CAPITOLO 26: L'Incontro

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"Quod me nutruit, me destruit"

Scossa e umiliata, coperta unicamente dalla vestaglia di damasco vermiglio,
fui scortata da un Sephirot silenzioso sino ai miei appartamenti.
Quando Maiden si separò da noi per raggiungere l'ala del palazzo destinata agli ospiti, non proferì alcun saluto per non peggiorare la mia situazione attirando l'attenzione di Seph che ci scrutava guardingo.
Ma avvertii comunque il suo meraviglioso sguardo di giada indugiare a lungo sulle mie spalle che si allontanavano.
E di nuovo percepii, provando disgusto per me stessa, la sensazione di brama e cupidigia che fece virare le mie iridi al bronzo.

Stavo impazzendo?
Cosa mi succedeva?

"Ne vuoi parlare? "
chiese Seph in imbarazzo, infrangendo finalmente il silenzio.

"Lasciami sola"
risposi in un sussurro evitando di guardarlo.

"Davvero, Magdalena.
Come ti senti?"
insistette preoccupato e mi colse alla sprovvista voltandomi il viso con due dita per appurare lo stato in cui versavo.
"Ma che cazzo...?!"
esclamò stranito e inorridito
"...i tuoi occhi!
È questo che ha visto Drav?"

"Per favore, lasciami"
lo implorai, divincolandomi e sottraendomi al suo sguardo inquisitorio.

"Con me puoi parlare"
tentò, addolcendo il tono.

"E di che cosa?"
sbottai frustrata, sfogando il senso opprimente di impotenza
"Non so neanche io che cazzo gli succeda!"
indicai quel corpo che, all'improvviso, mi era diventato estraneo...un'entità a sé, ormai dissociata dalla mia mente.

"Me ne sono accorto..."
ammise con un sorriso sarcastico che si spense immediatamente
"...mi riferivo a come ti ha trattato Drav.
Sai che era ferito e deluso e...?"

"No, non ne voglio parlare.
Davvero."
sentenziai con un tono che non ammetteva repliche
"Per favore.
Seph, amico, rispetta il mio volere e lasciami sola"
mi ammorbidii, memore del nostro legame.
Lui incassò il rifiuto.

"Sai che non posso lasciarti davvero sola..."

"E invece puoi.
Devi.
Ti devo ricordare le parole del tuo Dux?"
sibilai esausta.

Volevo solo rimanere sola e potermi struggere nella mia disperazione.
"...assicurati che nessuno la disturbi, a meno che naturalmente non lo desideri lei stessa..."

Il gigantesco guerriero abbassò la testa al ricordo delle dure insinuazioni di Draven e si ritrasse sconfitto, uscendo dagli appartamenti.

"Abbi cura di te, amica mia"
mi implorò già di spalle imboccando suo malgrado il corridoio.

Attesi di udire i suoi passi pesanti e strascicati allontanarsi da me.

Se n'era andato.

Per un tempo indefinito piansi sino a prosciugarmi seduta davanti allo specchio della toletta, osservando con disprezzo il cangiante colore rivelatore delle mie iridi che, pigramente, stava mutando a quello consueto.
La mia mente perversa fu attraversata per un attimo dall'immagine di Maiden, prostrato sul pavimento, ma comunque pregno di un contegno impetuoso e spavaldo.
L'infido bronzo, come distillato da una perpetua fucina infernale, iniziò di nuovo a spandersi incontrollato.

"Cazzo!"
imprecai impotente, scagliando con rabbia la spazzola d'osso sulla mia immagine riflessa ed infrangendo la superficie dello specchio.
Increspata e frastagliata in mille scaglie di vetro, vidi la mia immagine moltiplicarsi e deridermi dalla moltitudine di frammenti amplificando così l'eco del mio incubo.
Presa dallo sconforto, mi dilaniai i polpastrelli e strappai le unghie tentando disperatamente e selvaggiamente di strappare le schegge dalla specchiera e sottrarmi a quell'alieno sguardo accusatore.
Poi, scagliai lo specchio sul pavimento, che esplose con fragore tra legno, vetro e rimpianti.

DUX BRUMAEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora