CAPITOLO 51: La libagione

161 14 4
                                    

I giorni senza di lui scorrevano lentissimi in un doloroso susseguirsi di minuti ed ore.
Draven era... scomparso.
Mi aveva segregata qui dentro e non sapevo neppure il motivo di questa insensata ed inattesa punizione.
Avevo terribilmente fame ed iniziavo a sentirmi debole.

Cosa potevo aver mai fatto per scatenare in lui questa incredibile repulsione?
Cosa?

Rimestavo continuamente nella mia mente confusa alla ricerca di un qualsiasi mio fallo, invano.

Cosa potevo aver mai fatto di così grave da negarmi non solo la sua presenza, ma addirittura privarmi del suo sangue?

Oramai non piangevo neanche più, ormai certa che il mio richiamo sarebbe comunque rimasto inascoltato e dovevo risparmiare le forze cercando di allontanare un po' il momento della mia dipartita, illudendomi che si sarebbe pentito prima che questa arrivasse.
Ma sentivo che ormai era vicino.
Sentivo lo stomaco contrarsi dolorosamente per i morsi della fame.
Era vuoto e bruciava eroso dai succhi gastrici.
Ero esausta anche solo a rimanere rannicchiata sul pavimento di quella stanza spoglia e buia e cambiare la posizione di un arto mi faceva girare la testa quindi ormai giacevo immobile come una grottesca polena che traghettava il vascello verso la morte.
Saltuariamente mi ero illusa di sentire l'odore di Sephiroth o persino della Lupa, anche se sapevo che era impossibile perché era nel Regno degli Inferi.
Tuttavia non riuscii mai a percepire quello di Draven dopo che mi aveva condotto qui dentro con l'inganno.
Mai, neppure una volta.
Ero sicura però, dovunque lui fosse, che il suo viso e il suo profumo sarebbero state le ultime cose che avrei potuto vedere e sentire un attimo prima di spirare e con questa certezza mi addormentai un'altra volta.
Per l'ennesima volta, forse l'ultima, il mio corpo sfinito ripiombò nell'oblio.

-----------------

"Quanto tempo dovrà ancora durare questa tortura, Madre?"
chiese quella che pareva la sua voce.
Proveniva dalla sua poltrona che era rivolta verso il camino di spalle al resto della camera, in cui
affondato da diversi giorni.
Era flebile e stanca, sfinita dal dolore dell'attesa.
Poco contava per il principe di essere afflitto dalla stessa identica fame e debolezza della sua compagna, ciò che lo straziava davvero era di dover essere lui stesso ad infliggerle questa pena senza poterle spiegare nulla.

"Manca poco figlio mio,
ormai è questione di ore.
Oramai siamo vicini alla fine"
gli rispose la Lupa intuendo il suo strazio anche se non lo poteva vedere.

"Come fai a dirlo con certezza?"
la incalzò ancora,
questa volta la sua voce era rauca e ruvida.

"Sephiroth ed io la andiamo a vedere costantemente"
gli rivelò cercando di rassicurarlo, ma evitò di entrare nei dettagli.
Rimase cautamente vaga, sperando che lui non ne chiedesse.
Era penoso il loro monitorare, anche se era assolutamente necessario.
In queste settimane l'avevano vista tristemente sfiorire ed appassire sotto ai loro occhi e si erano dovuti trattenere dall'intervenire consci dell'obbiettivo finale.
Come faceva ad avere la certezza che si fosse prossimi al decesso?
Oh, non vi era alcun dubbio,
ora più ora meno.
E l'avrebbe capito anche lui,
se l'avesse vista.
Sarebbe bastato un solo sguardo,
in effetti.
Gli occhi velati e vacui, incavati in due buchi scuri.
La pelle grigia ed il viso affilato.
Il respiro sempre più flebile ed impercettibile, solo a tratti gorgogliante.
La staticità della sua posizione, sempre più rannicchiata come un feto.
Il ghoul era lì, proprio sotto alla sua pelle ormai trasparente e traslucida.
Stava affiorando in superficie, allarmato.
E quella creatura immonda avrebbe atteso nascosto sino all'ultimo respiro o poco meno prima di uscire,
ma ormai eravamo vicinissimi perciò doveva essere tutto pronto.

Sephiroth si era preoccupato di raccogliere da entrambi quando ancora era possibile una quantità discreta del loro reciproco sangue che sarebbe servito a farli riprendere.
Avrebbe potuto farlo bere a Draven anche subito, ma poi avevamo convenuto entrambi che fosse meglio per lui restare il più possibile in quella condizione di torpore che gli consentiva di sopravvivere ma non gli concedeva forze a sufficienza per recarsi da lei in un momento di debolezza.
Io mi ero occupata di recarmi nel regno degli umani per trovare ciò che restava della sua famiglia di origine.
Serviva un vettore per quel parassita ed io dovevo procurarmelo.
Alla sua uscita dal corpo morente di Magdalena il ghoul avrebbe cercato subito un altro corpo,
a qualsiasi costo.
I suoi familiari avevano un debito con lei ed io stavo andando a presentare loro il conto come un esattore incaricato dal destino.
Questa era la loro ultima occasione per onorarlo ed andarsene un giorno con l'anima pulita.

Sua madre mi aveva seguita senza indugi, dichiarandosi subito pronta a prendere il suo posto.
Aveva pianto a lungo, sentendosi colpevole che le sue scelte sbagliate fossero ricadute su sua figlia ed era pronta a riprendersi il suo fardello sino a perirne.
"Andremo all'Inferno insieme io e quel figlio di puttana"

Anche l'unico dei suoi fratelli che ero riuscita a rintracciare,
il più grande,
inaspettatamente aveva accettato di seguirmi e di offrirsi al suo posto.
"Quando quella notte è riuscita a scappare, subito mi sono arrabbiato con lei.
Mi mancava terribilmente perché le volevo bene ed egoisticamente, l'ho odiata.
Mi sono sentito tradito ed abbandonato da mia sorella.
Ma poi ho capito che ero io stesso ad averla tradita ed abbandonata a sé stessa per non aver mai trovato il coraggio di oppormi a lui per difenderla.
Mi sono visto per quello che ero sempre stato: un vigliacco egoista.
Ho persino pensato di uccidermi per la vergogna e la colpa di aver chiuso gli occhi davanti a tutte le angherie che ho permesso che lei subisse..
Ma ora finalmente posso ripagarla"
aveva affermato determinato esalando un sospiro di sollievo.

L'unica cosa che rimaneva da fare era andare tutti nella sua stanza ad attendere, pronti ad intervenire non appena il momento fosse giunto.

"Non pensare neanche per un attimo che io starò qui ad aspettare che tutto sia finito.
Io sarò lì vicino a lei,
esattamente dove devo essere"
commentò Draven in un sussurro determinato, come se mi avesse letto nel pensiero.

"La stanza è piccola e sarebbe meglio che non fossimo in troppi perché dobbiamo intervenire rapidamente..."
tentai di giustificarmi.
Lui era troppo debole, troppo sofferente per assistere.
E vederla in quelle condizioni non avrebbe fatto altro che acuire il suo dolore ed il suo istinto primordiale di aiutare la sua compagna.
Non sarebbe riuscito a trattenersi dal tentare di nutrirla o di allontanare da lei chiunque volesse anche solo sfiorarla.

Il suo ringhio furioso mi indusse al silenzio .
"Io non sarò mai quello di troppo nella stanza dove la mia compagna sta morendo,
è chiaro Madre?"
ci comandò con un tono severo che non permetteva repliche.

"Ma anche tu stai morendo fratello!"
intervenne Sephiroth anticipando le mie stesse rimostranze, preoccupato.

"Io sarò lì e voi non potete impedirmelo,
è chiaro?
Dovessi trascinarmi o strisciare come un fottuto lombrico per i corridoi..
io sarò lì con lei.
Potete fare in modo di aiutarmi oppure ostacolarmi e quindi rischiare che io muoia tentando di arrivarci per conto mio,
ma io in ogni caso vi prometto che sarò lì"




DUX BRUMAEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora