani nei capelli.

"Quando morirò"
mi interruppi per schiarirmi la voce arrochita dallo sforzo
"tu sarai il mio erede..."

Seph sgranò gli occhi dal terrore e si avventò su di me.

"Cosa cazzo stai dicendo?
Tu stai delirando! "
sbraitò scuotendomi.

"...perché io abdicherò poco prima che succeda e ti nominerò sovrano ad honorem "
continuai ignorandolo mentre mi si sfocava la vista.

"Tu non sai cosa stai dicendo"
mi mollò di scatto allontanandosi
"la fame ti ha fottuto il cervello"

Trovai la forza di ridacchiare mentre lui mi fissava incredulo.

"Lei mi ha fottuto il cervello"
considerai, ormai senza fiato.

Seph non resistette alla mia battuta e scoppiò a ridere tra le lacrime.

"Sarai un Dux sagace e dotato di una buona dose di ironia.."
esalai perdendo i sensi.
I suoi occhi sgranati nel panico furono l'ultima cosa che vidi prima del buio.




DUX BRUMAEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora